UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

25 NOVEMBRE

SANTA CATERINA, VERGINE E MARTIRE

 

Santa Gertrude, fin dalla sua infanzia ebbe una simpatia particolare per santa Caterina e, desiderando un giorno conoscere i suoi meriti, il Signore le mostrò la santa sopra un trono così elevato e così bello che avrebbe riempito il cielo da solo e dalla sua corona scendeva una luce di splendore meraviglioso su quelli che onoravano la santa (L'Araldo, IV, c. 57).

I Crociati del secolo XII portarono, tornando dall'Oriente, il culto della martire di Alessandria, la leggenda della quale ebbe subito una popolarità eccezionale. Sorse un Ordine cavalleresco per proteggere i pellegrini, che andavano a venerare il corpo sul Sinai e filosofi, studenti, oratori, avvocati la scelsero come patrona, mentre il decano degli avvocati ne portava con onore la bandiera e le giovani donne si organizzavano in confraternite sotto la sua protezione. Ebbe tosto il suo posto fra i santi Ausiliatori col titolo di sapiente consigliera e molte corporazioni si intitolarono a lei per il solo fatto che tutti avevano sperimentato il suo potere di intercessione presso Dio.

La leggenda ci riferisce che, messa di fronte ai sapienti e ai filosofi dell'Egitto, tutti confuse con la sua eloquenza attinta alle pagine del Vangelo. Nel Medio Evo, i grandi Maestri della Scolastica, Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, Bonaventura e i loro numerosi discepoli posero sotto la sua protezione gli studi di filosofia e di teologia e Bossuet ci mostra in parecchi celebri panegirici, come Caterina abbia fatto servire la scienza non al godimento del suo spirito, ma alla direzione dei suoi affetti a Dio, non all'affermazione della sua stima, ma al trionfo del Vangelo, non all'acquisto di beni temporali, ma alla conquista di anime a Gesù Cristo.

Lo stesso insegnamento continua a dare, non solo agli studenti delle scienze sacre e profane, ma a tutti i cristiani, mostrando, con la sua sofferenza e il martirio, che è sempre possibile vincere i piaceri e le vanità della terra, se si conta sull'aiuto della grazia di Dio, e che è veramente cosa saggia ascoltare la parola di Cristo e metterla in pratica.

 

VITA. - L'esistenza di santa Caterina non può essere messa in dubbio, ma non abbiamo alcun particolare biografico. La leggenda che ne parla non ha alcuna autorità e il culto è giunto in occidente soltanto verso il secolo IX.

Tuttavia la popolarità e la divozione per santa Caterina nel popolo cristiano sono davvero grandissime. Roma le costruì cinque chiese e tante furono le persone, che vollero averla patrona, che bisogna vedere in questo l'espressione della volontà divina, disposta ad accordare particolari grazie alla Chiesa, per l'intercessione della vergine martire di Alessandria.

 

Salita al cielo.

"O Signore che sulla sommità del Sinai desti la legge a Mosè e facesti portare dagli Angeli il corpo della tua beata vergine e martire Caterina, concedici, per i suoi meriti e per le sue preghiere, di arrivare presto alla montagna che è Cristo".

Con questa preghiera noi oggi ci rivolgiamo al Signore, mentre nella Chiesa tanti fedeli ti acclamano e chiedono la tua protezione. La nostra vita intera è un'ascesa al cielo, al Cristo il quale, salito al cielo nel giorno dell'Ascensione, ci invita a seguirlo e a raggiungerlo. In questo cammino possiamo essere trattenuti dai piaceri ingannatori, o dalla minaccia di persecuzioni o anche dal solo timore dello sforzo e della tentazione da vincere. Tu hai superato l'incantesimo delle gioie terrestri, la paura delle minacce, il dolore dei supplizi con la semplicità e la fermezza della fede, con la soprannaturale sapienza, che lo Spirito Santo aveva prodotta in te. Ci trascini il tuo esempio a lottare e vincere, come tu hai lottato e vinto.

La tua leggenda ci parla delle tue nozze col Bambino Gesù: motivo grazioso del quale si sono impadroniti gli artisti e i poeti per celebrare le tue glorie. Fra un mese noi adoreremo Gesù Bambino nella sua culla: egli sta per unirsi all'anima nostra. Fa' che possiamo essere abbastanza puri per preparargli nel cuore l'accoglienza che egli ha diritto di avere da noi.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1319-1320

 

 

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