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Accontentati i tradizionalisti. Si conclude un conflitto durato due anni a colpi di preghiere e sit-in

Verona, il vescovo firma la pace sulla Messa in latino

 

di Alessandro Zangrando

 

Poche righe, apparentemente indecifrabili: "Prot. n. 252/02. In riferimento alla sua del 3 dicembre u. s. risponde: Conceditur juxta preces". Firmato padre Flavio Roberto Carraro, vescovo di Verona. Al destinatario Maurilio Cavedini, presidente della sezione veronese dell'associazione "Una Voce", quelle parole invece dicono tanto. Le poche righe del vescovo cappuccino segnano la pace di una singolare guerra che dura da almeno due anni, un braccio di ferro che è stato seguito passo dopo passo in Vaticano e del quale si sono avuti echi anche Oltralpe. In campo i cosiddetti tradizionalisti da una parte, la curia scaligera dall'altra. Il motivo del contendere è singolare: la celebrazione della Messa in latino secondo il rito in vigore prima del Concilio Vaticano II. Ecco l'antefatto. Agli inizi degli anni Novanta un gruppo di veronesi chiede all'allora vescovo di Verona Attilio Nicora di avere un prete e una chiesa dove assistere alla liturgia preconciliare (per intenderci: latino, prete che celebra con le spalle al popolo, canti gregoriani, comunione in ginocchio). Un desiderio legittimo: più volte Giovanni Paolo II ha esortato i vescovi ad assecondare questa sensibilità ("dovrà essere ovunque rispettato l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina", ha scritto il Papa nell'88). Nicora acconsente, ma con tre eccezioni: la Messa in latino non può essere celebrata nelle feste di Natale, Pasqua e Pentecoste. I battaglieri tradizionalisti veronesi non ci stanno. Chiedono al successore di Nicora, padre Carraro, di avere la Messa tutto l'anno. Il vescovo risponde picche.

I fedeli non si perdono d'animo, organizzano manifestazioni con sit in e rosari davanti al palazzo della curia. Anziani, bambini, giovanotti. Qualcuno si veste da uomo-sandwich per diffondere lo slogan: "Vogliamo la Messa in latino". Intanto nella chiesa di Santa Toscana ad assistere al rito preconciliare ci sono cattolici dalle Filippine, dallo Sri Lanka, qualche africano, inginocchiati vicino a deputati o consiglieri comunali. Lo scontro si fa sempre più acceso. Interviene anche la Santa Sede, impegnata nel complesso dialogo per tentare la riconciliazione con la Fraternità San Pio X, fondata da monsignor Lefebvre. A padre Carraro arrivano diverse lettere dai Sacri Palazzi: "Concedete pure la Messa ai tradizionalisti, non ci sono problemi da parte nostra", è la sintesi delle missive. L'ultima è arrivata pochi giorni fa. E padre Carraro ha teso la mano.

 

da "Corriere del Veneto", 18 dicembre 2002

 

 

 

 

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Inserito il 18 dicembre 2002

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