UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
Venezia | Belluno | Bolzano | Gorizia | Mantova | Padova | Pordenone | Treviso | Trieste | Udine | Verona | VicenzaVittorio Veneto

 

 

L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

26 NOVEMBRE

SAN SILVESTRO, ABATE

 

Il fondatore.

Dio spesso porta il mondo a coloro che lo fuggono. Silvestro Gozzolini ne fa oggi, dopo molti altri, l'esperienza. Nel secolo XII, l'epoca in cui il mondo, stupito della santità e dell'eloquenza degli Ordini nuovi, sembra dimenticare i monaci e la via delle solitudini. Dio conduce nella solitudine il suo eletto e dietro di lui, di nuovo, la solitudine esulta e fiorisce come giglio (Is 35,1-2). L'austerità dei tempi antichi, il fervore delle lunghe preghiere rivivono a Monte Fano e si propagano in breve in altri sessanta monasteri. Dopo sette secoli, si ha così una nuova famiglia religiosa, che si appella a san Benedetto, il Patriarca di Cassino, quale legislatore e padre; la famiglia dei Silvestrini, che il vestito azzurro distingue dalle famiglie benedettine più antiche.

 

Il pensiero della morte.

Si dice che occasione della vocazione di san Silvestro fu lo spettacolo orribile del cadavere d'un uomo già famoso per la sua bellezza. Silvestro, davanti al cadavere, disse a se stesso: "Io sono ciò che fu e ciò che egli è lo sarò io pure". Gli vennero allora alla memoria le parole del Signore: "Se qualcuno vuole venire presso di me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Lasciò tutto e si ritirò nella solitudine.

All'inizio del mese la Chiesa ci richiamava il pensiero della morte e ci invitava a pregare per le anime del purgatorio. Oggi desidera ancora farci pensare al nostro ultimo fine, perché noi non dobbiamo dimenticare il giudizio di Dio. Egli è Colui che viene, noi camminiamo verso di Lui; Egli è la meta cui dobbiamo tendere e, per amore suo, dobbiamo distaccarci a poco a poco dalle attrattive della vita presente e chiedergli di saper lacerare senza esitazioni la tela della nostra vita, appena sarà giunta l'ora. La morte è l'indice del peccato e ne è il castigo. Tuttavia, da quando il Signore l'ha subita, liberandoci dal terrore che essa incuteva agli antichi, per noi non ha più nulla di terrorizzante, se la consideriamo l'incontro definitivo con Colui che abbiamo cercato e amato così a lungo, per mezzo della fede: sarà l'unione vera e il vero principio di tutte le cose.

Chiediamo oggi a san Silvestro di meritarci la grazia di ben morire insegnandoci a vivere, come egli visse, col grave ma consolante pensiero della morte e a seguire il Signore, rinunciando a tutto ciò che può essere contrario alla sua santa volontà.

 

VITA. - Il grande anacoreta che legò il suo nome a Monte Fano presso Fabriano, nelle Marche, è san Silvestre Guzzolini, fondatore della Congregazione benedettina che porta il suo nome. Nato ad Osimo nel 1177, studiò a Bologna diritto e teologia. Provvisto di un canonicato dal suo vescovo, rinunciò alle dignità che lo attendevano e si ritirò nelle solitudini boscose che circondano la città natale di Osimo, proponendosi di risollevare l'ideale della vita cenobitica, già molto trascurato. Riuscì con alcuni discepoli a erigere nel 1231 a Monte Fano un piccolo monastero dedicato alla Regina del cielo e a san Benedetto. La Congregazione benedettina di Monte Fano cominciò così e fu poi approvata da Innocenze IV con bolla del 27 giugno 1247. Alla morte del fondatore, avvenuta il 27 novembre 1267, la Congregazione dei Silvestrini contava già 433 membri e 12 monasteri. Il nome di san Silvestre fu inserito nel martirologio da Clemente VIII nel 1598 e Leone XIII il 19 agosto 1890 estese alla Chiesa universale l'Ufficio e la Messa (Anal. Boll. 1907, p. 369).

 

Tutto è vanità.

Come sono vane la nobiltà e la bellezza! A te la morte lo fece vedere e ti ha aperto nello stesso tempo il sentiero della vera vita. Un mondo futile, che insegue il miraggio di piaceri, non può capire affatto il Vangelo, che rimanda la felicità oltre il tempo presente e afferma che vi si arriva attraverso la rinuncia, l'umiliazione e la croce. Chiediamo con la Chiesa (Colletta del giorno) a Dio clementissimo che, per i tuoi meriti, ci renda capaci di disprezzare come te la felicità passeggiera della terra, per godere un giorno, insieme con te, la felicità vera ed eterna. Degnati appoggiare le nostre suppliche con la tua preghiera.

Noi intanto chiediamo che Dio, il quale ti ha glorificato, benedica e moltiplichi i tuoi figli e, con essi, tutto l'Ordine monastico.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1320-1322

 

 

Inizio Pagina

Torna a dom Guéranger