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OMELIA PER IL MIO 50º DI SACERDOZIO

"Regnavit a ligno Deus"

Gricigliano, cappella dell'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote. Sabato 13 dicembre 2003, festa di santa Lucia Vergine e Martire

 

In questa festa del Sacerdozio, occasionata dal 50° della mia ordinazione sacerdotale, ricorsa il 5 luglio di quest'anno, è il caso di riflettere, in questo Istituto di Cristo Re Sommo ed Eterno Sacerdote, sullo stretto nesso tra il sacerdozio e la regalità di Cristo, che si ripercuote anche sul nostro sacerdozio ministeriale.

"REGNAVIT A LIGNO DEUS"

1. Gesù è Re in quanto Sommo ed Eterno Sacerdote
Nel Prefazio della festa di Cristo Re si legge: Qui unigenitum Filium tuum, Dominum nostrum Iesum Christum, Sacerdotem aeternum et universorum Regem, oleo exsultationis unxisti: ut, seipsum, in ara crucis hostiam immaculatam et pacificam offerens, redemptionis humanae sacramenta perageret. E nell'epistola di quel giorno, tratta dalla lettera di san Paolo ai Colossesi, si legge: qui eripuit nos de potestate tenebrarum et transtulit in regnum Filii dilectionis suae, in quo habemus redemptionem per sanguinem eius, remissionem peccatorum; ed ancora: "pacificans per sanguinem crucis eius, sive quae in caelis, sive quae in terris sunt (Col 1,13-14.20).

La regalità di Cristo è il frutto del Suo sacerdozio, del Suo Sacrificio sulla croce: Et imposuerunt super caput eius causam ipsius scriptam: Hic est Iesus Rex Iudaeorum (Mt 17,37) La scritta, messa sopra il capo di Gesù come sua corona regale, era redatta in lettere greche, latine ed ebraiche (Lc/lat 23,38), perché "Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo" (Ef 2,14). Egli è Colui che, avendo soddisfatto al Padre per i nostri peccati, regna e riunisce tutti i popoli nell'amore e concordia. Ne fa "la Chiesa di Dio che egli si è acquistata con il suo sangue" (At 20,28).

Gesù dichiarò la Sua regalità davanti a Pilato proprio nel momento della propria condanna. "Io sono Re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Gv 18,37). Egli regna testimoniando la verità, rivelando il Padre, inviando lo Spirito Santo: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8,31-32). Egli è il buon Pastore che dona la vita per le pecore (Gv 10,11.15) e verrà a giudicarci come Re-Pastore (Mt 25,31-34). Egli regna donandoci la vita. "Bisogna infatti che egli regni finchè non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte" (1Cor 15,25-26). Gesù regnando, in virtù della sua passione e morte, riunisce i popoli, fa conoscere il Padre rivelandolo (Mt 11,27), comunica la verità, libera dalla morte eterna. Lui è "la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14,6). Egli è il "Pane della vita" (Gv 6,48) e la Risurrezione (Gv 11,25).

2. Cristo continua a regnare mediante il ministero dei sacerdoti
Il Sommo ed Eterno Sacerdote continua a regnare "fino alla fine del mondo" (Mt 28,20) dal trono regale dell'altare, su cui campeggia il Crocifisso. Mediante il ministero dei sacerdoti, che hanno ricevuto l'Ordine sacro, Egli continua a offrirsi al Padre, effondendo misticamente il Suo Sangue nel sacrificio della santa messa, sorgente di ogni grazia e della salvezza eterna. Egli convoca e riunisce i popoli nella Chiesa, libera mediante l'annuncio evangelico della verità, libera dalla morte eterna. Genera nel battesimo, conferma nella cresima, unisce in famiglia mediante il sacramento del matrimonio, nutre nell'Eucaristia, risana nel sacramento della penitenza, trasforma la sofferenza e la morte in mezzi di salvezza nell'Unzione degli infermi.

