UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

12 MARZO

SAN GREGORIO MAGNO,
PAPA E DOTTORE DELLA CHIESA

 

Il nome.

Fra tutti i pastori che Gesù Cristo diede alla Chiesa universale, nessuno superò i meriti e la fama del santo Pontefice che oggi veneriamo. Il suo nome è Gregorio, che significa vigilanza; il suo qualificativo Magno, che già gli era dato prima che san Gregorio VII salisse sulla Sede di san Pietro. Questi due grandi Papi sono fratelli, ed ogni cuore cattolico li circonda del medesimo amore e d'una comune ammirazione.

 

Il moderatore della sacra Liturgia.

Colui del quale onoriamo la memoria è già conosciuto da quei fedeli che si studiano di seguire la Chiesa nella sua Liturgia. Ma le sue fatiche intorno al servizio divino, in tutto il corso dell'anno, non si limitarono ad arricchire gli Uffici d'alcuni cantici ; l'intera Liturgia Romana lo riconosce per il suo principale organizzatore. Fu lui a raccogliere ed ordinare le preghiere ed i riti istituiti dai suoi predecessori, e quindi a dare loro la forma che hanno attualmente. Similmente il canto ecclesiastico ricevette da lui l'ultimo perfezionamento; la diligenza del santo Pontefice nel raccogliere le antiche melodie della Chiesa per disciplinarle, e disporle secondo l'occorrenza del servizio divino, legò per sempre il suo nome a quella grande opera musicale che tanto efficacemente contribuisce a preparare l'animo del cristiano alla venerazione dei Misteri ed al raccoglimento della pietà.

 

Il Dottore.

Ma l'attività di Gregorio, non si limita a queste cure, che basterebbero da sole a rendere immortale un Pontefice. Quando egli fu dato alla cristianità, la Chiesa latina si gloriava di tre grandi Dottori: Ambrogio, Agostino e Girolamo; la scienza di Gregorio le serbava l'onore d'aggiungere il nome suo al loro. L'intelligenza delle sacre Scritture, la penetrazione dei divini misteri, l'unzione e l'autorità, segno dell'assistenza dello Spirito Santo, apparivano nei suoi scritti in tutta la pienezza; e la Chiesa si rallegrò d'avere una nuova guida nella sacra dottrina.

La venerazione per tutto ciò che usciva dalla sua penna pre­servò dalla distruzione l'immensa sua corrispondenza; ed è facile costatare in essa che non v'è un punto del mondo cristiano che non sia stato osservato dal suo infaticabile sguardo; non una sola questione religiosa, locale e personale, nell'Oriente e nell'Occidente, che non abbia sollecitato il suo zelo e dove non sia intervenuto come pastore universale. Eloquente lezione data dagli atti d'un Papa del VI secolo ai novatori che osarono affermare che la prerogativa del Romano Pontefice non aveva altra base se non negli apocrifi documenti risalenti a due secoli dopo la morte di san Gregorio!

 

L'Apostolo.

Sulla Sede Apostolica apparve l'erede degli Apostoli, non solo come depositario della loro autorità, ma come continuatore della loro missione di chiamare interi popoli alla fede. Sta ad attestarlo, l'Inghilterra, che, se conobbe Gesù Cristo, e per tanti secoli meritò l'appellativo di "Terra dei Santi", lo deve unicamente a san Gregorio, il quale, mosso a compassione degli Angli, di cui voleva fare, a suo dire, degli Angeli, nel 596 mandò in quell'isola il monaco Agostino insieme a quaranta compagni, tutti figli, come lui, di san Benedetto. Il Papa visse abbastanza a lungo, per raccogliere su quel suolo la messe evangelica. Piace vedere l'entusiasmo del santo vegliardo, quando ci descrive "l'Alleluia e gl'Inni romani ripetuti in una lingua avvezza a barbari canti, l'Oceano spianarsi sotto i piedi dei santi, e maree d'indomiti popoli placarsi alla voce dei sacerdoti!" (Morali di Giobbe, l. 27, c. 11).

 

Il Santo.

Ma, come descrivere le virtù che fecero di Gregorio un prodigio di santità? Il disprezzo del mondo e dei beni, che gli fecero cercare un asilo nell'oscurità del chiostro? l'umiltà che lo portò a fuggire gli onori del Pontificato, sino a che Dio stesso rivelò con un prodigio il nascondiglio di colui, le cui mani erano tanto più degne di tenere le chiavi del cielo, quanto più ne sentiva il peso? lo zelo per tutto il gregge, di cui si considerava lo schiavo e non il padrone, onorandosi del titolo di servo dei servi di Dio? la carità verso i poveri, che ebbe gli stessi limiti dell'universo? l'infaticabile sollecitudine, cui nulla sfugge ed a tutto sovviene, alle pubbliche calamità, ai pericoli della patria, come alle avversità particolari? la costanza e l'amabile serenità in mezzo alle più gravi sofferenze, che non cessarono di gravare sul suo corpo per tutto il tempo del suo laborioso pontificato? la fermezza nel conservare il deposito della fede e nel combattere l'errore in ogni luogo? finalmente la vigilanza sulla disciplina, che restaurò e mantenne per tanti secoli in tutta la Chiesa? Tanti servigi e tanti esempi hanno scolpito l'opera di Gregorio nella mente dei cristiani con tali impronte che non si cancelleranno mai.

