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Don Moreno Roncoletta: la messa, "un'assurdità"

Dichiarazione di don Moreno Roncoletta, parroco di Villabartolomea, diocesi di Verona su una messa secondo l'antico rito romano (L'Arena del 14 settembre 2005), non smentita: "È un'assurdità far passare per lecita una funzione che si scontra apertamente con il rito previsto dal Concilio Vaticano II e che proprio per questo non può essere autorizzata dalla Curia". Questa affermazione è falsa, offensiva, contraria alle disposizioni e alla volontà del Santo Padre.

 

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Rassegna stampa

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Villabartolomea. Quella messa non s'ha da fare. E anche se si farà "non è opportuno parteciparvi come fedeli, visto che la sua celebrazione non ha ricevuto alcuna autorizzazione né dalla Curia vescovile, né quella successiva da parte mia, come invece previsto in casi simili". Non usa mezzi termini don Moreno Roncoletta, parroco del capoluogo, nell'invitare tutti i suoi parrocchiani a disertare la messa in lingua latina e secondo il rito pre-Concilio Vaticano II prevista alle 18 di domenica sul piazzale della stazione, nell'ambito della quarta Festa padana organizzata da venerdì a domenica dalla Lega nord. Un invito non solo declamato a chiare lettere dal pulpito al termine delle funzioni di domenica scorsa, ma anche messo nero su bianco sulle pagine del bollettino parrocchiale in distribuzione proprio in questi giorni. Tanto da suscitare l'immediata reazione a suon di volantini da parte del gruppo leghista locale che, a nome del comitato per le celebrazioni delle Pasque veronesi - organizzatore della messa contestata - rivendica invece a caratteri cubitali la piena validità e regolarità della funzione religiosa in programma. Ricordando, tra l'altro, "che è la terza volta che a Villabartolomea, pur con qualche contrasto con la parrocchia, si organizza una messa di questo tipo".

"È un'assurdità far passare per lecita una funzione che si scontra apertamente con il rito previsto dal Concilio Vaticano II e che proprio per questo non può essere autorizzata dalla Curia - sottolinea invece don Moreno Roncoletta - La questione non è la lingua latina. Il fatto è che siamo di fronte ad una celebrazione che inserisce preghiere non in uso nell'attuale liturgia. Con l'aggravante che è stata programmata per le 18, in perfetta coincidenza con la funzione domenicale in parrocchia. Per questo appena ho appreso dai manifesti l'intenzione di ospitare in paese questa messa ho immediatamente avvertito il vicario generale del vescovo per avere disposizioni in merito. La risposta è stata chiarissima: la celebrazione non può ricevere la necessaria autorizzazione. Quindi i fedeli sono invitati a non prendervi parte".

Sul fronte opposto, paladino dell'antico rito preconciliare e di tutto ciò che si lega "all'affermazione della vera fede cattolica, quella che vede nella messa la rinnovazione del sacrificio della croce, codificata dal Concilio di Trento", si schiera invece Maurizio Ruggiero, segretario del comitato per le celebrazioni delle Pasque veronesi. "La liceità di questa messa come la regolarità del sacerdote che verrà a celebrarla, un ex missionario ora in pensione, sono assolutamente fuori dubbio. La faccenda dell'autorizzazione non rilasciabile dalla Curia è solo un pretesto adottato da un parroco progressista, che non accetta le antiche tradizioni cattoliche, al di là della lingua usata, particolare irrilevante. Di messe di questo tipo ne abbiamo organizzate molte altre, spesso proprio nell'ambito di feste padane. E a dimostrarne la validità posso portare altri precedenti importanti in cui le funzioni tradizionali da noi proposte sono state regolarmente accettate dall'autorità vescovile". Ora la parola passa ai fedeli: in quanti saranno domenica prossima?

Elisabetta Papa

 

da "L'Arena", 14 settembre 2005

 

 

 

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