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Liturgia

 

"Sine tuo numine nihil est in homine, nihil est innoxium"

Predica alla messa latina del XXX Convegno degli Amici di Instaurare (Fanna, 21 agosto 2002)

di don Ivo Cisar

 

"Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa".

1. Lo Spirito Santo viene chiamato "forza dall’alto" (Lc 24,49), "dono" (At 2,38; Gv 4,10), il "vivificante" (Gv 6,63), "soffio di vita" (Gn 2,7), "dito di Dio" (Lc 11,20; Mt 12,28), "fonte di vita" o "fonte che zampilla nella vita eterna" (Gv 4,13-14; 7,37-39). Perciò Egli viene considerato come grazia, grazia increata, essendo Lui Dio stesso che viene diffuso nei nostri cuori (Rm 5,5; Gal 4,6). La grazia è una potenza, potenza divina (numen).

a) Ora, la grazia dello Spirito Santo, o grazia semplicemente, ci è necessaria per essere salvati. "Senza di me non potete fare nulla" (Gv 15,5). E si potrebbe citare tutta una serie di testi paolini in proposito. La grazia divina che è la vita divina in noi sana ed eleva la natura umana: la sana perché la natura umana è ferita dal peccato e la eleva allo stato, per noi del tutto soprannaturale, di natura divina (2Pt 1,4: divinae participes naturae) di figli di Dio (Rm 8,15-17). Senza la grazia è impossibile salvarsi, perché la salvezza consiste sia nella liberazione dal peccato sia nell’elevazione a figli di Dio.

b) Oggi si trascura la grazia, si vuol vivere al di là del bene e del male (Nietzsche), si è perso il senso del peccato e della grazia: si vive nell’astrazione da essi - nel senso di prescindere, di tentare di sottrarvisi - , in uno stato irreale, di falsa sicurezza, in realtà in peccato.

L’illuminismo, da un lato, oggi largamente influente nella mentalità corrente, dice che la natura umana è innocente, che non ha bisogno della grazia; il protestantesimo, dall'altro lato, sostiene che è impossibile sanare la natura umana, la quale è del tutto, essenzialmente corrotta, e quindi la grazia non serve, rimane puramente estrinseca, una specie di amnistia, perché Cristo è stato punito per noi. Eresia luterana, questa.

aa) L’illuminismo ripete l'errore dell'antico pelagianesimo, con questa differenza, comoda, che non postula più gli sforzi ascetici di una natura umana che si salverebbe da se stessa. Semmai, si affermano degli sforzi terroristici, contro gli altri, perché oggi impera la violenza, di ogni genere.

bb) Il protestantesimo, a sua volta, ha diffuso la c.d. etica della situazione che insegna a cedere alle forze delle circostanze per poter peccare: le circostanze autorizzano a ogni peccato.

E si sostiene l’esistenza di un'etica laica, di un'onestà naturale.

2. Sta, invece, l'assoluta necessità della grazia. San Tommaso d'Aquino (Sum. theol. Ia IIae q. 109), e con lui la teologia cattolica, insegnano che l’uomo, non essendo totalmente corrotto, è capace di conoscere qualche verità e di compiere qualche bene senza la grazia, ma non tutta la verità e non tutto il bene. Senza la grazia è impossibile osservare tutti i comandamenti divini ed evitare a lungo andare ogni peccato mortale, con la grazia, invece, è possibile; perciò è eresia dire che sia impossibile osservare la legge divina. San Giovanni scrive: "in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi" (1Gv 5,3). E Gesù afferma: "Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,30). Due testi citati dal Concilio di Trento, non nel nuovo Catechismo della Chiesa cattolica. La morale cristiana è sostenuta dalla grazia; Dio è fedele: non comanda cose impossibili; basta chiedere la grazia: "Tutto posso in Colui che mi dà la forza" (Fil 4,13). Senza la grazia è impossibile meritare la vita eterna, perché non c'è proporzione tra le nostre azioni e il premio eterno. Inoltre, senza la grazia non possiamo neppure prepararci a riceverla e perseverare senza di essa, senza la grazia non possiamo risorgere dal peccato. Questa è la dottrina cattolica.

a) La grazia è necessaria a tutti gli uomini. Non si può essere atei e insieme non peccare, per lo meno di orgoglio, di irreligiosità - l'ateismo stesso è già peccato -, di essere onesti, buoni, e tanto meno salvarsi; si può essere "sepolcri imbiancati" (Mt 23,27), si possono avere le c. d. "virtù" che, per sant'Agostino, sono vizi travestiti.

b) La grazia è necessaria in particolare per vincere i vizi, le tendenze al peccato. Se ci vuole la grazia per regolare la vita sessuale normale, tanto più ci vuole per vincere l’omosessualità e la pederastia, vizi acquisiti, non innati.

