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Messe latine antiche nelle Venezie 
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Terminata anche a Vicenza la sottoscrizione promossa dall'associazione "Una voce" per il ripristino del rito gregoriano La petizione consegnata al vescovo Nosiglia e alla commissione pontificia Ecclesia Dei che regola i rapporti con i fedeli

Messa in latino, 673 ci mettono la firma

di Sandro Sandoli

 

Un'obiezione: "Ma che senso ha un revival della messa in latino, durante la quale, prima che venisse soppressa, c'era chi biascicava parole di cui non conosceva il significato e la 'requiem aeternam' diventava 'requia materna'?". La replica è immediata: "L'importante è che quel che si dice lo capisca Dio".

Ora, un mese e mezzo dopo aver lanciato una petizione anche in città, l'associazione "Una voce", che si batte in Italia e nel mondo per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana, tira le somme: sono 673 i vicentini che ai banchetti allestiti in piazza Castello e in piazza Matteotti in un paio di week-end hanno sottoscritto l'appello alle autorità religiose perché anche nella nostra diocesi sia concesso di partecipare alla messa celebrata secondo l'antico rito romano, con il "Missale romanum edizione typica 1962", come già avviene in numerose diocesi del Triveneto (quali il patriarcato di Venezia, le archidiocesi di Udine e Gorizia, le diocesi di Padova, Verona, Treviso, Trieste, Concordia-Pordenone) e in varie città del centro-nord (Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze).

E come ha auspicato lo stesso Papa Giovanni Paolo II, che, nel motu proprio "Ecclesia Dei" del 2 luglio 1988, ha stabilito che sia "ovunque rispettato l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un'ampia e generosa applicazione delle direttive già da tempo emanate dalla Santa Sede, chiedendo che alla sua volontà si associno quelle dei vescovi e di tutti coloro che svolgono nella Chiesa il ministero pastorale". Infatti, sicuri della "benevolenza" del Santo Padre, anche i vicentini aderenti a "Una voce" chiedono che venga loro "concesso l'uso del Messale Romano del 1962 tutte le domeniche e le feste di precetto, oltre che in occasione di ricorrenze particolarmente care alla devozione dei cristiani".

Dei pacchi di fogli, zeppi di firme, una copia è stata inviata alla commissione pontificia "Ecclesia Dei" retta dal cardinale Castrillon e deputata a regolare i rapporti tra vescovo e fedeli, mentre un'altra copia, destinata a mons. Cesare Nosiglia, è stata recapitata in curia.

In sostanza i vicentini non si "accontentano" della messa in latino celebrata da un po' di tempo da don Giulio Cattin nella chiesa di San Vincenzo. Durante la conferenza stampa a più voci (presenti il prof. Italo Francesco Baldo fondatore di "Una voce" a Vicenza, il delegato berico Massimo Bisson, Claudia Isalto e Maurilio Cavedini presidente dell'associazione di Verona) viene precisato che quella finora officiata in città non è quella che loro chiedono: "È solo una traduzione letterale in latino di quella il lingua italiana, introdotta dal 1966 e diventata norma nel 1970".

Loro non si ritengono né nostalgici né integralisti, ma precisano: "È solo un problema di scelta tra due messe, noi preferiamo quella in latino secondo l'antico rito romano perché privilegia il silenzio, la preghiera personale, l'adorazione eucaristica, mentre quella in italiano è parlata, è assembleare e, anche se è benevolo, contiene qualche pasticcio liturgico. In una civiltà mass-mediatica come la nostra il problema della liturgia è molto importante: nella messa in italiano si disperde in immagini o rumori, mentre si è lasciato cadere nel dimenticatoio il canto gregoriano, che è l'unico repertorio musicale della Chiesa. Attualmente nel Vicentino la messa è frequentata da meno del 20 per cento dei battezzati: noi crediamo che il ritorno al latino e e al rito romano antico possa favorire anche un ritorno dei fedeli".

Insomma 673 firme dovrebbero essere anche per il vescovo un biglietto da visita "pesante": gliele hanno presentate qualche giorno e aspettano. E se mons. Nosiglia non risponde? Anche stavolta la risposta è pronta: "Qualsiasi petizione può essere... ripresentata".

 

da "Giornale di Vicenza", 3 dicembre 2004

 

 

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