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"No al biglietto d'ingresso nelle chiese"

Il "ministro" vaticano dei beni culturali Piacenza: "Gli edifici sacri non sono musei"

ANDREA TORNIELLI
da Roma

 

"Bisognerebbe evitare di far pagare il biglietto d'ingresso per entrare in chiesa, perché ogni luogo sacro, qualsiasi sia la sua importanza storico-artistica, non può mai diventare soltanto un museo...".

Ha le idee chiare il vescovo Mauro Piacenza, 59 anni, genovese, da poco più di un mese presidente della Pontificia commissione dei beni culturali della Chiesa, un dicastero vaticano dedicato alla tutela e alla valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico prodotto nei due millenni di storia cristiana. Allievo del cardinale Siri, già sottosegretario alla Congregazione del clero, il nuovo "ministro" dei beni culturali in questa intervista al Giornale parla della situazione dell'arte sacra e sottolinea: "È necessario che appaia il legame indissolubile tra il patrimonio esposto nei musei e l'oggi della Chiesa".

Esiste una stima su quanti siano i "beni culturali" della Chiesa italiana?

"Non ancora. Da anni tv e giornali ripetono a pappagallo il dato che secondo l'Unesco l'Italia possiede l'80 per cento del patrimonio storico artistico di tutto il mondo. La voce è falsa perché nessuno ha mai stilato statistiche del genere e poi perché il nostro Paese è ancora lontano dal possedere un'inventario dei suoi beni. Di certo la grandissima parte del patrimonio artistico è di proprietà della Chiesa. Anche se lo Stato, avendolo dichiarato patrimonio pubblico da tutelare, lo ritiene direttamente suo".

Lo ritiene suo ma non lo cataloga?

"Purtroppo è così. Quasi nessuno sa che, vista l'irrimediabile latitanza dello Stato, la Chiesa da qualche anno ha iniziato a inventariare in prima persona il proprio patrimonio artistico".

Può fornire qualche dato?

"Si calcola che in Italia ci siano almeno 100mila chiese e cappelle. Le diocesi italiane sono 226, il che vuol dire altrettante cattedrali e numerose concattedrali. Almeno la metà delle diocesi ha un proprio museo diocesano, oltre a musei parrocchiali, monastici, missionari. Sul territorio nazionale i musei della Chiesa sono 826. In ogni diocesi poi c'è una biblioteca e un archivio, ai quali si aggiungono biblioteche e archivi parrocchiali".

Capita spesso che questo patrimonio sia saccheggiato dai ladri, dato che molte opere d'arte rimangono incustodite nelle chiese. Come risolvere questo grave problema?

"L'opera di inventariazione promossa dalla Cei e attuata in gran parte della diocesi rappresenta uno degli strumenti più utili per combattere i furti. Gli oggetti di culto vengono smerciati nel mercato antiquario. Bisogna dire che, grazie al lavoro dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio presso il Ministero dei Beni culturali e delle altre forze di polizia, molte opere rubate - ma in precedenza catalogate - sono rientrate nei loro luoghi d'origine".

Oggi le diocesi tendono a raccogliere le opere d'arte più importanti nei musei, sottraendole così alla "fruizione" comune dei fedeli durante le celebrazioni liturgiche...

"Nel 2001 il nostro dicastero ha pubblicato una lettera ribadendo la necessità di evidenziare la connessione dell'elemento estetico con quello religioso. Bisogna che appaia il legame tra il patrimonio in esposizione e l'oggi della Chiesa. Il museo ecclesiastico assume dunque un ruolo formativo nella didattica della catechesi e della cultura. Io mi permetterei di suggerire di utilizzare, magari una volta all'anno, in occasione di qualche solennità, alcuni degli arredi liturgici o dei paramenti esposti, proprio per far comprendere che quelle opere d'arte non sono soltanto pezzi da museo ma rappresentano la continuità della tradizione".

Che cosa pensa delle chiese con l'ingresso a pagamento per i turisti?

"Il turismo 'culturale' interessa sempre di più anche le chiese aperte al culto, i monasteri e in genere i monumenti religiosi. Alla Chiesa si pone in modo ineludibile il problema pastorale dell'accoglienza dei turisti. Bisogna conciliare le esigenze prioritarie della liturgia e della preghiera con le esigenze turistiche introducendo regole valide per tutti in un ambito che fino a oggi, in Italia, è stato lasciato alla libera iniziativa delle varie realtà locali. Personalmente mi sento di dire che bisognerebbe fare dei sacrifici per evitare il biglietto a pagamento e per evitare che lo spazio sacro diventi soltanto un museo".

Qual è, a suo giudizio, lo stato dell'architettura ecclesiastica per quanto riguarda la costruzione delle nuove chiese?

"Dobbiamo constatare che la crescente secolarizzazione, le concezioni ideologiche opposte al cristianesimo, uno strano irenismo che porta talvolta a nascondere i propri simboli e la propria identità, l'impreparazione di molti architetti e le ristrettezze economiche hanno condizionato negativamente i progetti dei nuovi spazi dedicati al culto e la ristrutturazione di quelli esistenti".

Come dovrebbe essere costruitauna nuova chiesa?

"La chiesa-edificio deve essere in grado di esprimere attraverso la bellezza e la nobile semplicità formale l'elevazione spirituale dei fedeli, evitando colonizzazioni indebite e sperperi scandalosi. Deve essere uno spazio identificato tanto dall'esterno quanto all'interno perché sia connotato il luogo di culto cristiano. L'intero edificio deve dare il senso del sacro. Negli ultimi anni è cresciuta l'attenzione verso questo tema e si è tornati ai 'concorsi' valutando diversi progetti per poi scegliere quello più rispondente alle esigenze del culto".

 

da "Il Giornale", 29 novembre 2003

 

 

 

 

 

 

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