UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

12 DICEMBRE

 

Consideriamo la purissima Maria che ha concepito nel suo seno il Verbo di Vita ed è tutta ripiena dei sentimenti che le ispira la sua profonda religione verso il sommo Signore e la sua ineffabile tenerezza di madre verso un tale figlio. Ammiriamo così alta dignità, rendiamole omaggio, e glorifichiamo la Madre d'un Dio. In essa si compie la profezia d'Isaia: Una Vergine concepirà e partorirà un Figlio; oracolo che gli stessi Gentili avevano misteriosamente raccolto, e così la gloria della città di Chartres che ha dedicato un altare alla Vergine partoriente, Virgini pariturae, lungi dall'essere dubbia, come parve agli occhi d'un secolo ancor più ignorante che razionalista, dev'essere ugualmente attribuita a parecchie altre città dell'Occidente. Ma chi potrebbe narrare la dignità di questa Vergine che porta nelle sue viscere benedette la Salvezza del Mondo? Se Mosè, uscendo da un semplice colloquio con Dio, apparve agli occhi del popolo d'Israele con il capo circondato dai raggi della maestà di Jahvé (Es 34,29-35), quale aureola doveva circondare Maria, che racchiudeva in sé, come un cielo vivente lo stesso sommo Signore? Ma la divina Sapienza mitigava quello splendore agli occhi degli uomini, affinché l'umiltà che il Figlio di Dio aveva scelta come il mezzo per manifestarsi ad essi, non fosse fin dall'inizio annientata dalla gloria prematura che avrebbe dovuto risplendere nella Madre sua.

I sentimenti del Cuore di Maria in quei nove mesi della sua ineffabile unione con il Verbo divino ci sono descritti nel sacro Cantico, allorché la Sposa dice nel suo amore: "Eccomi posta all'ombra di Colui che desideravo, e il suo frutto è dolce alla mia bocca; se dormo, il mio cuore veglia. La mia anima si scioglie al rumore della voce del mio Diletto; io sono sua ed egli è mio, Colui che si pasce tra i gigli della mia verginità, fino a quando spunti il giorno della sua Natività, e scompaiono infine le ombre del peccato". Ma spesso ancora, troppo debole nella sua mortalità per sostenere l'amore che l'opprime, esclama alle anime pie sue compagne: "O figlie di Gerusalemme, copritemi di fiori, circondatemi di frutti odorosi, poiché languisco d'amore". - "Queste dolci parole - dice il venerabile Pietro di Celle in un suo Sermone per la Vigilia di Natale - queste dolci parole sono della Sposa che abita nei giardini, e che vede appressarsi il tempo del suo divino parto. Che c'è di più amabile fra tutte le creature di questa Vergine, l'amante del Signore, ma innanzitutto amata da lui? È essa che, nel Cantico, è chiamata la cerva per sempre amata. Che c'è ancora di più amabile del Figlio di Dio, nato eternamente ed eternamente amato; formato - come dice l'Apostolo - alla fine dei tempi, nel seno della diletta e divenuto, secondo l'espressione del Cantico, il cerbiatto oggetto della sua tenerezza? Cogliamo dunque, e prepariamo i nostri fiori per offrirli al figlio, e alla Madre. Ma ecco i fiori che dobbiamo presentare in modo speciale alla Vergine: purifichiamo e rinnoviamo i nostri corpi mediante Gesù che dice di essere il Fiore del campi e il Giglio delle valli, e sforziamoci di accostarci a lui mediante la castità. Quindi, difendiamo il fiore della purezza da ogni contatto estraneo, poiché essa si sciupa e appassisce in un istante se la si espone al minimo soffio. Laviamoci le mani per offrirlo nell'innocenza; e con un cuore puro e un corpo casto, con una bocca santificata e un'anima intatta cogliamo nel giardino del Signore i fiori nuovi, per la nuova Natività del nuovo Re; adorniamo di questi fiori la Santa delle Sante, la Vergine delle Vergini, la Regina delle Regine, la Signora delle Signore, per meritare di partecipare anche noi al suo divino Parto".

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 296-297

 

 

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