UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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I suoi insegnamenti
non sono ascoltati

Predica alla messa di requiem per papa Giovanni Paolo II

di don Ivo Cisar

 

I.

1. Il senso dei funerali

I funerali sono un'opera di misericordia cristiana, quella di seppellire i morti; i cristiani non usano cremare il corpo che merita rispetto e viene deposto nel cimitero, parola di origine greca che significa dormitorio, perché Gesù dichiarava dei morti che dormivano (Mt 9,24; Mc 5,39; Lc 8,52, Gv11,11), in attesa della risurrezione (Gv 11,23s). I funerali non hanno per scopo soltanto quello di rendere onore al defunto, né solo quello di consolare i superstiti;.si celebra la san messa in suffragio dell'anima del defunto per alleviarne le pene del purgatorio al quale difficilmente un cristiano sfugge.

2. Il defunto nella visione della fede

Pertanto la predica ai funerali non deve essere un panegirico, non ha per fine quello di raccontare la vita del defunto, né quello di tesserne elogi. Mentre il mondo si sofferma sulla superficie, il cristiano vede tutto alla luce della fede, non solo la morte, ma anche la figura dei Papi che non sono da considerare solo dei grandi personaggi sul piano umano, ma nei quali bisogna vedere prima di tutto i Vicari di Cristo, successori di san Pietro, al quale Gesù ha cambiato il nome da Simone a Pietro, come cambiano il nome i Papi in segno della loro carica e missione, l'ultimo da Karol Wojtyla a Giovanni Paolo II. Guardare solo alle qualità umane dei Papi è segno di superficialità in molti cattolici, mezzo per svalutare la Chiesa nei suoi nemici. C'è una continuità tra i Concili e tra i Papi. Altra è la visione del mondo, altra quella della fede.

II.

1. Mitizzazione delle qualità umane

La sorte dei Papi non sfugge a quella di Gesù Cristo, che scoraggiava una considerazione troppo umana naturale della sua persona: egli fuggì dinanzi all'entusiasmo delle folle che volevano farlo re dopo essere state da lui miracolosamente saziate (Gv 6,14-15), proibiva la pubblicità ai suoi miracoli (Mt 9,30; 12,16; Mc 1,44-45), corresse l'encomio umano di una donna della folla indirizzandola all'adempimento della volontà di Dio (Lc 11,27-28), avvertì delle difficoltà un tale che voleva seguirlo (Lc 9,57-58). Di Gesù Cristo Ernesto Renan, ma anche qualche autore contemporaneo, benché sacerdote, hanno parlato tanto bene sul piano umano da oscurarne e negarne la divinità. Si sa che molti intellettuali italiani affermano che Gesù Cristo è stato un grande uomo, uno dei più grandi, ma non Dio. Un'operazione analoga si fa coi Papi: li si mitizza esaltandone le qualità umane, per rifiutarne gli insegnamenti divini di cui essi per primi sono nella Chiesa gli strumenti infallibili, come lo fu san Pietro con la sua fede e la professione di fede in Gesù Cristo, per cui Gesù lo incaricò di confermare nella fede i fratelli (Lc 22,32), come faceva Giovanni Paolo II coi suoi numerosissimi viaggi in tutto il mondo.  Esaltando le qualità umane di qualche Papa, come per esempio quelle di Giovanni XXIII, lo si distingue e contrappone a qualche altro Papa, per esempio a Pio XII, come se questi non fosse stato "buono" anche lui. La bontà cristiana non è bonarietà, non coincide con giovialità.

 

2. "Guai quando gli uomini diranno bene di voi"

Gesù Cristo, osannato dalle folle, ma subito dopo messo in croce, ci ha dato delle norme per saper valutare le voci del mondo che risuonano sui mezzi di comunicazione, cioè alla televisione e sulla stampa: "Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti" (Lc 6,26) "Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Gv 15,18-20).

 

