Messe latine antiche nelle Venezie
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Rassegna stampa

Il pontificale del vescovo ribelle in S. Simon Piccolo a Venezia

Lefebvre contesta 
"la Chiesa che cambia"

La messa ha avuto luogo per promuovere la beatificazione di padre Pio - Il sacrestano aveva tentato di impedire la funzione Gruppi di giovani progressisti hanno manifestato contro i tradizionalisti - Un'omelia per criticare i guasti prodotti dalle innovazioni

 

Dal nostro inviato

Venezia, 7 aprile

Dopo alcuni mesi di silenzio monsignor Marcel Lefebvre è tornato oggi, lunedì dell'Angelo, agli onori delle cronache. Per tale "rentrée" ha scelto un modo abbastanza clamoroso celebrando per la prima volta una solenne Messa in pubblico interritorio italiano. Si è trattato in pratica di un "blitz" liturgico.

Il vescovo integralista, giunto questa mattina - è ripartito poi per la Svizzera nella stessa serata- si è recato subito nella chiesa veneziana di S. Simon Piccolo, situata proprio di fronte alla stazione ferroviaria, e che è l'unico tempio nel Veneto e nell'Italia settentrionale in cui i riti vengono officiati regolarmente in latino. La Messa di Lefebvre è stata definita da gran parte della stampa come una "sfida". Di fatto - secondo quanto indicato nei pochi e selezionati inviti distribuiti - il presule ha presieduto un solenne pontificale per il buon esito della causa di beatificazione del servo di Dio padre Pio da Pietrelcina".

E, contrariamente alle voci che attribuivano oscuri retroscena all'iniziativa provocatoria, l'invito al presule non è partito da non meglio identificate organizzazioni cattoliche dell'estrema destra, ma semplicemente da un privato cittadino: un agiato gentiluomo padovano, Giuseppe Pagnossin, ammiratore del vescovo tradizionalista ma, soprattutto, da molti anni tra i più devoti fedeli seguaci di padre Pio.

Durante la Messa monsignor Lefebvre, prendendo la parola al momento dell'omelia, ha del resto iniziato con affermazioni che sembravano proprio contraddire ogni concetto di "sfida". "Io voglio servire la Chiesa", ha esordito, aggiungendo poi: "Mai, ripeto mai, farei qualcosa contro di essa; in cinquant'anni di sacerdozio neppure una volta sono venuto meno agli impegni del mio stato e della mia fede".

Il vescovo tradizionalista, che ha parlato in italiano, non ha mancato tuttavia di dedicare un accenno polemico all'attuale patriarca di Venezia, Marco Cè. Infatti appena informata detta funzione che monsignor Lefebvre intendeva celebrare in una chiesa chiusa ufficialmente al culto, la Curia della città lagunare aveva diffuso un documento in cui deplorava "la celebrazione preannunziata per il 7 aprile", affermando che essa "non poteva non creare sofferenza, nella comunità cattolica di Venezia che vedeva così ancora una volta gravemente turbata la comunione ecclesiale".

Da parte delle autorità ecclesiastiche ufficiali, dopo quel comunicato, s'era steso sulla vicenda un velo di silenzio. Un incidente tuttavia - siamo in grado di rivelarlo - si è avuto proprio alla vigilia della "cerimonia proibita". Protagonista il cappellano di S. Simon Piccolo, don Lionello che, evidentemente, è un antilefebvriano ad oltranza. Dopo aver scritto al patriarca per protestare contro la celebrazione tradizionalista, deluso evidentemente della troppo blanda reazione della Curia, questo sacerdote aveva pensato bene di rilasciare un'intervista all' "Unità", censurando con violenza l'attaccamento dei tradizionalisti alla Messa tridentina.

Proprio ieri sera, infine, verso le 22,30, l'irriducibile cappellano decideva di passare dalle parole ai fatti. Così, mentre si stavano predisponendo gli ultimi addobbi all'interno della chiesa, don Lionello armato di una spranga di ferro e spalleggiato da alcuni nerboruti giovanotti tentava di introdursi a forza nel tempio, probabilmente per estromettere i tradizionalisti e mandare a monte la cerimonia di oggi. Una telefonata alla Questura, tuttavia, mandava a monte il tentativo.

Molto meno truculenta e anzi piuttosto divertente la contestazione inscenata questa mattina, subito prima dell'arrivo di Lefebvre, dinanzi alla chiesa di S. Simon Piccolo da un gruppetto di giovani cattolici progressisti.

Accompagnandosi con delle chitarre - chiaro simbolo della nouvelle vague dello musica sacra, contrapposta al canto gregoriano ed alle cattedrali sinfoniche degli organi - questi ragazzi hanno imbastito uno show antitradizionalista. Ma la reazione del lefebvriani non si è fatta attendere: sulle note - naturalmente latine - di inni come Salve Regina e Christus vincit i fautori del beat da parrocchia sono stati ben presto messi in rotta.

All'arrivo di Lefebvre, alle 10,30. tutto era ormai tornato alla calma. Il solenne pontificale è potuto cosi iniziare tranquillamente dinanzi ad alcune centinaia di persone che avevano stipato fino all'inverosimile S. Simon Piccolo, la chiesa, che, eretta nel 1720 dall'architetto Giovanni Scalfarotto, costituisce una riproduzione in miniatura del Pantheon di Roma.

L'omelia di Lefebvre, come già accennato, ha ripreso gran parte dei temi cari al vescovo integralista e in particolare la denuncia dei guasti prodotti dall'amore dissennato per le innovazioni. "Qualcuno ha pensato che cambiando le cose nella Chiesa essa sarebbe stata più viva", ha detto tra l'altro il presule. "Ma non è vero; non c'è nulla da cambiare in essa poiché le sue istituzioni sono state fatte da Gesù".

"Cosa passa nella Chiesa?", ha chiesto quindi il presule con accento accorato. "Questo culto mezzo protestante e mezzo cattolico è teatro, non è più un mistero. Senza sacralità vi è il vuoto: si esce dalla Messa e non si sa se si è assistito ad una cerimonia profana o cattolica". "Io ho molto rispetto per il Santo Padre, per i cardinali e per i vescovi", ha detto infine Lefebvre, aggiungendo: "Voglio restare cattolico come sono sempre stato dopo il battesimo".

Terminata la celebrazione e prima di ripartire per la Svizzera, Lefebvre si è fermato a Tessera, in un ristorante nel pressi dell'aeroporto, dove ha pranzato con un gruppo di fedeli tradizionalisti e di una quarantina di suoi seminaristi che l'avevano accompagnato a Venezia.

Francesco d'Andrea

 

da "Il Giornale", 8 aprile 1980

 

 

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Venezia, chiesa di S. Simon Piccolo

 

 

 

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