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I progressisti all'assalto del dicastero che vuole far pace con Lefebvre

 

Roma. È una battaglia sotterranea, combattuta senza esclusione di colpi. La posta in palio non è semplicemente la guida di un importante dicastero vaticano ma la cabina di regia della vita liturgica della Chiesa cattolica, e sullo sfondo il futuro conclave. Da una parte c'è Giovanni Paolo II, che ha sempre cercato di correggere certi eccessi del post Concilio, e ci sono i cardinali Joseph Ratzinger, Arturo Medina Estevez e Darío Castrillón Hoyos, dall'altra parte c'è la fazione d'avanguardia dei liturgisti, eredi di quel monsignor Annibale Bugnini che fu il factotum e il protagonista indiscusso della riforma, spinta ben oltre la lettera e le intenzioni del Vaticano II.

Il cardinale cileno Medina Estevez, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, compie 75 anni e sta per lasciare l'incarico. Nell'ultimo quinquennio, grazie all'azione del Papa e di Medina i conflitti si sono un po' calmati, molti abusi sono stati eliminati e si è a poco a poco instaurato uno spirito di riconciliazione. Le trattative in atto con i seguaci del vescovo tradizionalista Marcel Lefebvre, che la Santa Sede sta cercando di far rientrare nella comunione con Roma, stanno a dimostrarlo. La congregazione guidata da Medina ha anche cominciato a comporre il conflitto - generato dai "bugninisti" - tra liturgia e religiosità popolare: una frattura che ha portato per decenni certa intellighenzia ecclesiastica a guardare con disprezzo alle pratiche e alle devozioni di pietà. Lo scorso settembre, in un messaggio per la riunione plenaria della Congregazione, il Papa ha rivalutato la religiosità popolare e ha persino lodato il messale di san Pio V caduto in disuso dopo il Concilio: un'indiscutibile mano tesa ai tradizionalisti. Il discorso papale è stato "censurato" per quasi un mese da alcuni funzionari della Segreteria di Stato, ma alla fine è stato pubblicato dalla Sala stampa.

Con l'uscita di scena di Medina, i seguaci di Bugnini intendono riprendere il controllo sulla liturgia. Sono guidati dal cerimoniere del Papa, il vescovo Piero Marini, che arrivò in Vaticano chiamato da Bugnini quando era ancora seminarista: il maestro delle cerimonie pontificie aspira al posto cardinalizio di prefetto del culto divino, ma è probabile che non gli sia permesso di abbandonare il suo ruolo a fianco dell'anziano Karol Wojtyla. Marini è stato il regista della discutibile liturgia per l'apertura della Porta Santa la notte di Natale del 1999, quando tra melodie orientali, giovani figuranti hanno addobbato la Porta con ghirlande fiorite, mentre al Pontefice è stato messo sulle spalle un piviale luminescente dai colori sgargianti più adatti a uno spettacolo televisivo che a una veste liturgica. Qualora ce la fecesse a ottenere la guida dell'importante dicastero, Marini nominerebbe come suo vice il vescovo inglese Arthur Roche, ausiliare di Westminster. Un amico che condivide le sue idee.

Un altro candidato "bugninista" per la successione a Medina è l'attuale arcivescovo di Bahia, il cardinale brasiliano Geraldo Agnelo, fino a tre anni fa segretario della Congregazione del culto divino. Prima di lasciare Roma per la sede primaziale brasiliana, Agnelo era stato protagonista del trasferimento di 87 casse dell'archivio riguardante la riforma liturgica dalle sale della Congregazione agli archivi segreti della Segreteria di Stato. Un'operazione fatta alquanto furtivamente, all'insaputa del cardinale Medina, durante il periodo delle vacanze natalizie: all'origine del frettoloso trasferimento c'era la pubblicazione, avvenuta nel 1997, dei diari del cardinale Ferdinando Antonelli, un prelato che aveva vissuto in prima persona la fase della riforma liturgica post conciliare e aveva fissato nero su bianco ricordi piuttosto compromettenti per Bugnini, riguardanti la superficialità e il fondamentalismo con cui si era messo mano alla plurisecolare liturgia della Chiesa. Ora Agnelo aspirerebbe a succedere a Medina, ma anche per lui non sarà facile ottenere l'incarico: è da appena tre anni a capo della grande e storica diocesi latinoamericana. Davvero troppo pochi per poterla già abbandonare.

Il gruppo dei "bugninisti" punterà allora sul vescovo ausiliare di Barcellona, monsignor Tena, già sottosegretario al Culto divino, o sull'attuale segretario della Congregazione, monsignor Francesco Tamburrino, che molti considerano il regista dell'operazione. Nel caso i "bugninisti" riescano nell'impresa di riconquistare il dicastero, si preannuncia l'epurazione di una quindicina di impiegati considerati troppo "moderati" in fatto di liturgia. I fautori della linea morbida e conciliativa, invece, sperano in una nomina super partes e confidano nell'intervento di Giovanni Paolo II.

 

da "Il Foglio", 12 dicembre 2001 

 

 

 

 

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