3. Il carisma del Papa è la fede in Cristo-Messia

In un momento di commozione e di emozione anche molti cattolici si aspettano la ripetizione, un riassunto di quel che dicono di Giovanni Paolo II i mezzi di comunicazione di massa, interessati alle curiosità e a fare il colpo, di quel che ne dice il mondo, e cioè che è stato una "figura carismatica", un grande "comunicatore". Ma il carisma del Papa, nel senso vero e proprio della parola, è la fede in Cristo-Messia, Figlio di Dio, che egli, come Pietro (Mt 16,16), a differenza delle folle che ritenevano Gesù un semplice profeta, professa e comunica alla Chiesa. Ci si sofferma sulle esteriorità: Papa operaio, sportivo, amico dei giovani; ma quanti giovani poi osservano veramente i comandamenti di Dio? Dei suoi insegnamenti si è fatta sempre una cernita oculata: si riferiva puntualmente dei suoi appelli alla pace, si taceva sistematicamente delle sue condanne dell'aborto, mentre, come diceva Madre Teresa di Calcutta, non è uomo pacifico chi abortisce. Ci vuole uno sguardo della fede che in ogni Papa, a prescindere dal suo temperamento, diverso in  ognuno, vede il Vicario di Cristo in terra,  senza degradarlo ad un "grande uomo", per non seguirne poi gli insegnamenti, il nucleo più intimo, autentico e importante della sua personalità sacerdotale, episcopale. Pietro è stato tale, perché fortificato dalla grazia di Cristo. Non  si dimentichi, che Giovanni Paolo II è stato oggetto di un gravissimo attentato, ed è stato salvato dalla Madonna di Fatima, nel cui primo sabato del mese è stato chiamato all'ingresso nell'eternità. Giovanni Paolo II non ha mai ricevuto il premio Nobel per la pace, mentre lo si è dato a molte persone meno meritevoli, come quello letterario addirittura a persone indegne; è rimasto inascoltato nella formulazione della costituzione europea, non ha ottenuto l'unità dei cristiani, ma è stato ostacolato in quell'opera, non si è vista ancora la conversione degli ebrei nonostante tutti gli approcci, non è stato ascoltato quando cercava di impedire le guerre… È stata veramente l'intenzione di Giovanni Paolo II di unificare il mondo "al di là delle fedi", come si usa dire, prescindendo da Cristo? Certamente no.

4. "Non ha capito la modernità" - Certi elogi

Una settimana prima della morte di Giovanni Paolo II, un grande giornale italiano, laicista, ma letto purtroppo dai cattolici, ha pubblicato un attacco al Papa da parte del tristemente famoso ex-teologo tedesco Hans Kűng, in cui questi elenca tredici presunte contraddizioni del Papa. Parimenti il "pontefice laicista" italiano,  Eugenio Scalfari ha dichiarato di Giovanni Paolo II che "non ha capito la modernità", perché si è opposto all'omosessualità, alla contraccezione, all'aborto, all'abolizione del celibato, al sacerdozio alle donne e via dicendo. Giovanni Paolo II, come è dovere di ogni Papa, ha dovuto mantenere immutabile la Rivelazione e la fede che non cambiano. Un giorno, tempo fa, ho sentito un giovane affermare che per lui Giovanni Paolo II è il più grande personaggio del secolo XX; gli ho chiesto, se osserva i suoi insegnamenti; ha risposto di no. Quale valore possono avere certi elogi?

 

5. I suoi insegnamenti non sono ascoltati

Di Giovanni Paolo II s'ignorano i discorsi, le prediche, non si ricordano le encicliche, compresa quella sulla Chiesa in Europa, in cui egli le rimprovera una "apostasia silenziosa". Come Paolo VI non è amato per l'enciclica Humanae vitae ecc., così Giovanni Paolo II non viene ascoltato quando richiama ripetutamente gli insegnamenti del Concilio di Trento sul sacramento della penitenza, e così via. Non solo quelli che sono fuori della Chiesa, ma anche molti all'interno della Chiesa non gli obbediscono. Non si parla dei suoi richiami all'osservanza delle norme liturgiche contenuti nella  Istruzione Redemptionis sacramentum; senza dire del Catechismo della Chiesa Cattolica, uno dei più importanti documenti del suo pontificato che viene ignorato, disatteso, come pure il nuovo Codice di Diritto Canonico da lui promulgato.

III.

Giovanni Paolo II è stato vicino a tutti per avvicinarli a Cristo, e quindi per condurli alla salvezza. Lo ha fatto in modo particolare attraverso numerose beatificazioni e canonizzazioni per far capire che la santità è possibile e doverosa. Lo ha fatto anche attraverso il suo esempio personale di pietà ed il fedele adempimento dei propri doveri. Anche per il Papa Vicario di Cristo vale la parola di Gesù: "Se mi amate osserverete i miei comandamenti" (Gv 14,15). Questo, il mondo non lo fa, perché non lo capisce, non può capire, e mentre elogia, contesta; ma dobbiamo capirlo noi. Se si dice di lui che è stato un santo, dobbiamo diventarlo anche noi. Ed i santi sono tutti grandi davanti a Dio (cfr. Mt 11,11), perché sono capolavori della grazia divina.

 

 

 

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Inserito il 18 aprile 2005

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