c) La grazia è necessaria anche per esercitare rettamente la libertà religiosa, cioè per aderire alla verità rivelata con un giudizio intellettivo e l’atto libero di volontà. Il Concilio Vaticano II insegna, ripetendo l’insegnamento del Concilio Vaticano I, che "va attribuito alla rivelazione divina "il fatto che, ciò che nell’ordine divino non è di per sé inaccessibile all’umana ragione" - come la conoscenza di Dio dalle cose create - "possa, anche nella presente condizione del genere umano", condizione cioè di peccato, "esser conosciuto da tutti speditamente, con ferma certezza e senza mescolanza di errore" (DV 6). Ecco perché è insostenibile una etica laica-laicista, una politica senza la grazia esteriore della rivelazione divina e senza la grazia interiore dei lumi e aiuti divini, cioè senza lo Spirito Santo. La democrazia, poi, non equivale a uno scatenamento selvaggio delle passioni. La politica, come l’economia, fa parte della morale, e la morale ha bisogno della grazia: di quella esterna della rivelazione e di quella interna. Nell'attività umana non ci sono sfere esenti dal rapporto con Dio, dalla morale, dalla necessità della grazia, perché ne è soggetto sempre l’uomo concreto, l'uomo in stato di peccato o di grazia. Non esiste una natura umana astratta, neutra; esiste solo la natura umana decaduta e poi redenta, che sarà salva solo se si appropria della redenzione, cioè della grazia di Cristo. Lo Stato, la famiglia, la società civile hanno origine nella natura umana, ma questo non significa che la natura umana sia autosufficiente. La stessa natura umana ha origine da Dio e ha bisogno della redenzione. La legge naturale, di cui parla san Paolo nel capitolo II della Lettera ai Romani, proviene da Dio e ha bisogno della Sua grazia sanante per essere conosciuta compiutamente e attuata.

3. Dalla necessità assoluta della grazia segue anche la necessità dei suoi mezzi che sono i sacramenti e la preghiera. "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. ... Se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" (Lc 11,9.13).

Lo Spirito Santo agisce in tutti i sacramenti e tutti i sacramenti sono in qualche misura necessari: il sacramento del battesimo per tutta la vita cristiana; il sacramento della penitenza per recuperare la grazia del battesimo, ossia per i cristiani caduti in peccato, e quindi per salvarsi; è necessaria la grazia per alcune situazioni o condizioni quali il matrimonio, sacramento, per gli sposati e l'unzione degli infermi per i malati, per vivere in tali stati vincendo il peccato e salvandosi, per portare le croci; non solo, ma anche per meritare; è necessaria la grazia della confermazione per essere testimoni-martiri di Cristo, specialmente nel mondo odierno, tanto ostile alla fede e alla morale di Cristo; il sacramento della cresimo viene, sì, amministrato in massa, ma non viene capito, non viene messo a frutto: i cresimati, dice il Codice di diritto canonico, "sono arricchiti del dono dello Spirito Santo e vincolati più perfettamente alla Chiesa" (dalla quale spesso si allontanano) "corroborati e obbligati più strettamente a essere con le parole e le opere testimoni di Cristo e a diffondere e difendere la fede" (can. 879). Chi dei laici oggi esercita l'apostolato?

Apostolato - come specifica il Concilio Vaticano II (AA 6.8.7) - religioso o di evangelizzazione e santificazione, quello caritativo e quello temporale di animazione cristiana dell'ordine temporale, nel campo anche della politica. Eppure la santificazione e l’apostolato dei laici erano tra i fini principali del Concilio Vaticano II (LG IV, V; AA); non la resa al mondo, compromessi con esso, un dialogo religioso di tipo sincretistico, irenistico, di cedimenti nella fede!

4. "Io sono la Vite, voi i tralci. Senza di me non potete fare nulla. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto" (Gv 15,5). È un testo chiave. Mettiamo a frutto i sacramenti, collaborando con la grazia. Il cattolicesimo, a differenza del protestantesimo e della sua "fede fiduciale", insegna e postula il sinergismo divino-umano: la grazia è la vita divina in noi, la vita bisogna viverla, bisogna crescere in essa, bisogna metterla a frutto. I frutti dello Spirito Santo sono "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22): anche nel matrimonio, nella vita ordinaria, nella vita ecclesiale. Oppure, come scrive san Giacomo Apostolo: "La sapienza che viene dall’alto è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace". (Gc 3,17-18). Giustizia e pace, concetti apparentemente profani, puramente politici, in realtà religiosi, soprannaturali, cristologici e pneumatologici, ossia frutti della grazia dello Spirito Santo: la pace quale riconciliazione con Dio in Cristo, la giustizia quale santità in Cristo, entrambe bisognose della grazia.

 

 

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