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Messe latine antiche nelle Venezie 
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Santità nella sua azione politica

 

Predica-panegirico alla messa in onore del beato Carlo d'Asburgo. Lucinico-Gorizia, 23 ottobre 2004

di don Ivo Cisar

 

I

1. Monarchia cristiana

Se si intende la democrazia falsamente come un potere residente nel popolo che lo delega ai governanti, questi vengono autorizzati a fare quel che "piace al popolo" e la politica finisce in corruzione; ma la democrazia è solo un modo di designare il soggetto del potere che proviene da Dio (Rm 13,1), e quindi deve essere esercitato secondo la legge divina. Pertanto il sistema politico migliore non è una "democrazia" in cui il popolo corrotto elegge governanti corrotti che assecondano demagogicamente le sue voglie, ma la monarchia cristiana che osservando le leggi di Dio persegue il vero bene comune di tutti.

 

2. I re santi

Nella storia sono esistiti molti monarchi cristiani santi, che, timorati di Dio, osservavano le Sue leggi, non solo privatamente, ma governavano in conformità ad esse, e quindi procuravano il vero bene del popolo, per esempio san Venceslao re di Boemia (907/8-929), santo Stefano re di Ungheria (968-1038), due santi Edoardo [II (961/3-978) e III (1002-1066)], re d'Inghilterra, sant' Enrico [II] re di Germania e imperatore (973-1024), san Ferdinando III, re di Castiglia e di Leon (1199-1252), san Luigi [IX] re di Francia (1214-1270), senza nominare tutti gli altri che, anche se non tutti canonizzati, ma che godono per lo meno di un culto locale, come Costantino Magno (280/8-337) e Carlo Magno (742-814), furono monarchi esemplari.

 

3. Gli Asburgo e la massoneria

Gli Asburgo furono e sono oggetto di valutazioni negative e vengono ridicolizzati, perché cattolici, mentre si sono acquistati molti meriti nel campo della cultura e della promozione umana, anche se non vanno esenti da critiche alcuni di essi come l'illuminista Giuseppe II (1741-1790). La massoneria (cfr. "Avvenire", 1° ottobre 2004, p. 19) si è adoperata per la distruzione dell'ultimo impero cattolico, quello austro-ungarico, attuata con la tragica e disastrosa prima guerra mondiale (1914-1918) che san Pio X non riuscì ad impedire con una lettera al futuro Imperatore Carlo, inviatagli subito dopo l'attentato di Sarajevo, in cui era stato ucciso il suo zio Francesco Ferdinando, successore al trono, con la preghiera che avvertisse Francesco Giuseppe delle disastrose conseguenze che una guerra avrebbe portato all'Austria ed a tutta l'Europa, ma il latore vaticano è stato fermato al confine e la lettera venne consegnata a Carlo troppo tardi.

 

II

1. L'ultimo Imperatore

L'ultimo imperatore austriaco, Carlo I, beatificato dal Santo Padre il 3 ottobre scorso e additato da lui come esempio soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica, nacque il 17 agosto 1887, come pronipote di Francesco Giuseppe I. Conoscitore delle lingue diffuse nell'impero, istruito nella musica, frequentò le scuole medie presso i benedettini a Vienna e studiò il diritto a Praga. All'età di 24 anni sposò nel 1911 Zita di Borbone-Parma; le nozze furono benedette da san Pio X che disse a Zita in un'udienza privata che suo marito sarebbe divenuto non solo imperatore, ma anche esempio di virtù. Ai coniugi nacquero otto figli, alla cui educazione cattolica Carlo s'impegnò personalmente, l'ultimo dopo la morte di Carlo, avvenuta all'età di 34 anni, a causa di una grave polmonite, nell'isola portoghese di Madeira il 1° aprile 1922, sei anni dopo la sua salita al trono che aveva avuto luogo il 21 novembre 1916 e tre anni dopo essere stato costretto ad andare in esilio (marzo-aprile 1919). 81 anni dopo, nel mese di aprile 2003, venne riconosciuta l'eroicità delle sue virtù, mentre già il 20 dicembre 1993 il Papa firmò il decreto sulla improvvisa miracolosa guarigione, avvenuta per intercessione di Carlo I, della suora polacca vissuta in Brasile, Zita Maria Gradowska, immobilizzata a letto fin dal 1960 per una ulcera ad una gamba che la tormentava da 16 anni (dal 1944).

 

2. La regola di tutta la sua vita

Carlo d'Asburgo prima di morire, disse alla moglie: Tutta la mia aspirazione è sempre  quella di conoscere il più chiaramente possibile in tutte le cose la volontà di Dio e di eseguirla, e precisamente nella maniera più perfetta.  Questa è stata la regola di tutta la sua vita.