 

VITA. - San Gregorio nacque a Roma verso il 540. Entrò prima nella carriera politica; divenuto poi prete di Roma, nel 571, fondò sei monasteri col suo ricco patrimonio e si fece monaco. Creato cardinale diacono nel 577, fu inviato come legato a Costantinopoli per rappresentarvi la Chiesa romana al cospetto di Tiberio. Tornato a Roma nel 584, rientrò nel suo monastero, e vi fu eletto abate. Nel 590 dovette accettare il Papato e fu consacrato a S. Pietro il 3 settembre. Col suo zelo e le sue virtù divenne l'esempio di tutto l'episcopato: ristabilì la fede cattolica là dove maggiormente aveva sofferto, represse gli eretici, inviò missionari nell'Inghilterra, difese i diritti della Chiesa, regolò il culto ed il canto liturgico, fissò le Chiese stazionali, scrisse molti commenti alle sacre Scritture. Operò molti miracoli e morì nel 604 dopo tredici anni di pontificato.

 

Preghiera per la Gerarchia.

Padre del popolo cristiano, Vicario della carità di Cristo e della sua autorità, Pastore vigilante, il popolo cristiano che amasti e servisti così fedelmente, si rivolge a te fiducioso. Tu non hai dimenticato il gregge che serba di te un sì caro ricordo; ascolta dunque oggi la sua preghiera. Proteggi e guida il Pontefice attualmente regnante sulla cattedra di Pietro e tua; illumina i suoi consigli, rinsalda il suo coraggio. Benedici tutta la gerarchia dei Pastori, che deve a te sì ammirabili precetti ed esempi. Aiutala a conservare con inviolabile fermezza il deposito della fede; soccorrila negli sforzi che fa per il rinnovamento della disciplina ecclesiastica, senza la quale regna il disordine e la confusione. Tu, che fosti eletto da Dio a regolare il servizio divino, la santa Liturgia, nella cristianità, favorisci il ritorno alle tradizioni della preghiera che un tempo s'erano affievolite in mezzo a noi e minacciavano di scomparire, e stringi sempre più il vincolo vitale delle Chiese mediante l'obbedienza alla Cattedra Romana, fondamento della fede e sorgente dell'autorità spirituale.

 

... per l'unità della Chiesa.

Tu vedesti coi propri occhi l'inizio di quello scisma che separò l'Oriente dalla comunione cattolica. Poi, ahimè! Bisanzio consumò la rottura; ed il castigo del suo delitto fu l'annientamento e la schiavitù, senza che questa seconda infedele Gerusalemme abbia ancora riconosciuta la causa delle sue sciagure. Santo Pontefice, noi ti supplichiamo che, compiuto il corso della giustizia, si compia anche quello della misericordia: che s'apra l'unico ovile alle pecorelle allontanate dallo scisma!

 

 ... per l'Inghilterra.

O Apostolo d'un intero popolo! ricordati anche dell'Inghilterra che ereditò da te la fede cristiana. Quell'isola che ti fu sì cara, e dove germogliò così abbondantemente il seme da te gettato, è diventata infedele alla Cattedra Romana, ed ogni sorta di errori albergano in lei. Quanti secoli sono ormai trascorsi da che si è allontanata dalla vera fede! In questi ultimi tempi pare che la misericordia divina si sia inclinata verso di lei. Aiuta questa nazione che generasti a Gesù Cristo, aiutala ad uscire dalle tenebre che ancora l'avvolgono. A te spetta riaccendere la fiamma che in sé ha fatto estinguere: torni a brillare quella luce, ed il suo popolo darà ancora una volta, come un tempo, eroi per la propagazione della religione e la santificazione di tutto il popolo cristiano.

 

... per tutti i fedeli.

In questo tempo di Quaresima prega anche per il gregge fedele che si applica alla penitenza, ottenendogli la compunzione del cuore, l'amore alla preghiera, l'intelligenza dei divini misteri. Leggiamo ancor oggi le Omelie che indirizzasti, in quell'epoca, al popolo di Roma; ora la giustizia e la misericordia di Dio è sempre la stessa: fa' che i nostri cuori siano presi da timore e consolati di speranza. Spesso la nostra debolezza si spaventa del rigore delle leggi che la Chiesa ci prescrive quanto al digiuno e all'astinenza; rianima di coraggio, e che nei nostri cuori sia ravvivato lo spirito di mortificazione. Sono luce i tuoi esempi e guida i tuoi insegnamenti; che la tua intercessione presso Dio ci faccia tutti veri penitenti, affinché possiamo ritrovare con la gioia d'una coscienza purificata, quell'Alleluia che ci insegnasti a cantare sulla terra e speriamo di ripetere con te per tutta l'eternità.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 845-849

 

 

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