UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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Riportiamo il servizio pubblicato sulla "Gazzetta di Mantova" del 10 dicembre 2003 sulla questione della messa di Ostiglia. Nello scritto vi sono numerose inesattezze, improprietà e confusioni che vanno rettificate per consentire una corretta informazione. Non è esatto che il Comitato Principe Eugenio abbia chiesto al Comune l'uso della sala: ciò è stato chiesto, e ottenuto con apposita concessione, dal locale segretario della Lega Nord. In tale concessione si legge (art. 3): "... la sala verrà utilizzata per SANTA MESSA TRADIZIONALE IN LATINO". Quindi è difficile pensare, come viene riferito, che il Comune non sapesse che concedeva una sala per una messa e per una messa tradizionale, o se si preferisce "preconciliare ". Il Comitato Principe Eugenio ha partecipato all'iniziativa di questo requiem, ma non è certamente esatto quanto afferma e induce a credere la parte finale del pezzo, correlato con la foto pubblicata, vale a dire che la raccolta di firme presentata al vescovo di Mantova all'inizio dell'estate sarebbe iniziativa dello stesso comitato, ovvero che chi ha organizzato la raccolta avrebbe organizzato anche la messa di Ostiglia. La realtà è che la petizione con la raccolta di firme, ancora in attesa di risposta, è stata promossa da Una Voce di Mantova, mentre la messa di Ostiglia è iniziativa di altri, del tutto indipendente. Certamente tutti possono desiderare l'antica messa, non solo Una Voce, e questo è certamente un bene. D'altra parte  non si capisce davvero l'atteggiamento di chiusura da parte del clero che caratterizza questa vicenda, o forse non si vuole la messa per i caduti di Nassiriya? 

Una Voce Venetia

 

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Rassegna stampa

Messa latina in Comune,
scoppia il caso

Ostiglia, il sindaco dispone il blocco del rito:
"Il vescovo non ha autorizzato la celebrazione"

di Francesco Romani

 

OSTIGLIA. I tradizionalisti cattolici avevano ottenuto una sala dal Comune per commemorare venerdì con una messa cantata in latino i caduti di Nassiriya. Ma il sindaco, che non sarebbe stato avvertito del fatto che la celebrazione è di rito preconciliare, ieri, pur confermando la disponibilità della sala, ha dato disposizioni per vietare la celebrazione, non autorizzata dal vescovo di Mantova. Il Comitato tradizionalista, che localmente si era appoggiato alla Lega Nord, però, non demorde: "Faremo lo stesso una preghiera per ricordare i nostri martiri uccisi dagli islamici".

La richiesta pervenuta in Comune era stata presentata dal Comitato Principe Eugenio di Verona, un gruppo ultra tradizionalista che ritiene dovere cattolico "combattere il pericolo islamico" con le armi della religione. "Per questo motivo" spiega Nicola Cavedini, uno degli esponenti veronesi del gruppo "ci è parso doveroso commemorare il sacrificio dei militari italiani in Iraq facendo celebrare una santa messa cantata in lingua latina e in rito romano antico, quale si officiava in tutte le nostre chiese sino a quarant'anni fa. Con questo si è voluto sottolineare l'aspetto religioso dell'attuale scontro fra Oriente e Occidente".

Il gruppo ha quindi presentato richiesta al Comune di Ostiglia per ottenere la sala Delle Colonne, nell'edificio municipale, per venerdì sera ricevendo parere positivo. "La pratica è stata autorizzata dagli uffici, ma per dire messa è chiaro che serve il necessario benestare ecclesiastico" dice il sindaco Graziella Borsatti. "Quando oggi (ieri per chi legge ndr) la Lega ha volantinato spiegando che si trattava di una messa di rito preconciliare, è stato chiaro che l'ok del vescovo non c'era. Per questo ho già dato disposizioni alla vigilanza. La sala è a loro disposizione, ma se celebrano una messa devono avere il via libera del vescovo". Cosa che, sino ad ieri non era nelle loro mani, come conferma il parroco ostigliese don Bruno Ghiroldi.

In primavera il gruppo, con esponenti anche nel Mantovano, aveva avviato una raccolta di firme per ottenere l'ok vescovile a messe in latino. Ma il capo della diocesi non ha acconsentito, né sembrerebbe intenzionato a farlo.

 

da “Gazzetta di Mantova”, 10 dicembre 2003

 

 

 

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