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Diocesi, accordo liturgico per i romeni

Riti ortodossi all'istituto Renati e greci nella chiesa di S. Cristoforo

 

L'Arcidiocesi di Udine continua il suo servizio di accoglienza alle migliaia di immigrati di diverse nazionalità presenti in provincia di Udine rispondendo anche alle richieste, da parte di alcuni gruppi, di essere aiutati a trovare uno spazio dove pregare nella propria lingua e con la liturgia dei propri riti di appartenenza. Un importante passo in questo senso è stato fatto nei confronti degli immigrati di nazionalità romena che in provincia di Udine sono circa 1.750, una parte dei quali di religione greco-cattolica e una più larga maggioranza ortodossa.

L'Arcidiocesi di Udine, infatti, con due distinti accordi di carattere ecumenico siglati con la chiesa ortodossa romena e con la Chiesa cattolica di rito greco, ha posto le basi perché ai fedeli romeni sia garantito un luogo di culto dove celebrare le liturgie secondo i propri riti ed anche un sacerdote officiante.

L'arcivescovo di Udine mons. Pietro Brollo si è incontrato con il metropolita romeno ortodosso dell'Europa Occidentale e Meridionale Iosif che aveva richiesto di poter contare a Udine su un luogo di culto ove stabilire una parrocchia, intitolata a san Basilio. La chiesa concessa è la chiesa dell'Istituto Renati di Udine; il parroco è padre Iustinian Sorin.

Per quanto riguarda la comunità che fa riferimento alla Chiesa cattolica romena di rito greco, l'accordo raggiunto nei giorni scorsi prevede che essa possa svolgere le proprie attività liturgiche e pastorali nella chiesa udinese di S. Cristoforo. Il parroco è don Ioan Marginean Cocis, sacerdote romeno di rito greco-cattolico che ha svolto la parte conclusiva della sua preparazione teologica nel seminario interdiocesano di Castellerio e che è stato collaboratore nell'attività pastorale e liturgica nella parrocchia udinese del Redentore.

"Ormai anche nel nostro Friuli la gente proviene da tante parti - ha dichiarato l'arcivescovo -. Non soltanto c'è una diversità di nazionalità, ma anche di religione. Credo sia giusto che la nostra Chiesa si interroghi sulla necessità di dare delle risposte coerenti alla presenza di persone che comunque sentono l'esigenza e il desiderio di occasioni e di strutture per poter pregare. In un tempo in cui la guerra e la violenza sembrano prevalere, la ricerca dell'unità fra cristiani diventa impellente. Dobbiamo camminare insieme sulle strade che portano alla pace. Dio è Padre di tutti e quindi siamo fratelli fra di noi".

 

da "Messaggero Veneto". Udine, 5 aprile 2003

 

 

 

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