Messe latine antiche nelle Venezie
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Enciclopedia Cattolica

voce  Paliotto

 

PALIOTTO (pallium, pannus; antealtare, frontale, antependium). - Rivestimento della mensa dell'altare, anticamente detto vestis o pallium, dopo il sec. XV p. (da palliare = ricoprire).

Nella Chiesa antica, per la venerazione in cui era tenuto, l'altare veniva circondato di una certa ricchezza e, dove possibile, rivestito di lamine d'oro e d'argento, o almeno di stoffe preziose, come si sa per l'Oriente da s. Efrem (m. nel 373), dal Chronicon Paschale, da s. Giovanni Crisostomo. Per l'Occidente i famosi musaici di Ravenna (S. Vitale c S. Apollinare) ne danno un bel saggio; nel Liber Pontificalis si legge di molti ricchi rivestimenti, offerti dai papi, ad es., da papa Zaccaria (741-52) per la basilica di S. Pietro e da altri che rivestivano l'altare in ogni parte, o almeno nei due lati principali. Ma dopo il sec. XI, con l'accostamento dell'altare alla parete della chiesa, cioè in fondo dell'abside, se ne rivestiva la sola parte anteriore, donde i nomi di ante-altare, frontale, antependium.

Il Caerimoniale episcoporum (l. I, cap. 12, n. 2) non lo prescrive, ma ne raccomanda l'uso; nel Messale (Rubr. gen. tit. XX) si dice di fare i p. nei colori, se possibile, delle feste e dell'Ufficio.

 

Bibl.: J. Braun, Handbuch der Paramentik, Frihurgo in Br.  1912, pp. 218-24; trad. it., I paramenti sacri, Torino 1914, pp. 171-76; id., Der christl. Altar, Monaco 1924, pp. 9-132; G. Destefani, La S. Messa nella liturgia romana, Torino 1935, pp. 121-26; M. Righetti, Man. di storia liturgica, I, II ed.. Milano 1950, pp. 430-33.

Pietro Siffrin

 

ARTE. - Appartengono ai secoli, dei quali non si conservano p. in stoffa, alcuni preziosissimi rivestimenti di altare in oreficeria, avori e marmi. Tra i più antichi esempi, metà del sec. VIII, è il p. in marmo dell'altare del duca Rachis nella chiesa di S. Martino a Cividale, proveniente da S. Giovanni, capolavoro di un'arte ingenua e primitiva; e, tra i più cospicui, il p. in oro e argento dell'altare della basilica di S. Ambrogio a Milano, ove il Magister Vuolvinus (835) usò tutte le varietà di tecnica dell'oreficeria (sbalzo, niello, smalto) con finezza incomparabile, seguendo modelli propri all'arte carolingia e tecnica prevalentemente bizantina.

Al sec. XI risalgono il p. in oro, ritenuto dono di Enrico II (1014-24), già del duomo di Basilea, ora a Parigi nel Museo di Cluny, e gli altari del Tesoro di Conques. Più numerosi gli esempi del sec. XII: il p.. bizantineggiante, a scomparti in avorio con Storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, ora scomposto, ma conservato quasi integralmente nella sacrestia della cattedrale di Salerno, il p. argenteo con il Redentore e Storie della sua vita nella cattedrale di Città di Castello, quello del patriarca Pellegrino II (1195-1204) con caratteri veneti e bizantineggianti nella collegiata di S. Maria Assunta a Cividale. Del sec. XIII si ha un esempio di p. a tarsie marmoree bianche e verdi con tasselli a triangolo e losanga, diviso in tre scomparti da arcatelle trilobate nella badia di Fiesole, già all'altare di S. Romolo, del maestro Costantino, come risulta dall'iscrizione del 1273, e nella badia di Sesto al Reghena in Friuli è un p. ricomposto, di scultore bizantineggiante, forse lombardo. A Pistoia, nella Chiesa di S. Jacopo bell'antependium argenteo, le cui parti più antiche (1287) presentano le figure della Vergine e degli Apostoli entro architetture gotiche; del 1316 è, ancora a Pistoia, l'altare cesellato del pistoiese Andrea d'Ognabene. Nella sacrestia del duomo di Ascoli Piceno si conserva un p. d'argento della seconda metà del '300, di arte più rozza, con Storie della vita del Redentore; altrettanta imperizia tecnica mostra il p. della collegiata di Monza, opera del milanese Borgino del Pozzo (1350-57).

Degli inizi del sec. XV è a Firenze il p. del Battistero, dei fiorentini Betto di Geri e Leonardo di ser Giovanni (1366); a Venezia, nel Tesoro di S. Marco è il p. di Gregorio XII (1408) di cui sono originarie solo le decorazioni architettoniche e le figure. Fra i rari esempi di p. in legno, è quello valdostano, conservato nel Museo civico di Torino, con elementi romanici e gotici e infiltrazioni francesi.

Molti sono i p. in stoffa attribuibili al sec. XIII; un magnifico esemplare è nel Museo cinquantenario di Bruxelles, due nel duomo di Anagni, uno nel duomo di Salisburgo, due nel Museo storico di Berna, uno nel Museo storico di Dresda, uno dell'ornamento da Messa dell'Ordine del Toson d'Oro nel Museo della Corte di Vienna, tutte opere pregevolissime e ben conservate, legate strettamente ad elementi della pittura dell'epoca, veri capolavori del dipinto ad ago (v. Ricamo).

