UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
Venezia | Belluno | Gorizia | Padova | Pordenone | Treviso | Trieste 1 | Trieste 2 | Udine | Verona | Vittorio Veneto

 

 

Rassegna stampa

È accaduto a Mantova nel salone di Ca' degli Uberti.Ma gli organizzatori non avevano il nullaosta del vescovo

Celebra in latino, nonostante il veto

Il prete Nello Marcuzzi, dell'arcidiocesi di Udine, ha officiato la messa in rito antico

 

MANTOVA. Trovato il don senza-nome. Il prete che sabato a Mantova ha celebrato la messa in rito antico, non autorizzata dal vescovo, si chiama Nello Marcuzzi, 72 anni, appartiene all'arcidiocesi di Udine, ha una gran passione per riti multilingui e va dove lo chiamano. Non solo oremus in latino, ma anche in inglese, francese, tedesco, pure in esperanto e addirittura in friulano. L'altra sera gli organizzatori della messa preconciliare nel salone di Ca' degli Uberti se lo sono portati stretto stretto dalla stazione dei treni e là, dopo il rito, l'hanno ricondotto. Blindatissimo, il prete. Iperprotetto da quelli del comitato veronese "Principe Eugenio". Guai a parlargli, al prete. Come si chiama? Non si sa. Ma chi è? Non lo conosco. Poi, candidamente, ai telefono, don Nello Marcuzzi spiega che "hanno fatto tutto loro. Gli organizzatori ci pensano loro a richiedere l'autorizzazione al vescovo della diocesi dove vado a celebrare. Io sono solamente un operaio". Quando gli diciamo che l'autorizzazione non c'è, il prete casca dalle nuvole. "Guardi, la regola è questa: il permesso per celebrare la messa in rito romano antico va richiesto all'ordinario diocesano, il vertice di una giurisdizione ecclesiastica territoriale". Gli ripetiamo che il vescovo di Mantova non ha mai risposto alle richieste del comitato "Principe Eugenio" di Verona e alle petizioni di "Una Voce" per il nulla osta a celebrare messe pre­conciliari nella diocesi. "Chi mi invita, gli organizzatori, chiedono sempre l'autorizzazione al vescovo diocesano". L'hanno inoltrata si, ma non hanno mai ricevuto una risposta. Anzi. monsignor Caporello. alla vigilia dello "strappo", ha chiesto agli ultra-tradizionalisti di "fermarsi davanti all'eucaristia". Don Nello ascolta e commenta: "Sì, è stata una bella messa. Quando si prega si prega. Mi può ripetere il nome dell'edificio dove ho celebrato? Sa, ogni giorno segno le celebrazioni...". Chiediamo al prete che cosa direbbe, così, su due piedi, se gli capitasse di parlare con monsignor Caporello. "Gli spiegherei che una cosa così non mi è mai capitata, E nemmeno mai ci ho pensato, perché nei luoghi dove vado a celebrare è tutto organizzato". Don Nello aggiunge che nell'arcidiocesi udinese, di cui è titolare monsignor Pietro Brollo, l'autorizzazione c'è e il soggetto del permesso non è lui, ma un gruppo di fedeli. La messa di sabato con il Libera me Domine per i caduti di Nassiriya, a cui ha assistito un centinaio di fedeli, era stata preceduta - giovedì mattina - dalla conferenza di presentazione di Maurizio Ruggiero del "Principe Eugenio" di Verona e di Franco Fumagalli, responsabile provinciale per la cultura della Lega Nord. Don Nello ascolta e s'inoltra in altri argomenti. Racconta che lui ha avuto un fucile tedesco puntato al petto, che è diventato mezzo sordo a causa dei bombardamenti e che là, nel Friuli liberato dai cosacchi, ha anche provato a imparare il cosacco. Una passionaccia per lingue, che poi ha messo al servizio della liturgia.Già nella comunità di Rivalpo, il prete racconta che a seguito di una crisi ipertensiva - "son piombato giù dall'altare" - ha dovuto abbandonare il servizio in parrocchia, e ha cominciato a studiare le lingue. Torna alla questione politica, ma non a quel­la rappresentata dal sostegno della Lega alla celebrazione. Il sacerdote ricorda la risiera di San Sabba e poi salta sulta questione delle foibe.

Stefano Scansani

 

da "Messaggero Veneto", 9 febbraio 2004

 

 

 

 

 

Torna a Rassegna stampa 
sulla messa del 7 febbraio 
2004 a Mantova

 

 

 

Inizio Pagina

Torna a Rassegna stampa