UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'ecumenismo

di don Ivo Cisar

 

L'aggettivo "ecumenico" è sinonimo di "universale", "cattolico"; così nella locuzione "Concilio ecumenico" [1].

Quale è l'esegesi esatta delle parole di Gesù: "E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore" (Gv 10,16)? Ed il senso esatto di queste altre: Perché tutti siano una cosa sola… " (Gv 17,21) [2]?

Ritengo che esse siano da intendersi alla luce di quanto scrive san Paolo: "Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo" (Ef 2,14).S'intende il popolo ebraico ed i pagani; Gesù e san Paolo parlano della Chiesa, una, non della ri-unione dei cristiani che ne è una conseguenza storica.

Si tratta dell'unicità e dell'unità della Chiesa cattolica già esistente (cfr. Pio XI, Mortalium animos, 6 gennaio 1928: EE 5, 232; cfr. UR 2: EV 1, 497-502) [3], e nella quale devono rimanere o rientrare gli eretici e gli scismatici [4].

Se è così, l'ecumenismo che mette alla pari la Chiesa cattolica con le altre comunità "cristiane" (protestanti) [5], è contrario alle parole ed alle intenzioni di Gesù, perché comporta un implicito riconoscimento delle divisioni, della pluralità tra i cristiani.

Ma quali "chiese" sono quelle "comunità" senza vescovo e senza l'Eucaristia [6]?

Quale la Bibbia interpretata privatamente (contro il testo di 2Pt 1,20)? Quale la fede nella Santissima Trinità ed in Gesù Cristo, Redentore, presso i protestanti, ossia quale la loro cristologia e soteriologia [7]?

Il battesimo dei protestanti è valido? Hanno l'intenzione di fare ciò che fa (intende) la Chiesa, l'unica vera Chiesa di Cristo [8]?

Mentre la unicità e l'unità (già esistente nella Chiesa cattolica, di cui è anche una nota, quindi segno conoscitivo e riconoscitivo, cfr. Gv 13,35 e il Concilio Vat. I) è un dogma (cfr. Ef 4,2-6), l'ecumenismo è soltanto un metodo [9].

Il prezzo dell'ecumenismo è altissimo per la Chiesa cattolica, nella quale ha prodotto per contraccolpo delle divisioni [10]. Ora, quel che è veramente scandaloso non sono tanto le divisioni tra i cristiani, fenomeno storico umano, comprensibile, superabile, quanto le divisioni interne alla Chiesa ed il riconoscimento che viene tributato alle "comunità" non cattoliche (salva la distinzione tra le chiese orientali ed i protestanti). La vera unità è quella della fede, non quella meramente materiale di incontri ecumenici (tentativi sempre esistenti già nel passato remoto e prossimo) che piuttosto confondono. Sono scandalose le eresie protestanti, scandalose nel vero senso della parola, perché inducono ai peccati, anche a causa di una morale protestante deficiente.

La conversione è sempre personale ed i protestanti singoli rientrano nella Chiesa cattolica nonostante l'ecumenismo, metodo rischioso e pericoloso, forse controproducente.

L'unità dei cristiani avviene non mediante un accostamento, giustapposizione, con-federazione esteriore equivoca, ma mediante il rientro dei separati nell'unità della Chiesa (unità di fede, di liturgia, di regime), sempre aperta [11], rientro che è dato dalla conversione personale, non frutto di equivocazioni [12] diplomatiche di vertice.

San Paolo constata: "siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia…" (1Cor 3,3). "È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi" (1Cor 11,19). Si vuole forse una Chiesa "dei santi" (Donato, Wyclif, Hus, protestanti), senza peccatori? (Vd. invece LG 8c). Non è divisa la Chiesa, sono divisi soltanto dei cristiani, o meglio, alcuni cristiani, nel senso di battezzati, sono separati (dalla vera Chiesa), e non c'è Chiesa senza l'episcopato e l'Eucaristia.

Un'unità con i protestanti? Essi (ed in una misura minore i dissidenti orientali) hanno in sé il principio di divisione (e nessuna ecclesiologia). Essi possono trovare [13] l'unità solo nella Chiesa cattolica dove unicamente esiste.

L'unità e la stabilità della Chiesa non si favorisce riducendo ed indebolendo la Roccia su cui essa poggia (cfr. Mt 16,18; 7,24-25; Gv 1,42).

Conclusioni

1) La carità ed il dialogo verso i dissidenti ci sono sempre stati, ma si tratta di quella carità che vuole farli partecipi della pienezza dei mezzi di salvezza, si tratta della verità senza la quale non esiste una carità vera perfetta.

2) La Chiesa cattolica può anche correggere in se stessa le imperfezioni umane ed "arricchirsi" di certi apporti accidentali, ma non può rinunciare (per assurdo) alla verità divina, di modo che ne verrebbero penalizzati anche gli "altri".

 

 


[1] La Chiesa è cattolica, perciò stesso "ecumenica", cioè aperta a tutti, non "ecumenicistica", cioè condiscendente con le eresie. Altro è la cattolicità, altro l'ecumenismo: la "cattolica unità" (Concilio Vaticano I, Sess. 3, cap. 3: Denz. 3013) significa la diffusione universale (perciò "apertura" all'ingresso di tutti gli uomini in essa) della Chiesa una (unità), ed è dogma, perché proprietà della Chiesa di Cristo; mentre l'ecumenismo (che riguarda solo i cristiani dissidenti, non tutte le religioni, non il "dialogo interrreligioso") è un metodo, una via verso questa "cattolica unità" che non è superficiale, esterna, al di là della Chiesa (cosmopolitismo).