 

3. La crisi dell'Impero

Carlo ereditò un impero gravemente ferito dall'espansionismo tedesco, dalle guerre italiane di indipendenza e dalla precaria situazione nei Balcani, a guerra già iniziata, nella quale l'esercito austriaco era mal equipaggiato e ridotto a metà già nel 1914, mentre verso la fine del 1915 fu indebolito dall'enorme numero di caduti. Carlo fin dal 1914 ispezionava i fronti, contattando i singoli soldati e decorando i meritevoli. Avvisò l'Imperatore dell'enorme prezzo di sangue che la guerra avrebbe richiesto e dal 1916 pensò a delle trattative di pace. "Ai suoi occhi la guerra appariva come qualcosa di orribile" (Giovanni Paolo II).

 

4. "Santità nella sua azione politica"

Nella posizione super virtutibus si legge che portava con sé sempre una corona d'oro di rosario che consumò tanto che ebbe bisogno di una nuova. Non prese mai una decisione importante senza aver prima pregato. Fu devoto anche del nostro padre Marco d'Aviano, chiedendo fin dal 1912 al Papa la sua beatificazione e visitando, durante la sua visita di Pordenone, già da Imperatore, nel marzo del 1918, la sua casa natale e il battistero nel duomo di Aviano, edificando tutti con la sua profonda pietà (padre Venanzio Renier, in "Il Popolo" 3 ottobre 2004, p. 24). I testimoni del processo di beatificazione ricordano alcuni episodi della sua vita: Carlo salvò la vita ad uno dei suoi ufficiali quando questi finì nell'Isonzo del tutto ubriaco. Fece ricoverare un soldato impossibilitato a marciare nella Val d'Astico a causa delle vesciche alle gambe. Si indispose, perché presso il reggimento si dava poca importanza al culto divino; richiedeva che nelle divisioni, anche durante le battaglie, si desse la possibilità di partecipare almeno una volta al mese alla santa messa e di ricevere i santi sacramenti. Contrariamente alle calunnie che si stanno diffondendo ora in Austria, si oppose all'uso dei gas asfissianti, contrastando il capo del comando tedesco sul fronte orientale. Divenuto Imperatore, fin dall'inizio, concepì la sua carica come servizio santo ai suoi popoli. La sua principale preoccupazione era di seguire la vocazione del cristiano alla santità nella sua azione politica (Giovanni Paolo II). Da imperatore egli assunse automaticamente anche il comando supremo dell'esercito, presenziando più sul fronte che nella relativa sede. Sceglieva come ministri uomini non favorevoli alla guerra. Ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa, il suo pensiero andava all'assistenza sociale (Giovanni Paolo II), istituì un ministero per gli affari sociali e quello della sanità, promuoveva la legislazione a favore dei lavoratori e dei poveri che tutelava ed aiutava anche personalmente, controllava i prezzi, introdusse le pensioni, lottò contro la corruzione e l'usura, proibì i duelli allora assai diffusi; nel 1917 concesse un'amnistia generale per rimediare alle ingiustizie commesse dai tribunali. Per calmare le rivendicazioni nazionalistiche ed autonomistiche all'interno dell'Impero cercò di riorganizzare l'impero secondo un modello federale; era, come ha detto il postulatore del suo processo di beatificazione, un vero uomo di pace che cercava di far convivere nella pace le nazioni del suo impero - esempio questo per l'Europa unita -, ma, tra gli altri, i socialisti boemi vi si opposero (Chudoba, 473, 484), e, una volta distrutto l'impero, rimase sguarnito il cuore dell'Europa, rendendovi possibile la successiva penetrazione del comunismo (cfr. Svetlo 2004, 43, 11). Cercò di promuovere l'iniziativa di pace di Benedetto XV (Giovanni Paolo II). D'intesa con la Francia, iniziò nel 1917, all'insaputa dei tedeschi, trattative per la pace, anche separata, vanificate, però, dal ministro Czernin, fautore della guerra, voluta soprattutto dai tedeschi. Anche sotto questo aspetto viene ora calunniato da alcuni, quasi avesse potuto risparmiare molte vite imponendo fine alla guerra. La verità è che i suoi piani di pace che prevedevano notevoli sacrifici per l'Austria vennero fatti fallire dalla massoneria che influì sugli alti gradi militari, gli stessi che poi lo tradiranno. Tutte le accuse contro di lui, probabilmente alimentate dalla massoneria internazionale (che sarebbe stato inesperto, incapace, alcolizzato, succube della moglie) non hanno riscontro nelle fonti e negli archivi storici (Avv., l.c.). Diede disposizioni per la cura dei feriti. Pianse sopra il cadavere di un soldato dilaniato da uno shrapnel. Dilagando la fame, si accontentava delle razioni belliche di cibo e della sua qualità scadente. Fu contrario all'idea tedesca di bombardare le città italiane dagli aerei e dai sommergibili, per risparmiare le popolazioni civili ed anche per evitare l'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America guidati dal presidente Wilson, come invece avvenne. Durante l'anno della capitolazione 1918, l'11 novembre, firmò un manifesto in cui riconosceva in anticipo qualsiasi forma statale che avrebbero inteso scegliere la Germania e l'Austria, e rinunciando ad una sua partecipazione in essa, istituendo Consigli Nazionali, senza abdicare però - un'abdicazione gli avrebbe garantito ricchezza e comodità -, pur revocando il mandato al proprio governo. Ma il 12 dicembre la monarchia venne dichiarata deposta e Carlo fu costretto a lasciare Vienna e a rifugiarsi in un castelletto distante 20 km, quello di Eckau. Carlo recitava ogni sera il Te Deum ed il 31 dicembre lo fece cantare per ringraziare Dio per la pace raggiunta in quell'anno. Il 23 marzo 1919 la famiglia imperiale dovette partire per la Svizzera ed il 3 aprile di quell'anno il governo austriaco lo costrinse all'esilio e tutta la sua proprietà veniva confiscata. Carlo, incoraggiato dai politici, militari, dalla gente e soprattutto dal papa Benedetto XV, tentò due volte di ripristinare la monarchia in Ungheria, ma senza successo, concludendo che le vie del Signore non sono le nostre vie.

