UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
Venezia | Belluno | Bolzano | Gorizia | Mantova | Padova | Pordenone | Treviso | Trieste | Udine | Verona | VicenzaVittorio Veneto

 

 

L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

10 DICEMBRE

SAN MELCHIADE, PAPA E MARTIRE

 

La Chiesa celebra in questo giorno la commemorazione del santo Papa Melchiade. Questo illustre Pontefice, che sant'Agostino chiama il vero figlio della pace di Gesù Cristo, il degno Padre del popolo cristiano, salì sulla Santa Sede nel 311 mentre il fuoco della persecuzione era ancora nel suo pieno furore: per questo egli è onorato della qualifica di Martire, come parecchi altri suoi predecessori che, pur non avendo, è vero, sparso il proprio sangue per il nome di Gesù Cristo, hanno tuttavia partecipato alla gloria dei Martiri a motivo delle sofferenze e delle persecuzioni che dovettero sopportare insieme con tutta la Chiesa del loro tempo. Ma il Pontificato di san Melchiade presenta questo di notevole che, avendo affondato le sue radici nella tempesta, si è concluso nella pace. Fin dal 312 Costantino rese la libertà alle Chiese; e Melchiade ebbe la gloria di veder sorgere l'era della prosperità temporale dei figli di Dio. Morì nel 314. Ora il suo nome risplende nel Ciclo liturgico, e ci annuncia la Pace che presto discenderà dal cielo.

Degnati dunque, o Padre del popolo cristiano, di supplicare per noi il Principe della Pace, affinché, venendo in noi, distrugga ogni agitazione, calmi ogni resistenza, e regni padrone sui nostri cuori, sulle nostre menti e sui nostri sensi. Chiedi anche la Pace per la santa Romana Chiesa, di cui fosti lo sposo, e che ha custodito la tua memoria fino ad oggi; guidala sempre dall'alto dei cicli e ascolta le preghiere che ti rivolge.

PREGHIAMO

Pastore eterno, guarda favorevolmente il tuo gregge, e custodiscilo sotto la tua perpetua protezione per il Beato Melchiade, tuo Martire e Sommo Pontefice che hai costituito Pastore di tutta la Chiesa.

 

* * *

 

Consideriamo la purissima Maria che riceve la visita dell'Angelo Gabriele e concepisce nel suo casto seno il Creatore dell'universo, il Redentore dell'umanità. Ma per meglio gustare il frutto di così sublime mistero, prestiamo devoto orecchio al serafico san Bonaventura il quale, nelle sue ineffabili Meditazioni sulla vita di Nostro Signore narra con una unzione che nulla potrebbe uguagliare, magnifiche scene del Vangelo alle quali pare che lo Spirito Santo l'abbia fatto assistere.

"Ora, dopo che fu giunta la pienezza del tempo nel quale la suprema Trinità aveva stabilito di provvedere con l'Incarnazione alla salvezza del genere umano, verso il quale si sentiva portata da una estrema carità, allorché la beata Vergine Maria fu tornata a Nazareth, il Dio onnipotente, nella sua misericordia e acconsentendo alle pressanti sollecitazioni dello Spirito Santo, chiamò l'Angelo Gabriele e gli disse: 'Va' a trovare la nostra diletta figlia Maria, sposa di Giuseppe, colei che è la più cara fra tutte le creature; dille che il mio Figliuolo ha desiderato la sua bellezza e se l'è scelta per Madre, e pregala che lo accetti con gioia, poiché mediante essa ho stabilito di compiere la salvezza di tutto il genere umano, e voglio dimenticare l'ingiuria a me fatta'.

Levandosi dunque Gabriele, lieto e contento, si parti dal cielo, e sotto sembianze umane, in un istante fu davanti alla Vergine Maria, la quale allora si trovava nella stanza da letto della sua casetta. Ma non volò così rapido da non essere preceduto da Dio: e trovò ivi la santissima Trinità che prevenne il suo messaggio. Allorché dunque fu entrato dalla Vergine Maria, Gabriele, il suo fedele Paraninfo, le disse: Ave, piena di grazia; il Signore è con te: tu sei benedetta fra tutte le donne. Ma essa turbata, non rispose parola: non già che fosse turbata di un colpevole turbamento, né della visione dell'Angelo, poiché era solita vederne spesso; ma, secondo le parole del Vangelo, fu turbata per il linguaggio da lui usato, poiché non era solito salutarla in quel modo.

