UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

16 DICEMBRE

SANT'EUSEBIO,
VESCOVO DI VERCELLI E MARTIRE

 

Ai gloriosi nomi dei difensori della divinità del Verbo dei quali la Chiesa onora la memoria nel tempo dell'Avvento, viene ad associarsi da sé il nome dell'intrepido Eusebio di Vercelli. La fede cattolica, scossa nelle sue fondamenta nel IV secolo dall'eresia ariana, si mantenne in piedi per opera di quattro insigni Pontefici: Silvestro, che confermò il Concilio di Nicea; Giulio, che costituì l'appoggio di sant'Atanasio; Liberio la cui fede non venne meno e che, reso alla libertà, confuse gli Ariani; e Damaso, che finì di distruggere le loro speranze. Uno di questi quattro Papi è festeggiato dalla Chiesa nel tempo dell'Avvento: è Damaso, del quale abbiamo celebrato già la memoria. A fianco dei Pontefici romani, combattono per la divinità del Verbo quattro grandi Vescovi, dei quali si può affermare che la loro causa personale era nello stesso tempo quella del Figlio di Dio, di modo che lanciare l'anatema ad essi significava lanciarlo a Cristo stesso; tutti e quattro potenti in opere e in parole, fiaccola della Chiesa, amore del popolo fedele, invitti testimoni di Cristo. Il primo e il più grande dei quattro è il Vescovo della seconda Sede della Chiesa, sant'Atanasio, Patriarca di Alessandria; il secondo è sant'Ambrogio di Milano, che abbiamo festeggiato pochi giorni fa; il terzo è la gloria delle Gallie, sant'Ilario, Vescovo di Poitiers; e il quarto è sant'Eusebio, Vescovo di Vercelli, che dobbiamo onorare oggi. Ilario aspetta il suo turno e confesserà presto il Verbo eterno presso la sua stessa culla; quanto ad Atanasio, apparirà anch'egli a suo tempo, e celebrerà nella sua Trionfante Risurrezione Colui che egli proclamò con magnanimo coraggio in quei giorni di tenebre, in cui la sapienza umana avrebbe voluto volentieri che il regno di Cristo, dopo aver superato tre secoli di persecuzioni, non sopravvivesse a cinquanta anni di pace. Sant'Eusebio è stato dunque eletto dalla somma Provvidenza di Dio per guidare il popolo fedele alla mangiatoia, e rivelargli il Verbo divino sotto le sembianze della nostra fragile mortalità. Le sofferenze che ha subite per la divinità di Cristo sono state tali, che la Chiesa gli ha attribuito gli onori del Martirio, benché egli non abbia sparso il proprio sangue nei supplizi.

 

VITA. - Nacque in Sardegna, fu lettore della Chiesa Romana e quindi nominato vescovo di Vercelli. Fu il primo tra i vescovi d'Occidente a introdurre nella sua Chiesa i monaci per compiervi le funzioni dei chierici. Combatté l'arianesimo e andò a chiedere all'imperatore, in nome del papa Liberio, la celebrazione d'un concilio. Questo ebbe luogo a Milano. Eusebio vi si recò, ma rifiutò di unirsi ai vescovi ariani che lo fecero condannare all'esilio. Mandato a Scitopoli e deportato in seguito in Cappadocia e infine nella Tebaide, ebbe a soffrirvi molto per la fede. Alla morte dell'imperatore Costanzo poté tornare in patria, dopo essersi fermato al Concilio di Alessandria. Pubblicò allora i commenti di Origene e di Eusebio di Cesarea sui Salmi che aveva tradotti dal greco in latino. Morì il 1° agosto del 371.

 

Invitto atleta del Cristo che aspettiamo, o Eusebio, Martire e Pontefice, come sono state grandi le tue fatiche e le tue sofferenze per la causa del divino Messia! Esse ti sono parse tuttavia lievi in confronto di quanto si deve a quel Verbo eterno del Padre che l'amore ha portato a diventare, mediante l'Incarnazione, il servo della sua creatura. Noi abbiamo, verso il divin Salvatore, gli stessi obblighi tuoi. È per noi che egli nascerà da una Vergine, come per te. Prega dunque affinché il nostro cuore gli sia sempre fedele nella guerra come nella pace, di fronte alle nostre tentazioni e alle nostre inclinazioni, come se si trattasse di confessarlo davanti alle potenze del mondo. Fortifica i Pontefici della santa Chiesa, affinché nessun errore possa intaccare la loro vigilanza e nessuna persecuzione indebolire il loro coraggio. Siano essi fedeli imitatori del buon Pastore che dà la sua vita per le pecorelle, e pascolino sempre il gregge nell'unità e nella carità di Gesù Cristo.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p.  306-307

 

 

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