Messe latine antiche nelle Venezie
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Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia > Parte Prima > Cap. XI

 

 

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Nella Domenica delle Palme.
Cap.  XI.

 

Canta Messa un Cardinale Prete, alla quale, se assiste il Papa, benedice egli stesso, e distribuisce le Palme, e in sua assenza il Cardinal Celebrante. Alla benedizione il nostro Coro non risponde mai per esser fatta leggendo.

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Si regola la distribuzione delle Palme nella stessa forma di quella delle Candele, e delle Ceneri; sicchè quando il Cardinal Decano prende la Palma del Papa, o pure del Cardinale Celebrante, dovrà il Signor Maestro far cenno a i due Contralti Eddomadarj, i quali intoneranno subito l'Antifona Pueri Hebræorum, che si dee dire in canto fermo, e terminata la prima, i suddetti intoneranno la seconda, e per essere due sole Antifone potrà il Signor Maestro tornar da capo a suo arbitrio quante volte gli piacerà, e finche venga il tempo d'andar a prendere la Palma al solito posto.

Ricevuta la Palma si ritorna in Coro, perche terminata la distribuzione, il Papa, o il Cardinale Celebrante si lava le Mani, e poi dice Dominus vobiscum R/. Et cum spiritu tuo, e dopo l'Orazione si risponde Amen.

Prendendo i più novizj delle parti i soliti libri, si partono i Cantori dal Coro, e vanno in Sala Regia; ed allo spun-

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tar della Croce fuori della Cancellata il Signor Maestro farà cenno a i Contralti, i quali intoneranno la prima Antifona Cum appropinquaret, ed il Coro proseguirà col resto dell'altre Antifone processionalmente per la Sala Regia, il tutto in Canto piano, e per essere le dette Antifone assai lunghe si dovranno dire con qualche sollecitudine, per terminarle quando la Croce giunge davanti la Porta della Cappella. Entrato il Papa, o pure il Celebrante in Sala Regia col resto della Prelatura, due Soprani Anziani entrano in Cappella, e serrata la porta dicono subito il Verso Gloria laus, ed alternando col Coro, proseguiscono tutti gli altri Versi fin tanto, che piace al Signor Maestro di Cerimonie, al quale si riporteranno, non solo in questa, ma in ogn'altra Funzione, e ciecamente a lui ubbidiranno, perche tutto ciò che fa è per comodo del Sommo Pontefice, e per regolamento delle Funzioni Ecclesiastiche. Terminati li suddetti Versi, chi porta la Croce percuote con

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l'Asta della medesima Croce la Porta, la quale subito s'apre, ed all'entrare che fa il nostro Collegio, i Contralti intonano il Responsorio Ingrediente Domino, ed entrati i Cantori si fermano davanti alla Porta della Balaustrata, e non terminano il detto Responsorio fin tanto, che non comincino ad entrare la Porta della Cappella i Signori Cardinali, ed allora i due Soprani Anziani dicono tutto il Verso Cum audisset Populus, ed il Coro proseguisce Cum ramis avvertendo il Signor Maestro di far terminare questo Verso fin tanto che il Papa, o il Cardinale Celebrante non sia entrato nella Balaustrata della Cappella.

Alla Messa si dice l'Introito senza contrapunto, ed il Sagro Collegio non và all'ubbidienza per esservi andato prima che si benedicessero le Palme; solo dal Celebrante s'incensa l'Altare, e dal Cardinale primo Prete il Papa.

I Kyrie vanno in Canto fermo col Graduale, e col Tratto, e si deono dire

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con sollecitudine; Avverta il Signor Maestro di far dire l'ultimo Verso del Tratto Populo qui nascetur, quando i tre Cantori, che deono cantare il Passio, vanno a baciare il Piede al Papa, e in sua assenza quando i suddetti Cantori si partono per andar al luogo dell'Evangelio, e terminarlo a tempo debito.

L'Offertorio và detto in contrapunto, ma con qualche sollecitudine per essere assai lungo, e per dar campo di dire adagio il Mottetto Stabat Mater dolorosa a due Cori del Palestrina con seconda parte al lib. 40. carte 78. del quale è solito dire solamente la prima parte, ma assai agiatamente. Il Communio si dice senza contrapunto, ed il Deo gratias non si canta.

 

da Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia. Tanto nelle Funzioni ordinarie, che straordinarie, Roma, Antonio de' Rossi, 1711, p. 29-33.

 

 

 

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