UNA VOCE VENETIA

Messe latine antiche nelle Venezie

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LETTERE

Liturgia

La Messa e l'antico rito romano

 

Egregio direttore,

leggendo l'Eco di sabato 10 febbraio mi sono imbattuto in un articolo e in una lettera che hanno suscitato in me il più vivo interesse, nonché la speranza di poter stabilire proficui rapporti di collaborazione con tutti coloro i quali condividono il mio desiderio di un ripristino della liturgia tradizionale nel più assoluto rispetto dell'ortodossia.

Mi riferisco, più precisamente, alla recensione dell'ultimo libro pubblicato dal cardinale Ratzinger sulla liturgia e alla lettera del dott. Luigi Duret che, prendendo spunto dalle celebrazioni verdiane, tesse giustamente gli elogi di una tradizione liturgica di infinita bellezza e ricchezza teologica.

Ebbene, vorrei con la presente ricordare a tutti i suoi lettori che esiste un ben preciso documento pontificio, la Lettera apostolica Ecclesia Dei adflicta del 1988, nella quale Giovanni Paolo II raccomanda con forza e solennità a tutti gli ordinari diocesani di accogliere favorevolmente le richieste di sacerdoti e fedeli di celebrare la s. Messa secondo l'antico rito romano, quello, per interderci, che incominciava con il suggestivo salmo 42: Introibo ad altare Dei.

Colgo altresí l'occasione per accennare al mio "disperato" tentativo di ottenere quanto previsto dalla suddetta Lettera apostolica, condotto nel più assoluto rispetto delle regole e convenienze rituali, ma senza nessun esito, se non una breve risposta scritta da parte del Vicario generale della diocesi di Bergamo, mons. Lino Belotti. Questi, tra l'altro, mi invitava ad accontentarmi della Messa in latino celebrata secondo il Novus Ordo Missae di Paolo VI, cosa alla quale non ero e non sono assolutamente interessato, come ben si capiva leggendo la mia richiesta di indulto, sottoscritta da più di cento fedeli della nostra diocesi, perché il problema non è di carattere esteriore, come se si trattasse semplicemente di distinguersi dagli altri grazie alle proprie reminiscenze scolastiche, ma di carattere interiore, perché il modo in cui si prega ha un rapporto strettissimo con ciò in cui si crede e nella liturgia tradizionale la fede nella dottrina cattolica si esprime nella maniera più assoluta ed esaustiva.

Infine ricordo che esiste una Pontificia Commissione che si occupa del problema dell'applicazione della Ecclesia Dei, una rivista e un'associazione che si prefiggono la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana, chiamate "Una Voce" e che in altre diocesi d'Italia è possibile partecipare a una Messa tradizionale senza problemi; il sottoscritto, in particolare, frequenta quando può la chiesa di S. Toscana a Verona, dove si riunisce un gruppo di tradcoeso e combattivo. Speriamo che anche a Bergamo possa fiorire quanto prima un'iniziativa dello stesso genere.

prof. Aldo Simone

insegnante presso il liceo "Sarpi"

 

Risponde mons. Maurizio Gervasoni, direttore dell'Ufficio liturgico: "La richiesta di indulto, avanzata dal prof. Aldo Simone, per la celebrazione della Messa secondo il Rito Romano Antico, detto di Pio V, è stata avanzata al Vescovo nel dicembre 1999 e ha ottenuto risposta negativa dal Vicario Generale nel giugno del 2000.

La lettera al quotidiano L'Eco di Bergamo non autorizza l'Ordinario della Diocesi a pubblicare le ragioni del diniego. Con ciò si ribadisce che la possibilità di partecipare alla celebrazione della s. Messa in latino secondo il Novus Ordo Missae è data nella diocesi di Bergamo settimanalmente presso il Monastero di S. Benedetto in Città".

 

da "L'Eco di Bergamo", 27 febbraio 2001 

 

 

 

 

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