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Autolesionismo pordenonese

La Santissima agli "ortodossi": operazione antistorica - antipatriottica - anticonciliare - anticulturale - antipastorale

 

Corre voce che l'antica e venerata chiesa della Santissima Trinità, vulgo "Santissima", una delle espressioni architettoniche più belle del XVI secolo in Pordenone, sede vescovile, dotata di preziosi affreschi, più volte colpita dalle alluvioni, ma sempre ricuperata, restaurata, salvata dai danni della guerra e del terremoto, chiesa collegata con il Duomo Concattedrale della diocesi, chiesa amata dai pordenonesi, sta per essere ceduta in uso illimitato agli scismatici orientali romeni (quelli che non riconoscono il Papa e non hanno una dottrina ortodossa sulla SS. Trinità). Si avrà così un ibrido connubio nel centro della città tra la parrocchia cattolica del Duomo Concattedrale e una parrocchia non cattolica.

Mentre Pordenone si sta dotando di un teatro nuovo, alla cui inaugurazione è stato invitato il celebre M° Lorin Maazel, la Chiesa cattolica di Pordenone sta per buttare via come se fosse una lastra di amianto l'unico luogo sacro in cui ancora si poteva sentire due volte al mese il canto gregoriano.

È un'operazione-scempio antistorica contraria al Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo, in cui si legge: "Le chiese cattoliche sono edifici consacrati o benedetti, che hanno un importante significato teologico e liturgico per la comunità cattolica. Di conseguenza sono generalmente riservate al culto cattolico". Operazione antipatriottica, perché la chiesa della Santissima è dedicata al ricordo dei caduti per la patria. Un'operazione anticonciliare, dato che il Concilio Vaticano II dichiara che "la Chiesa riconosce il canto gregoriano come proprio della liturgia romana: perciò, nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale" (costituzione Sacrosanctum Concilium). Un'operazione anticulturale, perché nella chiesa della Santissima si entrava anche per ammirare i pregevoli affreschi. Un'operazione antipastorale dal momento che il documento sul "volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia" ricorda tra i mezzi dell'azione pastorale anche "la risorsa costituita dalle ricchezze di arte e di storia custodite in tante parrocchie: edifici, dipinti ecc.", per cui "basta poco a risvegliare un interrogativo e a far partire il dialogo sulla fede".

Nei tempi della moltiplicazione dei concerti nelle chiese solo il canto gregoriano deve morire? E la messa "tridentina" non è più messa?

C'è da aggiungere, che si osserva giustamente che la messa del sabato sera è già festiva, non "prefestiva"  (Cei, Nota pastorale sul giorno del Signore del 15 luglio 1984). Ma, a parte la questione terminologica, per molti fedeli frequentare la messa della sera che precede la domenica o le feste, è divenuta regola tale che le loro domeniche o feste di precetto risultano regolarmente "scoperte", dedicate al "profano". Si sta perdendo così il senso del giorno del Signore, il che preoccupa i vescovi. "In questa visione, anche la celebrazione della messa festiva anticipata la sera del giorno precedente deve essere compresa nel suo vero significato  'domenicale' e 'festivo' in modo che i fedeli superino il rischio di farne un'abitudine dettata da ragioni di comodo e di evasione, vanificando il contenuto stesso del giorno del Signore" (Cei, Documento pastorale del 22 maggio 1983)

                                                                                                             Alfonso Vighetti

 

 

 

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Inserito il 20 gennaio 2005

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