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Messe latine antiche nelle Venezie 
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Rassegna stampa

TROVATO IL PRETE

"Pensavo che il nulla osta ci fosse"

Cade dalle nuvole il prete della messa non autorizzata

di Stefano Scansani

 

Trovato il don senza-nome. Il prete che sabato a Mantova ha celebrato la messa in rito antico, non autorizzata dal vescovo, si chiama Nello Marcuzzi, 72 anni, appartiene all'arcidiocesi di Udine, ha una gran passione per i riti multilingui e va dove lo chiamano. Non solo oremus in latino, ma anche in inglese, francese, tedesco, pure in esperanto e addirittura in friulano. L'altra sera gli organizzatori della messa preconciliare nel salone di Ca' degli Uberti se lo sono portati stretto stretto dalla stazione del treni e là, dopo il rito, l'hanno ricondotto. Blindatissimo, il prete. Iperprotetto da quelli del comitato veronese "Principe Eugenio". Guai a parlargli, al prete. Come si chiama? Non si sa. Ma chi è? Non lo conosco. Poi, candidamente, al telefono, don Nello Marcuzzi spiega che "hanno fatto tutto loro. Gli organizzatori ci pensano loro a richiedere l'autorizzazione al vescovo della diocesi dove vado a celebrare. Io sono solamente un operaio". Quando gli diciamo che l'autorizzazione non c'è, il prete casca dalle nuvole.

"Guardi, la regola è questa: il permesso per celebrare la messa in rito romano antico va richiesto all'ordinario diocesano. Il nostro arcivescovo l'ha concesso... ". Don Nello Marcuzzi dall'altro capo del filo ci spiega che cos'è l'ordinario diocesano, il vertice di una giurisdizione ecclesiastica territoriale, e poi fa l'elenco dei suoi impegni friulani e veneti. A Udine celebra la messa tridentina la seconda e la quarta domenica del mese, a Gorizia ogni sabato, a Verona qualche volta. Riusciamo a interromperlo per tornare alla questione. Gli ripetiamo che il vescovo di Mantova non ha mai risposto alle richieste del comitato "Principe Eugenio" di Verona e alle petizioni di "Una Voce" per il nulla osta a celebrare messe preconciliari nella diocesi. "Chi mi invita, gli organizzatori, chiedono sempre l'autorizzazione al vescovo diocesano". L'hanno inoltrata sì, ma non hanno mai ricevuto una risposta. Anzi, monsignor Caporello, alla vigilia dello "strappo", ha chiesto agli ultra-tradizionalisti di "fermarsi davanti all'eucaristia". Don Nello ascolta e commenta: "Sì, è stata una bella messa, Quando si prega si prega. Mi può ripetere il nome dell'edificio dove ho celebrato? Sa, ogni giorno segno le celebrazioni... ".

Chiediamo al prete che cosa direbbe, così, su due piedi, se gli capitasse di parlare con monsignor Caporello. "Gli spiegherei che una cosa così non mi è mai capitata. E nemmeno mai ci ho pensato, perché nei luoghi dove vado a celebrare è tutto organizzato". Don Nello aggiunge che nell'arcidiocesi udinese, di cui è titolare monsignor Pietro Brollo, l'autorizzazione c'è e il soggetto del permesso non è lui, ma un gruppo di fedeli.

La messa dì sabato con il Libera me Domine per i caduti di Nassiriya. a cui ha assistito un centinaio di fedeli, era stata preceduta - giovedì mattina - dalla conferenza di presentazione di Maurizio Ruggiero del "Principe Eugenio" di Verona e di Franco Fumagalli, responsabile provinciale per la cultura della Lega Nord. Don Nello ascolta e s'inoltra in altri argomenti. Racconta di essere entrato in seminario dopo la guerra, quando era in prima liceo, dopo aver fatto il contadino e munto le mucche. Il prete friulano liquida quell'ombra che ha evocato durante l'omelia, sabato, il suo riferimento al 25 aprile: "altrove si festeggiava la pace, mentre la guerra da noi è continuata fino al 10 maggio, il Friuli cos'è, di serie B?". Don Nello mette in chiaro che lui ha avuto un fucile tedesco puntato al petto, che è diventato mezzo sordo a causa dei bombardamenti e che là, nel Friuli liberato dai cosacchi, ha anche provato a imparare il cosacco. Una passionaccia per lingue, che poi ha messo al servizio della liturgia. Già nella comunità di Rivalpo, il prete racconta che a seguito di una crisi ipertensiva - "son piombato giù dall'altare" - ha dovuto abbandonare il servizio in parrocchia, e ha cominciato a studiare le lingue. Torna alla questione politica, ma non a quella rappresentata dal sostegno della Lega alla celebrazione. Il sacerdote ricorda la risiera di San Sabba e poi salta sulla questione delle foibe. Lo riportiamo a Mantova, che dice di conoscere bene perché quando frequentava le terme di Sirmione, per via dei suoi problemi uditivi, visitava il Te e Sant'Andrea. Lo informiamo che la messa preconciliare è stata apprezzata dai fedeli per l'austerità e il fascino. Don Nello: "Se avete bisogno dovete dirmelo abbastanza presto. Ho un'agenda molto fitta".

 

da "Gazzetta di Mantova", 9 febbraio 2004

 

 

 

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sulla messa del 7 febbraio 
2004 a Mantova

 

 

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