UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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Spiritus est veritas (1Gv 5,6)

Omelia alla messa di apertura del XXXII Convegno degli Amici di Instaurare il 25 agosto 2004 nel Santuario di Madonna di Strada a Fanna (Pn)

di don Ivo Cisar

 

I

1. Lo Spirito Santo è verità

San Giovanni Apostolo ha nella sua prima lettera un'espressione lapidaria: to pneuma estin he aletheia - SPIRITUS EST VERITAS (1Gv 5,6). La Volgata traduce: Et Spiritus est qui testificatur quoniam Christus est veritas. Difatti Cristo definì se stesso come Verità: "Io sono la Via, la Verità e la Vita" (Gv 14,5). Sembra che l'attributo di verità si addica solo a Cristo, in quanto il Verbo, "Immagine del Padre" (Col 1,15), procede dal Padre "secundum operationem intellectus", non allo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio "secundum operationem voluntatis seu amoris".

 

2. L'atto nozionale dello Spirito Santo è l'amore

Stiamo dicendo che il Figlio e lo Spirito Santo procedono "secundum operationem", ossia "per modo di", perché tutte le persone divine pensano ed amano, non sarebbe esatto dire che sia solo il Figlio che pensa e solo lo Spirito Santo che ama; l'atto di pensare e di volere di tutte le persone divine si chiama atto essenziale, mentre la spiegazione teologica si riferisce agli atti c.d. nozionali, in quanto propri, esclusivi, distintivi di una persona divina, e l'atto nozionale dello Spirito Santo, per modo del quale Egli procede ed opera, è l'amore, che è unitivo. In noi lo Spirito Santo opera la santificazione, e per questo si chiama "Santo", perché la santità sta nella volontà, nella carità (cfr. san Tommaso, Summa theol. Ia, qu. 36 a. 1), la carità prima di tutto verso Dio Padre (cfr. 1Gv 5,3), poi verso le membra mistiche del Figlio, infine verso tutti, in quanto chiamati ad esserlo.

 

3. Lo Spirito di verità

Tuttavia la Rivelazione attribuisce la verità anche allo Spirito Santo. Gesù nell'Ultima Cena parla ripetutamente dello "Spirito di verità", to pneuma tes aletheias (Gv 14,17; 15,26; 16,13). Lo Spirito Santo viene chiamato Spirito di sapienza e san Tommaso d'Aquino scrive che lo Spirito Santo è di infinita sapienza e che non può errare (Summa theol. IIIa, qu. 14, a. 4 in corp.). Per capire come lo Spirito Santo sia Spirito di verità bisogna sapere che la verità è una nozione non "relativa"  ("relativistica") e soggettiva, ma relazionale ossia la verità sta in una relazione: la verità viene definita come adaequatio rei et intellectus, e si chiama "logica" quando l'intelletto umano ossia la nostra conoscenza corrisponde alla realtà e si chiama "ontologica" quando la realtà corrisponde all'Intelletto divino; questa fonda quella e la sua oggettività. La nostra conoscenza è vera, è nella verità, se apprende le cose come sono secondo il pensiero ed il volere di Dio. Per questo Gesù dice del diavolo: "non si mantenne nella verità" (Gv 8,44), mentre chiede al Padre per i discepoli: "custodiscili dal maligno,…santificali nella verità" (Gv  17,15.17). Perciò Egli promette di inviare lo Spirito Santo, perché "ricordi ed insegni ai discepoli tutto quello che aveva detto loro, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto quello che avrà udito dal Padre e dal Figlio" (Gv 14,26; 16,13-15).

