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Nella chiesa della Santissima una prima volta ecumenica

Momento interreligioso

 

La veglia di Pentecoste si è tenuta venerdì primo giugno presso la chiesa della Santissima a Pordenone. È la prima volta che viene celebrata insieme da più di due confessioni cristiane. Erano presenti avventisti italiani, ortodossi romeni, avventisti ghanesi, pentecostali ghanesi che si ritrovano per pregare a Villanova, pentecostali ghanesi che si ritrovano alla Santissima e cattolici italiani. Nell'insieme questi ultimi erano una minoranza. I commenti alle letture soso stati svolti da don Livio Tonizzo, dal pastore Paolo Todaro (avventista) e da padre Marian (ortodosso).

La Commissione per l'ecumenismo intende riproporre l'iniziativa il prossimo anno con una maggiore caratterizzazione diocesana e un ulteriore allargamento ad altre comunità presenti sul territorio.

Sabato 30 giugno alle ore 16.00 la Commissione per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso si incontrerà con i responsabili della comunità Sikh. Il sikhismo (vedi finestra) è diffuso in 18 nazioni. I Sikh sono 17 milioni e costituiscono il 2% della popolazione indiana. Recentemente a Pasiano, data la forte immigrazione, hanno aperto una sala per la preghiera comunitaria. La comunità è guidata dal Sig. Jaspal che si è reso disponibile per un primo momento di conoscenza. Vi sono le premesse e le speranze per un dialogo fra le religioni che miri alla tutela della dignità della persona e del lavoratore, della pace e della giustizia. Infatti accanto alla conoscenza reciproca sulla propria fede sarà utile dialogare anche sulle questioni sociali.

Nella nostra diocesi si vanno costituendo numerosi gruppi e comunità di africani pentecostali. Sono prevalentemente pentecostali ghanesi evangelici. Spesso però, per ragioni di lingua, di bisogno di aggregazione, vi si uniscono anche cattolici. Due problemi: il processo endemico di frammentazione interno alle comunità pentecostali evangeliche che nuoce all'unità della chiesa e il bisogno di aggregazione da parte di chi viene qui per lavorare. Dialogare non significa perdere la propria identità di fede ed è per questo che è bene indirizzare gli immigrati cattolici alle cappellanie costituite in diocesi. Per gli immigrati di lingua inglese presso la chiesa della Sacra Famiglia (don Dante Spagnol) e per quelli di lingua francese da don Franco Zanus.

Ennio Rosalen

 

"Il Popolo". Settimanale della diocesi di Concordia-Pordenone, 1º luglio 2001, p. 4

 

 

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