UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
Venezia | Belluno | Bolzano | Gorizia | Mantova | Padova | Pordenone | Treviso | Trieste | Udine | Verona | VicenzaVittorio Veneto

 

 

L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

26 GENNAIO

SAN POLICARPO, VESCOVO E MARTIRE

 

In mezzo alle dolcezze che prova nella contemplazione del Verbo fatto carne, Giovanni il Prediletto vede venire il suo discepolo Policarpo, tutto risplendente della gloria del martirio. Il vegliardo ha appena risposto nell'anfiteatro al Proconsole che lo esortava a rinnegare Cristo: "Sono ottantaquattro anni che lo servo e non mi ha mai fatto del male; anzi, che dico? mi ha ricolmato di beni. Come potrei maledire il mio Re che mi ha salvato?" Dopo essere passato attraverso il fuoco e la spada, è giunto ai piedi del Salvatore, e godrà eternamente la beatitudine della sua presenza, in cambio delle fatiche sopportate per conservare nel suo gregge la fede e la carità, e della sua morte cruenta.

Al pari di san Giovanni, suo maestro, si è opposto energicamente agli sforzi degli eretici. Fedele ai suoi ordini, non ha voluto che il corruttore della fede di Cristo, l'eresiarca Marcione, ricevesse dalla sua bocca la salvezza, ma lo chiamò semplicemente il primoge­nito di Satana. Avversario energico dell'orgogliosa setta che arrossiva dell'Incarnazione d'un Dio, ha scritto nella sua Epistola ai Filippesi: "Chiunque non confessa la venuta di Gesù Cristo nella carne, è un Anticristo". Era dunque giusto che così coraggioso testimone fosse chiamato all'onore di stare presso la culla dove il Figlio di Dio si mostra a noi in tutta la sua tenerezza, e rivestito d'una carne simile alla nostra. Policarpo è stato fedele fino alla morte; per questo è qui incoronato, in questi giorni che commemorano la venuta del suo Re in mezzo a noi [1].

Prendiamo dal De Scriptoribus ecclesiasticis di san Girolamo alcuni particolari sulla sua vita:

 

Policarpo, discepolo di Giovanni, che lo ordinò Vescovo di Smime, fu il capo di tutta l'Asia, perché aveva conosciuto ed aveva avuto come maestri alcuni degli Apostoli e di quelli che avevano visto il Signore. Sotto il regno di Antonino Pio, allorché Aniceto governava la Chiesa, alcune difficoltà circa il giorno della Pasqua lo fecero venire a Roma (verso il 194), dove riportò alla fede parecchi fedeli che si erano lasciati sedurre dagli artifici di Marcione e di Valentino. Avendo un giorno incontrato l'eresiarca Marcione, il quale gli diceva: "Mi conosci?", Policarpo rispose : "Ti riconosco come il primogenito di Satana". Qualche tempo dopo, sotto il regno di Marco Antonino e di Lucio Aurelio Commodo, nella quarta persecuzione da quella di Nerone, fu condannato dal tribunale del Proconsole di Smirne, e arso tra i clamori di tutto il popolo raccolto nell'anfiteatro. Scrisse ai Filippesi una preziosa Epistola, che si legge ancor oggi nelle Chiese dell'Asia.

 

Tu hai messo pienamente in atto il significato del tuo nome, o Policarpo, poiché hai prodotto molti frutti per il Salvatore nei lunghi anni passati al suo servizio. Quei frutti sono le numerose anime che hai conquistate con le tue cure, le virtù che hanno adornato la tua vita e infine quella stessa vita che tu hai restituita al Salvatore. Quale fortuna la tua, di aver ricevuto le lezioni del discepolo che posò il capo sul petto di Gesù! Dopo esserne stato disgiunto per più di sessant'anni, oggi raggiungi il tuo maestro lieto di rivederti. Ecco che adorate insieme il divino Bambino di cui imitaste la semplicità; quel Bambino che fu il vostro unico amore. Vi supplichiamo di chiedergli anche la fedeltà fino alla morte.

Coltiva ancora dall'alto del cielo, o Policarpo, il campo della Chiesa, fecondato dalle tue fatiche e irrorato dal tuo sangue. Ristabilisci la fede e l'unità in seno alle Chiese dell'Asia edificate dalle tue venerabili mani. Affretta, con le tue preghiere, la dissoluzione dell'Islamismo, che dovette i suoi successi e la sua durata solo ai tristi effetti dello scisma bizantino. Ricordati della Francia alla quale hai inviato illustri Apostoli e martiri come tè. Benedici paternamente la Chiesa di Lione; essa ti riverisce come il suo fondatore per il ministero del tuo discepolo Potino e ha pure una parte così gloriosa nell'apostolato dei Gentili, per la sua Opera della Propagazione della Fede.

Veglia per la conservazione della purezza della Fede ; guardaci dal contatto dei seduttori. Rendendo omaggio alla Cattedra Apostolica, anche tu hai voluto "vedere Pietro"; e sei venuto a Roma a conferire con il Pontefice intorno agli affari della tua Chiesa di Smirne. Rivendica i diritti di questa augusta Sede, da cui proviene, per i nostri Pastori, la sola missione legittima. Ottienici di passare gli ultimi giorni di questo tempo di Natale in un profondo raccoglimento e nell'amore del nostro neonato Re. Che questo amore, unito alla purezza dei nostri cuori, ci ottenga grazia e misericordia; e, per completare il nostro pellegrinaggio, chiedi per noi la corona di vita.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 374-376

 

 

Inizio Pagina

Torna a dom Guéranger