 

4. Lo Spirito agisce secondo la libertà di Dio

Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, è, come ogni persona divina, una relazione sussistente ed è identico nella sostanza al Padre ed al Figlio ed uguale a Loro. Come il Figlio non dice e non fa che quel che fa il Padre (Gv 5,19), così lo Spirito Santo non può dire, ricordare, insegnare se non quello che sente e riceve dal Padre e dal Figlio. Quando si pensa e dice oggi - riferendosi alle parole di Gesù a Nicodemo: "Il vento soffia dove vuole, senti la sua voce, ma non sai da dove viene e dove va" (Gv 3,8) - che lo Spirito Santo sia imprevedibile, quasi improvvisasse, e quindi agisce anche oltre i confini visibili della Chiesa, bisogna sapere che l'imprevedibilità dello Spirito Santo è quella dei "giudizi insondabili e delle vie impenetrabili del Signore"  (Rm 11,33), non che lo Spirito Santo agisca a capriccio, in maniera irrazionale; lo Spirito Santo agisce non secondo la falsa libertà sregolata umana, ma secondo la libertà di Dio che è Amore (1Gv  4,8.16), per condurre al Figlio ed al Padre.

 

5. La volontà segue l'intelletto

Difatti, la volontà è appetitus rationalis; la volontà non è un sentimento irrazionale, ma segue l'intelletto (san Tommaso, Summa theol. Ia, qu. 36 a. 2 in corp.: "Non aliquid amamus nisi secundum quod conceptionem mentis apprehendimus"); così lo Spirito Santo viene descritto anche come Spirito del Figlio (2Cor 3,17-18; Gal 4,6). Diffuso nei nostri cuori come carità (Rm 5,5), Egli grida "Abbà, Padre" (Gal 4,6), scolpendo in noi l'immagine di Dio secondo i tratti di Gesù Cristo e facendoci progredire in quella somiglianza (2Cor 3,18).

 

6. Lo Spirito attrae verso il Padre e il Figlio

Ma Egli non solo comunica la verità, in direzione dell'intelletto che nella conoscenza  trae l'oggetto in sé ed in qualche modo lo riproduce - questo avviene nella Rivelazione fatta dal Figlio, in quanto nostro Maestro (Mt 23,10) -, ma lo Spirito Santo, operando secondo l'amore (Rm 5,5) che si porta fuori di sé verso l'oggetto voluto, attrae verso il Figlio e verso il Padre, completando così l'opera di Cristo; per questo Cristo l'ha inviato alla Chiesa. Si potrebbe dire che Cristo è la Verità che esce dal Padre, dal quale è stato inviato nel mondo, mentre lo Spirito Santo è Verità che rientra nel Figlio e nel Padre, attira, attrae in Loro, secondo come scrive san Paolo: "perché abbiamo l'accesso attraverso il Figlio al Padre in un solo Spirito" (Ef 2,18). I Padri Orientali della Chiesa paragonano lo Spirito Santo ad una catena che ci tira in alto, elevandoci verso il Padre ed il Figlio; oggi potremmo paragonarlo all'ascensore. La verità che è lo Spirito Santo è quindi anche Legge, espressione del volere del Padre.

 

7. Maestro interiore

A tal fine lo Spirito Santo viene chiamato da sant'Agostino "portinaio che apre la porta, alla quale si è paragonato [Gv 10,7] Cristo-Verità" (v. Sul sacerdozio, 280 s.). Lo fa "insegnando tutta la verità" (Gv 14,26; 16,13) mediante il lumen fidei, per cui viene chiamato anche "Maestro interiore": quel che Cristo ci dice all'orecchio, perché fides ex auditu (Rm 10,17), lo Spirito Santo ce lo fa capire ed accettare dal di dentro, nella mente e nel cuore, con la sua luce interiore, con la logica divina, con la luce della fede: per questo Gesù dice che lo Spirito Santo gli "renderà testimonianza" (15,26; cfr. 1Gv 5,6) e san Giovanni scrive che le tre persone divine si rendono testimonianza a vicenda (1Gv 5,8 lat.); difatti il Padre fa capire Cristo (Mt 16,17), lo rivela (Mt 11,25-17), e lo fa mediante lo Spirito Santo, nel quale Gesù esultò quando stava per parlare della Rivelazione (Lc 10,21).

