UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

LO STESSO GIORNO
14 GENNAIO

SAN FELICE, PRETE E MARTIRE

 

Agli splendori della sua Epifania, l'Emmanuele associa in questo giorno, insieme con Ilario di Poitiers, un umile amante delle virtù della mangiatoia. Sottratto da Dio stesso alla ferocia dei persecutori, Felice non merita tuttavia meno il titolo di martire per il suo coraggio invitto nei tormenti e in una prigionia che dovevano condurre naturalmente alla morte. Già iscritto in cielo nell'armata dei soldati del Signore, egli doveva a lungo allietare e fortificare la Chiesa con l'esempio di quella mirabile povertà, di quella umiltà e di quella carità ardente che gli fanno posto accanto alla culla del Re pacifico.

Egli ha amato e seguito il Dio Bambino nella sua volontaria oscurità ed ecco che questo Re degli angeli e degli uomini, manifestato al mondo, adorato dai re, condivide con lui la gloria della sua Epifania. Concederò al vincitore di sedere con me sul mio trono, dice il Signore (Ap 3,21). In che mai più che in Felice da Nola si è realizzata sulla terra la promessa del divin Capo alle sue membra?

Una povera tomba aveva appena ricevute le spoglie mortali dell'umile prete della Campania il quale sembrava dovesse attendervi nel silenzio e nell'oscurità che tanto aveva amati, il segnale dell'Angelo nel giorno della Resurrezione. Improvvisamente molti e stupendi miracoli rendono celebre quella tomba; il nome di Felice, recato in ogni dove, opera dappertutto gli stessi prodigi di grazia. È stata appena ridata la pace alla Chiesa e al mondo dall'avvento di Costantino al trono, che da ogni parte i popoli si dilaniano; innumerevoli moltitudini accorrono alla tomba del martire; Roma stessa si spopola in certi giorni, e la via Appia antica sembra non avere altra destinazione che recare ai piedi di Felice gli omaggi, la riconoscenza e l'amore del mondo intero. Cinque basiliche non bastano più all'immenso afflusso di popolo; ne sorge una nuova, e una nuova città copre la campagna solitaria dove furono un tempo deposti i preziosi resti del martire. Per tutto il IV secolo, che a tante altre grandezze unisce quella di essere occupato per tutta la sua durata dal grande movimento dei pellegrinaggi, la città di Nola in Campania rimane per l'Occidente il principale centro, dopo Roma, di quelle manifestazioni così cattoliche della fede cristiana. "Beata città di Nola, esclama un contemporaneo, testimone oculare di quelle meraviglie, beata città, che, per san Felice, è diventata la seconda dopo Roma stessa, Roma che una volta era la prima per il suo impero e le sue armi vittoriose, ed è la prima anche oggi per le tombe degli apostoli!" (Paulini, De sancto Felice natalium carmen II).

Abbiamo citato Paolino, il cui nome è per sempre inseparabile da quello di Felice e che incontreremo nuovamente nel Tempo dopo la Pentecoste, per dare anch'egli al mondo, sotto l'ispirazione del divino Spirito, mirabili esempi di rinuncia. Nel fiore della sua brillante giovinezza, già circondato di onori e di gloria, Paolino un giorno è venuto presso la tomba di Felice; ha compreso a quella tomba la vera grandezza e penetrato la nullità delle glorie umane: il senatore romano, il console, il discendente di Paolo Emilio e di Scipione, si vota al suo vincitore; sacrificherà tutto, ricchezze, onori e patria, all'ambizione di abitare presso quella tomba; dotato d'un talento poetico ammirato in Roma, non avrà più ispirazione che per cantare ogni anno, nei giorno della sua festa, la grandezza del beato Felice, e per proclamarsi lo schiavo, l'umile portinaio del servo di Cristo. Questo è nei suoi santi il trionfo dell'Emmanuele; questa è la gloria delle membra, nei giorni in cui il divin capo sembra manifestare se stesso solo per mostrare essi, secondo la sua promessa, assisi su uno stesso trono e a ricevere come lui gli omaggi dei popoli e dei re [1].

"Questo giorno, diremo con il cantore delle tue grandezze, o Felice, è il ventesimo da quello in cui l'Emmanuele nascendo nella carne, nuovo sole vincitore delle brume, riportò la luce e fece svanire le tenebre". Il suo splendore è anche il tuo. Fa' che, riscaldati dai suoi fecondi raggi, noi abbiamo a crescere come te in lui. Ridiventati bambini presso la mangiatoia, c'è in noi il seme del Verbo: che abbia a fruttificare nell'innocenza d'un cuore rinnovato. Con te, il giogo di Cristo è leggero per i deboli; con te il Dio Bambino s'addolcisce e dà le sue carezze alle anime penitenti. Ci deve essere dunque caro anche questo giorno che ti vide nascere al cielo; perché con te, noi moriamo al mondo e nasciamo all'Emmanuele.

 


[1] Si sono attribuiti a san Felice da Nola gli Atti completamente leggendari d'un altro Felice, che sarebbe stato fratello del santo che porta lo stesso nome ed è festeggiato il 30 aprile (Anal. Boll. 14, 19-29).

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 325-327

 

 

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