In Italia, importanti i due p. del Tesoro della cattedrale di Anagni, ricordati tra i doni di Bonifacio VIII; raro esemplare di scuola nordica il primo, con l'Albero della Vita; il secondo, di ispirazione cavalliniana, opera dell'Italia centrale, con le Storie di Gesù, della Vergine e di Santi.

Un p. importato dall'Oriente è nelle Gallerie di Genova, donato alla città dall'imperatore Michele Paleologo (1271-76), che vi è raffigurato in atto di venir introdotto nella cattedrale da S. Lorenzo.

Lavori del principio del sec. XIV sono nel Museo provinciale di Hannover e nel duomo di Halberstadt; in Italia, notevolissimo l'antependio, di incerta provenienza, della chiesa di S. Maria a Zara, che il Toesca ritiene disegnato da un seguace di Duccio, il Cecchelli lavoro monastico locale, il Coletti di un seguace di Paolo Veneziano.

A Pitti, nel. Museo degli argenti, è un p. ricamato da Jacopo di Cambio, già in S. Maria Novella; e sempre ad opus florentinum, con ricami in parte a rilievo e con pitture nelle ombreggiature degli incarnati (Toesca), del celebre ricamatore Geri di Lapo è il grande p. della chiesa di S. Maria a Manresa in Catalogna. Del sec. XV si conservano pure bellissimi p. istoriati: nella basilica di S. Francesco ad Assisi il p. di Sisto IV in seta ricamata, forse su disegno del Pollaiolo, a Siena nel Museo delll'Opera del Duomo altro p. con Storie di Cristo e figure di Santi, alla Madonna del Monte di Varese p. donato da Beatrice d'Este e Lodovico il Moro (1491), al Museo Poldi Pezzoli di Milano p. con l'emblema sforzesco, a Cortona nella chiesa di S. Francesco il p. Passerini; nella collegiata di S. Gemignano il p. delle colombe d'oro intorno alla sigla di Gesù (1449), a Firenze in S. Maria Novella importante p. in broccato con ricami raffiguranti quattordici Storiette della Vita della Vergine. Di p. in tessuto Gobelin d'arazzo conservano magnifici esemplari il Museo nazionale bavarese e Bruges (Ospedale civile).

Predominano i motivi puramente ornamentali nei p. più tardi; a Roma, è importante la raccolta della chiesa di S. Maria della Vallicella. Ma nel '500 s'incontrano anche p. istoriati nel centro e ai bordi, fra decorazioni floreali: al museo sacro del Vaticano il p. disegnato da A. Allori con la Deposizione; a Firenze in un p. del Museo nazionale, del 1580 ca., sono medaglioni con figure di Santi e nel centro la Deposizione; a Siena in altro p. del Museo dell'Opera del Duomo trionfa il tanto diffuso motivo a melograno entro un fregio con le figure di Cristo risorto, la Vergine e la Maddalena. Oppure motivi decorativi incorniciano i motti e gli emblemi dei donatori (v., p. es., a Torino nel Museo civico e a Siena nel Seminario vescovile i due p. con gli stemmi della famiglia Borromeo).

In Italia, del sec. XVII si conservano p.: v. gli esemplari del Tesoro della basilica di S. Francesco ad Assisi, di Milano nel Castello Sforzesco, già a Lorico in Valtellina, di Siena nel Museo dell'Opera del Duomo, recante lo stemma di Alessandro VII, di Brescia nel Duomo nuovo con quello del vescovo Ottoboni. Eccezionali per il '600 e il '700 i p. ancora ricchi di figure come quelli della chiesa dei Gesuiti a Colonia e quelli di Neuburg e del Museo nazionale di Baviera.

 

Bibl.: Venturi, II, p. 658,; V, p. 1057; G. Braun, I paramenti sacri, vers. it., Torino 1914, pp. 171-77; M. Salmi, Arte romanica fiorentina, in L'arte, 17 (1914), p. 378; C. Cecchelli, Catalogo di Zara, Roma s.d., pp. 91-98; J: Braun, Der christl. Altar, II, Monaco 1924, pp. 9-132; P. Toesca, Stor. dell'arte, I, Firenze 1927, pp. 111, 279, 454, 1092, 1141; II, ivi 1951, pp. 879, 892, 904, 906; P. Podreider, Storia dei tessuti d'arte in Italia, Bergamo 1928, pp. 147, 199; A. Santangelo, Catalogo di Cividale, Roma 1936, p. 86; L. Serra, Mostra del tessile nazionale, ivi 1937­1938, pp. 27, 30-32, 35; L. Mortari, Il Tesoro di Anagni, in Mostra di Bonifacio VIII, ivi 1950, p. 104.

Luisa Mortari

 

da Enciclopedia Cattolica, IX, Città del Vaticano, 1952, coll. 635-637

 


PALIOTTO - P. ricamato in seta, opera della badessa benedettina di Göss
(Stiria), Cunegonda II (1239-69) - Vienna, Museo storico industriale.

 

 

 

 

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