 

II

1. Conoscere e volere come Dio conosce e vuole

Da quanto abbiamo detto, segue: a) Per trovarci e rimanere nella verità occorre conoscere (e volere) tutto come Dio lo conosce (e vuole), ossia come lo pensa e vuole, e questo ci viene comunicato nella Rivelazione divina che ha il suo vertice e la pienezza in Cristo, nel Quale è definitiva (Eb 1,1s).

 

2. Nella Chiesa il Magistero della fede e della morale

La Rivelazione viene comunicata, amministrata (1Cor 4,1) nella Chiesa, animata dallo Spirito Santo (LG 7), mediante il Magistero (LG 12a; DV 10): bisogna attenersi a questo - Magistero della fede e della morale - per trovarsi nella verità. San Clemente Romano scrive che gli apostoli erano dotati di perfetta conoscenza (42,1; 44,1: RJ 20, 21). La nostra fede è apostolica, come professiamo nel Credo e si recita nel Canone romano della santa messa.

 

3. Magistero nella predicazione

Il Magistero si esercita nella predicazione, vera "parola di Dio" (1Ts 2,13 [cfr. LG 12a]), per amministrare la quale san Paolo richiede la fedeltà che la rende autentica (1Cor 4,2), la purezza di cuore (Mt 5,8) e la stabilità: "fondati e fermi nella fede" (Col 1,23), ossia nella verità e nella legge divina.

 

4. La perdita della fede comporta la perdita della ragione

Oggi, perduta la fede si è perduta anche la ragione: domina l'illogicità, l'incoerenza, l'irrazionalità, l'emotività, succube delle mode, la fede è ridotta modernisticamente al sentimento, alle sensazioni epidermiche, si corre dietro agli esotismi, si è prede della creduloneria, dell'ingenuità, e perciò si è "come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore", come scrive san Paolo (Ef 4,14). Gesù ci dice: "Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?" (Lc 12,57) e san Giovanni apostolo aggiunge che abbiamo l'Unzione che è veritiera, ossia lo Spirito Santo (1Gv 2,27: "lui!"). E san Paolo descrive l'odierno stato: "Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole" (2Tm 4,3-4) Per contro san Pietro attesta. "Non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza" (2Pt 1,16) E san Giovanni Apostolo scrive: "Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato, e ciò che le nostri mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita..., quello lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi" (1Gv 1,1-3) Noi siamo in comunione con Gesù Cristo attraverso la comunione della fede apostolica. La vera Chiesa di Cristo è veritiera.

 

5. Solo la verità fonda la carità

Ed è anche veridica: lo Spirito Santo anima la Chiesa e rende testimoni di Cristo gli Apostoli. Se da un lato dobbiamo "vivere secondo la verità nella carità" (Ef 4,15), ne segue anche che la prima e massima opera della carità o opera di misericordia è quella di comunicare la verità. San Giovanni scrive nella sua seconda lettera che egli, assieme a tutti coloro che hanno conosciuto la verità, "ama nella verità", e che riceviamo la grazia misericordiosa da Dio Padre "nella verità e nella carità" (2Gv 1.3). Solo la verità fonda la carità. Non ci può essere carità senza la verità. Come rileva san Tommaso d'Aquino, è un'opera di amicizia comunicare la verità nello Spirito Santo, che rivela i divini misteri (1Cor 2,9-10) e parla in noi (Mt 10,20), come ha parlato per mezzo dei profeti (Summa contra Gentiles IV, 21).

 

6. La Chiesa, unità nella carità, poggia sull'unità nella fede

Ne segue che non c'è carità, anche e soprattutto quella ecumenica, senza la verità. La Chiesa, unità nella carità, poggia sull'unità della verità, sull'unità della fede: "Un solo corpo, un solo Spirito..., un solo Signore, una sola fede" (Ef 4,4-5). E l'unità della fede è garantita visibilmente dall'unico Pastore, Successore di Pietro che ha professato, ispirato, la fede in Gesù Cristo (Mt 16,16-17; Gv 6,63), ed è garantita invisibilmente dallo Spirito Santo che è Verità.

 

 

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