3. Il ministero sacerdotale è ministero di Cristo Re
"Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero" (1Tm 1,12) "Quando ero ancora giovane, prima di viaggiare, ricercai assiduamente la sapienza nella preghiera. Davanti al santuario, pregando la domandavo, e sino alla fine la ricercherò" (Sir 51,13-14). "Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi" (Sal 70/71,17)

Come zelante chierichetto, animato dal desiderio del sacerdozio, manifestatosi già all'età di cinque anni, servivo la santa messa e mi nutrivo della santa comunione eucaristica. Il sacerdozio nasce dalla fede e dall'amore di Gesù Eucaristico e vive di questa fede e di questo amore. Inviato a studiare a Roma dall'arcivescovo di Praga, il futuro Cardinale Beran, confessore della fede, mi sono trovato e mi trovo in mezzo a tanti popoli, nell'unità della Chiesa cattolica, Chiesa apostolica, nella quale ho ricevuto l'imposizione delle mani episcopali (cfr. 2Tm 1,6) per la partecipazione al Sacerdozio di Cristo, nella basilica romana dei SS. Apostoli, Chiesa santa, nella quale non c'è altro da ricercare che la santità.

Ho amato sempre la teologia, il cui insegnamento ho preferito ad altre possibilità, ed ho cercato di servire solo la verità, sotto la guida del Magistero della Chiesa, per cui sono stato anche perseguitato (cfr. Mc 10,30), assieme alla mia famiglia, divenendo esule dalla patria ed emarginato in qualche maniera anche in seno alla stessa Chiesa in mezzo agli smarrimenti postconciliari, contrari alla formazione romana ricevuta. Oggi, 13 dicembre, ricordo il 44° anniversario della morte di mio padre Giuseppe, messo in prigione proprio nei giorni della mia ordinazione sacerdotale e della prima santa messa; ricordo mia madre Maria, molto pia, defunta all'età di 44 anni, 60 anni fa, quando ero quattordicenne; e ricordo anche mia seconda madre, madre adottiva, Romana, che mi ha trasmesso il secondo cognome, che apparteneva all'istituto secolare di Cristo Re e mi ha adottato ed aiutato agli studi romani, per fede ed amore del sacerdozio, con grandi sacrifici essendo vedova povera. Due madri, personificazioni sulla terra della maternità della Beata Vergine Maria, Regina e Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, Madre Addolorata, stante sotto la Sua croce e presente misticamente ad ogni santa messa, e quindi Madre, a titolo specifico, dei sacerdoti, Madre che mi ha sempre maternamente accompagnato e di cui ho cercato di essere sempre figlio devoto.

Sulle immaginette della mia prima santa messa ho fatto stampare le parole di san Paolo: "Per me vivere è Cristo. Tutto posso in Colui che mi dà la forza" (Fil 1,21; 4,13). Il Sacerdote vive per Cristo, vive di Cristo. "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). In un rapporto di amicizia intima ("vi ho chiamati amici", Gv 15,15) con Cristo, il sacerdote regna con Cristo dall'altare, annunciando Cristo-Verità, insegnando Cristo-Via, vivendo e facendo vivere di Cristo-Vita. Come Cristo e con Cristo e in Cristo (per Ipsum et cum Ipso et in Ipso) il sacerdote regna come sacerdote, regna sulla croce e dalla croce, sacerdote e vittima con Cristo sull'altare, nella santa messa ed in tutta la vita, come si legge nell'Imitazione di Cristo: Tota vita Christi crux fuit et martyrium (II,12,7). Il sacerdote prega, offre e si offre, soffre, perchè "venga il regno" di Dio (cfr. Mt 6,10): Omnia sustineo propter electos, ut et ipsi salutem consequantur, quae est in Christo Iesu (2Tm 2,10). Adimpleo ea quae desunt passionum Christi in carne mea pro Corpore eius, quod est Ecclesia (Col 1,24). Cristo ci fa vivere e regnare con Sé: "Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo" (2Tm 2,11-12). "Rallegratevi, perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Lc 10,20). "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele" (Mt 19,28).

4. Credere nel sacerdozio
Il Sacerdote crede in Cristo, quindi crede nel sacerdozio, crede nella potenza della parola di Dio della predicazione (cfr. 1Ts 2,13) e della carità (cfr. 1Cor 13,13; 1Gv 4,8.16). "So a chi ho creduto e sono certo. … Ho combattuto una buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione" (2Tm 1,12; 4,7-8). E tra questi, quelli che formano il seminario di Gricigliano e quelli che fanno parte di Una Voce, che mi hanno accolto come "familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù" (Ef 2,19-20) ed ai quali va il mio sentito grazie, assieme alla domanda di preghiere per me, perché il Signore mi perdoni tutti i miei peccati e mancanze nel Suo servizio e mi sia giudice benevolo e misericordioso quando mi chiamerà a Sé, come servo inutile (Lc 17,10), ma fedele (Mt 25,21.23; 1Cor 4,2).

 

 

 

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Inserito il 20 dicembre 2003

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