Orbene, siccome in quel saluto si vedeva complimentata di tre cose, non poteva, quell'umile donna, non turbarsi. Infatti, la si complimentava perché era piena di grazia, perché il Signore era con lei e perché era benedetta sopra tutte le donne; ma l'umile non può ascoltare il suo elogio senza arrossire e turbarsi. Cosicché il suo turbamento derivò da un onesto e virtuoso pudore. Cominciò quindi a temere e a dubitare che fosse veramente così: non già che credesse l'Angelo capace di non dire il vero, ma perché è proprio degli umili non riflettere mai sulle loro virtù, ma di pensare piuttosto ai loro difetti, onde poter sempre progredire, stimando sempre piccola la loro grande virtù e grandi i loro piccoli difetti. Così dunque, come donna prudente ed accorta, timida e modesta, la Vergine non rispose nulla. E infatti che avrebbe risposto? Impara anche tu, sul suo esempio, ad osservare il silenzio e ad amare la taciturnità, poiché molto apprezzabile ed utile è tale virtù. Cosicché ella ascoltò due volte prima di rispondere una sola volta, poiché è abbominevole cosa per una vergine essere chiacchierona.

Conoscendo dunque l'Angelo il motivo del suo dubbio, le disse: 'Non temere, Maria, non arrossire delle lodi che ti ho fatte, poiché è così, anzi, non solo tu sei piena di grazia, ma l'hai riacquistata e ritrovata con Dio per tutto il genere umano. Infatti ecco che concepirai e partorirai il Figlio dell'Altissimo. Colui che ti ha scelta per essere la Madre sua salverà tutti coloro che spereranno in lui'. Allora essa rispose, senza tuttavia confessare o negare l'esattezza delle lodi che le erano state fatte: vi era infatti un altro punto sul quale voleva essere rassicurata; riguardo cioè alla sua verginità che soprattutto aveva timore di perdere. Interrogò quindi l'Angelo sul modo di tale concezione dicendo: 'Come avverrà ciò, se io ho consacrato in perpetuo la mia verginità al Signore, per non conoscere mai uomo?'. E l'Angelo le disse: 'Avverrà per opera dello Spirito Santo, il quale ti adombrerà in maniera del tutto speciale, e per sua virtù concepirai, salva restando la tua verginità; per questo il figlio tuo sarà chiamato Figlio di Dio: poiché nulla è impossibile a lui. Guarda Elisabetta tua cugina: per quanto fosse molto avanzata in età e sterile, sono già sei mesi che ha concepito un figlio per virtù di Dio'.

"Considera, per la gloria di Dio, e medita come sia presente qui tutta la Trinità, ad attendere la risposta e il consenso di quella sua singolare Figlia e a guardare con amore e compiacenza la sua modestia, i suoi costumi e le sue parole. Contempla Gabriele che sta inchinato e riverente dinanzi alla sua Signora, con il viso tranquillo e sereno, ad eseguire fedelmente la sua ambasciata e ad osservare attentamente le parole della sua dilettissima Signora onde poterle rispondere esattamente, e compiere in quell'opera meravigliosa la volontà del Signore. Considera come la Vergine resta timida e umile, con il viso coperto di pudore, quando è così d'improvviso intervistata dall'Angelo. Alle parole di quest'ultimo non si innalza né si esalta. Anzi, siccome sente dire di sé cose tanto sublimi come mai furono dette, attribuisce tutto alla grazia divina. Impara dunque, sul suo esempio, ad essere modesto ed umile, poiché senza questo la verginità vale ben poco. Eccola che gioisce, la prudentissima Vergine, e acconsente alle parole udite dalla bocca dell'Angelo. Allora, come è riferito nelle sue Rivelazioni, si mise in ginocchio, con profonda devozione, e con le mani giunte disse: 'Ecco la serva del Signore: sia fatto di me secondo la tua parola'. Così dunque il Figlio di Dio entrò subito e tutto e senza ritardi nel seno della Vergine, e vi prese carne, mentre rimase pure tutto nel seno del Padre.

Allora anche Gabriele si mise in ginocchio con la sua Signora e Padrona, e poco dopo alzandosi con lei, inginocchiandosi quindi nuovamente e dicendole addio, scomparve; dopo di che, tornando nella sua patria, raccontò tutto; e vi fu in cielo nuova allegrezza, nuova festa e nuova esultanza come non mai. La Vergine da parte sua, tutta infiammata e più del solito bruciante d'amore, per Dio, sentendo di aver concepito, rese grazie, in ginocchio, di così gran dono, supplicando umilmente e devotamente lo stesso Signore Iddio che si degnasse di istruirla di modo che, tutto ciò che sarebbe Stato necessario fare circa il figlio suo, potesse farlo senza difetti".

Così ha parlato il Dottore Serafico. Adoriamo profondamente il nostro Creatore, nello stato al quale l'hanno ridotto il suo amore per noi e il desiderio di sovvenire alla nostra miseria; e salutiamo anche Maria, la Madre di Dio e nostra.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 290-293

 

 

Inizio Pagina

Torna a dom Guéranger