 

5. La morte santa

Il 19 novembre 1921 raggiunse l'isola portoghese di Madeira, notando subito due torri di una chiesa della quale intuì che fosse un santuario mariano; difatti era la cattedrale della Nossa Senhora do Carmo, chiesa, nella quale sarebbe stato sepolto pochi mesi dopo. Durante i cinque mesi di vita che gli rimasero Carlo si fece notare per la cordialità e l'affabilità che entusiasmò gli abitanti. Morì in totale povertà. Ai suoi funerali accorsero trentamila persone. Nel decreto della Congregazione delle Cause dei Santi sulle sue virtù eroiche si legge: Servì il suo popolo con giustizia e devozione, cercò la pace, aiutò i poveri, coltivò la vita spirituale (Renier, loc.cit.).

 

III

1. Non c'è società giusta contro la Chiesa

La Chiesa è Comunione dei Santi, comunione di persone consacrate a Dio nel battesimo che condividono i beni spirituali in qualità di Chiesa militante in terra, di Chiesa in stato di purificazione nel purgatorio e di Chiesa trionfante nella pace eterna dei cieli, dove i santi, come dobbiamo esserlo tutti noi (LG V), ci hanno preceduto con il loro esempio e da dove ci aiutano con la loro intercessione. Siamo popolo regale di Dio (LG 36), membra di Cristo Re e figli di Maria Santissima Regina, nel grande "impero" mondiale della Chiesa cattolica, contro la quale si sollevano continuamente le onde delle lotte e persecuzioni (cfr. Mt 16,18). Ma l'unica pace vera è Cristo (Gv 14,27; Ef 2,14.17), è la Chiesa (Gv 11,2; 17,21). Non vi può essere società umana giusta ed in pace indipendentemente o contro la Chiesa. Sempre tenendo presente che ci troviamo qui in esilio, perché la nostra patria è nei cieli (Fil 3,20), presso il Padre (Mt 6,9).

 

2. Far regnare Cristo

San Paolo scrive che bisogna che Cristo regni, finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte… E quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti (1Cor 15,25-26.28). Far regnare Cristo vuol dire permeare tutta la vita privata e pubblica dell'amore di Dio che consiste nell'osservare i suoi comandamenti che non sono gravosi (1Gv 5,3). Il beato Carlo ci insegna come sottomettersi a Dio, per farlo regnare qui in terra e quindi per regnare con Lui in cielo. Di Cristo, nostra Via, Verità e Vita (Gv 14,6), scrive san Paolo: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo (2Tm 2,11-12).

 

3. La via dei santi è la volontà di Dio

È la via dei santi: quella della volontà di Dio, della vita in grazia, di cui fanno parte le virtù cristiane, della vita di preghiera, del culto di Dio, del sacrificio, della croce, dall'amore del prossimo.

 

 

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Inserito il 15 gennaio 2005

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