[2] Cfr. anche Gv 11,51-52.

[3] La Chiesa cattolica è una (oltre che unica vera Chiesa di Cristo) cioè indivisa; non si tratta di ricomporre un'unità quasi questa non ci fosse, di "unificare i cristiani", ma di far rientrare quelli che se ne sono allontanati, nell'unità, già esistente, della Chiesa cattolica. Essi sono non solo scismatici, ma anche, e già per ciò stesso, eretici; devono rientrare nella verità della fede cattolica.

[4] Charles Boyer, Sant'Agostino e i problemi dell'ecumenismo, Roma, 1969, dimostra che il vero ecumenismo consiste nel cercare di comunicare ai cristiani separati quel che manca loro della pienezza dei mezzi di salvezza (tali solo in virtù della Chiesa cattolica, non in virtù della loro separazione, ivi, 77), che si trova soltanto nella Chiesa cattolica (cfr. UR 3; Boyer, o.c., 185).

[5] Una pessima impostazione della concezione del cristianesimo è quella che pone il termine "cristiani" come genere e l'aggettivo "cattolico" come una (sotto)specie, di tipo "confessionale".

[6] Vd. la Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede Dominus Iesus del 6 agosto 2000, 17.

[7] Per esempio la dottrina protestante della substitutio poenalis.

[8] Sulla necessità di tale intenzione vd. Denz. 1315 (Concilio di Firenze) e 1617 (Concilio Tridentino, Sess. VII, can. 4), e sulla necessità di un'indagine sulla validità del battesimo amministrato dagli eretici vd. Denz. 3128 (Leone XIII) e il can. 869 del CIC.

[9] Non si tratta di "ricomporre" l'unità, ma di rientrare in essa. I cristiani divisi (separati, dissidenti) devono rientrare nella Chiesa cattolica, cioè nell'unità, che peraltro i cattolici devono custodire.

[10] L'ecumenismo è un metodo accanto agli altri, come per esempio l'uniatismo; esso consiste nella reciprocità: anche la Chiesa cattolica dovrebbe avvicinarsi alle "comunità" cristiane separate; ma tale "movimento" è asimmetrico (A.M. Javierre, Promozione conciliare del dialogo ecumenico, Torino 1965, p. 242-250); difatti la pienezza dei mezzi di salvezza si trova (soltanto) nella Chiesa cattolica (UR 3e: EV 1,507): in questa pienezza devono rientrare i separati. L'ecumenismo è un modo di approccio che non cambia la sostanza, cioè l'unicità dell'unica vera Chiesa di Cristo e la necessità del rientro in essa dei cristiani (battezzati) separati. La Chiesa non può fare sconti né transigere su cose essenziali. In realtà, l'ecumenismo non ha prodotto finora risultati, mentre la Chiesa cattolica - cercando di avvicinarsi ai separati, i quali a loro volta rimangono sulle loro posizioni, non solo, ma creano nuove difficoltà - ne sostiene il costo enorme: si è creato un clima di fiducia e simpatia (contatti con i separati però si sono sempre avuti anche nel remoto e recente passato), ma a costo di confusione prodotta nei cattolici, che stanno perdendo il senso della loro identità.

[11] "Non oso sperare in una unità di cristiani pienamente compiuta all'interno della storia. Vediamo anzi che, contemporaneamente agli sforzi che si compiono per arrivare all'unità, avvengono continuamente ulteriori frammentazioni. Non solo continuano a formarsi nuove sette …, ma, anzi, aumentano anche le divisioni all'interno delle chiese: tanto in quelle riformate…, quanto nell'ortodossia. … Anche nella stessa Chiesa cattolica esistono profonde spaccature, cosicché talvolta si ha letteralmente la sensazione che in essa convivano due chiese l'una accanto all'altra" (Card. Joseph Ratzinger, Il sale della terra. Un nuovo rapporto sulla fede, Ediz. San Paolo 1997, p. 273). "Siamo occupati con l'ecumenismo ed in pari tempo dimentichiamo che la Chiesa è divisa all'interno e che questa divisione arriva fino nelle famiglie e nelle parrocchie" (Card. Joseph Ratzinger, in una intervista sui problemi attuali della Chiesa concessa a Guido Horst, cit. nella rivista Svetlo 2004, 6, 6; egli si dimostra scettico circa un prossimo "incontro dei cattolici e dei protestanti intorno all'altare", a causa sia della frammentazione dei protestanti, sia del loro rifiuto dell'autorità della Chiesa; Svetlo 2004, 8, 13). Non solo, ma sembra un'utopia pensare che anche se si raggiungesse una perfetta unità dei cristiani mediante il rientro dei dissidenti orientali (non vengono mai chiamati "ortodossi" nei documenti ufficiali della Chiesa) e dei protestanti, sempre più frammentati e sempre più lontani dalla vera fede, disciplina, liturgia, non avvengano mai più scismi ed eresie nella Chiesa.

[12] Questa è la vera "apertura" della Chiesa: aperta al rientro di tutti i battezzati.

[13] Uno dei grandi equivoci è la frase: "Ciò che unisce è molto (di ) più di ciò che divide": purché l'unità sia sostanziale e quel che unisce non sia puramente quantitativo e superficiale e la divisione sia del tutto accidentale, e non essenziale!

 

 

 

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Inserito il 26 febbraio 2004

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