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Messe latine antiche nelle Venezie 
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(Nota redazionale alla lettera del Vescovo mons. Caporello)

 

È quasi pleonastico da parte nostra ribadire che concordiamo in tutto con la nota del Vescovo, apparsa nei giorni scorsi anche sui quotidiani locali, a proposito della già troppo chiacchierata "Messa in latino secondo il rito antico". Non è il latino o una qualsiasi altra lingua a fare problema: basta "chiedere con correttezza e ottenere il permesso o l'indulto a celebrare secondo norme non più rispondenti a particolari esigenze di spiritualità cristiana".

Fa invece problema la pretesa di celebrare - continua il Vescovo - "per ragioni personali o per propagande culturali, sociali, o peggio, politiche". Fa problema che si vadano a strumentalizzare, con l'Eucaristia, "intenzioni di per sé buone ed eventi drammatici o memorie dolorose". La gente non è stupida e sa distinguere a colpo d'occhio tra vere intenzioni ed esibizioni pretestuose.

Fa problema, e difficoltà insormontabile, che si pretenda di celebrare l'Eucaristia "contro chicchessia o contro popoli, contro culture e contro religioni". La sola ipotesi che ciò possa avvenire, se non è provocazione, denuncia la sprovvedutezza in materia di chi pensa che una cosa del genere sia seriamente proponibile.

Fa problema infine che da parte di gruppi raccogliticci si accusi il Vescovo, e una comunità diocesana di sordità a imprescindibili esigenze spirituali e cultuali da soddisfare con la Messa in latino, e non si tenga conto di come si muove l'impegno responsabile dei sacerdoti di un'intera diocesi, che si dedicano con serietà e fiducia "a fare dell'Eucaristia la principale ragione della loro vita e il centro e il culmine, la forma della vita delle loro comunità". Ma questo non è un problema nostro, della diocesi o del Vescovo. Semmai è il problema di chi insiste con richieste scorrette, che sono fuori della realtà di una Chiesa.

 

da "La Cittadella". Settimanale dei Cattolici Mantovani, 15 febbraio 2004

 

 

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sulla messa del 7 febbraio 
2004 a Mantova

 

 

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