UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

 3 SETTEMBRE

SAN PIO X, PAPA E CONFESSORE 

 

Gravi pericoli.

La vecchiaia di Leone XIII, il cui regno era stato lungo e glorioso, fu attristata dai gravi pericoli che minacciavano la Chiesa. Una sottile eresia colpiva il cuore stesso della Rivelazione e, sotto le spoglie menzogniere d'un progresso vivificatore, rinnegava la tradizione e alterava i dogmi. Nondimeno, nessun Papa dei tempi moderni, al pari di Leone XIII, aveva fatto luce al cammino degli uomini. Il numero e la qualità delle sue Encicliche lo pongono tra i grandi Dottori che hanno capito il loro tempo e risolto le scottanti questioni dei momento. Si aveva ascoltato, si aveva applaudito, ma in molti ambienti non si aveva capito, non solo, ma si aveva persino alterato, e questa era la cosa più grave, il pensiero stesso del Papa.

Le scienze ecclesiastiche che egli aveva voluto rinnovare mediante il tomismo, si incamminavano per vie opposte; l'azione sociale dei cattolici che egli aveva definito con chiarezza veniva, poco alla volta, sostituita da una falsa democrazia liberale; il laicismo invadeva ogni campo e minacciava di oscurare completamente negli spiriti i principi che reggono le società e stabiliscono i loro rapporti con la Chiesa.

 

Instaurare omnia in Christo.

A Leone XIII mancò il tempo per smascherare e abbattere il modernismo, questa idra dalle molteplici teste, in ognuna delle quali riviveva una antica eresia; a Leone XIII mancò il tempo di riorganizzare le istituzioni ecclesiastiche in modo che potessero esercitare, con più ampiezza, più armonia e più efficacia, le funzioni essenziali del magistero e del governo che esse traggono dall'Autorità suprema della Sede Apostolica. Iddio, però, suscitò il successore che egli desiderava. San Pio X era stato uno dei suoi più fedeli discepoli, si era formato sulla dottrina delle sue grandi encicliche ed aveva egli pure la chiara intuizione dei gravi pericoli che minacciavano la Chiesa; in più, la profonda esperienza nel governo delle anime che egli aveva acquisita come parroco, come vescovo e come Patriarca, unita a non comuni doni naturali e ad una profonda santità, ne facevano l'uomo adatto per compiere l'opera di universale rinnovamento nella Chiesa. All'inizio del suo pontificato, Pio X stabilì le linee fondamentali del suo programma attraverso le parole con le quali san Paolo aveva parlato del piano di Dio che salva il mondo: "Instaurare omnia in Christo": opera che aveva avuto il suo termine con la vita terrena del Redentore, ma la cui realizzazione continua a compiersi nel tempo col concorso degli uomini. Con questo suo motto, Pio X faceva capire che le circostanze del tempo non affidavano al Papa una particolare vigilanza su certi problemi soltanto ma che tutto, omnia, abbisognava d'una energica presa di posizione, perché nulla sfuggisse al Cristo e alla sua Redenzione.

 

La vita liturgica.

È significativo che il suo primo atto, in vista di questa sua universale riforma, abbia toccato un particolare che molti allora giudicarono insignificante: con Motu proprio di appena qualche mese dopo la sua elezione, egli realizzò la prima tappa di una riforma completa della liturgia, mediante certe prescrizioni sul canto sacro. In questo atto, Pio X si mostra nel suo carattere più vero e più profondo: forte uomo di azione, Pio X fu innanzitutto uomo di preghiera. La preghiera che egli raccomanda è, innanzitutto, la preghiera pubblica e solenne della Chiesa che racchiude, in un comune linguaggio, una comune adorazione ed un unico sacrificio, tutte le anime battezzate: essa è un'anticipazione della preghiera dell'eternità. Pio X volle che i fedeli ritrovassero il senso di questa grande preghiera liturgica, racchiusa nella preghiera che il Cristo indirizza al Padre, ispirata dallo Spirito Santo presente nella Chiesa, che deve essere la sorgente, l'ispirazione delle preghiere personali che ogni fedele deve recitare, in più, ogni giorno.

La preghiera sarà la leva dell'azione di Pio X; e questo rinnovamento del canto gregoriano è appena l'inizio d'una serie di riforme e di iniziative di ordine liturgico che orienteranno, per vie nuove e al tempo stesso tradizionali, la vita spirituale dei fedeli. Riforma del breviario, che proporziona e armonizza la distribuzione dei salmi e che ridona alla domenica quel posto d'onore che il culto dei santi le aveva strappato nel Medio Evo; sviluppo del culto eucaristico; invito alla comunione frequente e quotidiana a cominciare dall'età della ragione; riaffermazione dell'ideale del sacerdozio. La fiamma dell'amore di questo santo Papa, ignis ardens, trabocca dai suoi insegnamenti e dalle sue prescrizioni. Così, poco alla volta, prende vita nella Chiesa un profondo rinnovamento di vita spirituale, nell'unione più intima delle anime, tra di loro, e in Cristo. E si viene così a determinare una duplice crescita, da una parte delle forze che resistono agli attacchi del nemico, dall'altra dell'omaggio reso a Dio con forma più piena, più alta, più pura.

 

Organizzatore e legislatore.

Fu non a caso che il Papa santo ricordò ai fedeli l'importanza fondamentale, non soltanto della preghiera (fatto che non si era mai avverato, del resto), ma particolarmente della preghiera liturgica: essa, infatti, è la preghiera stessa della Chiesa. Volendo riordinare ogni cosa in Cristo, è appunto nella Chiesa e mediante la Chiesa che si riconducono gli uomini a Lui. La Chiesa è la via che porta a Cristo ed è Cristo stesso comunicato alle anime, è il Suo Corpo mistico. Tale corpo visibile, Pio X volle renderlo sempre più bello e accogliente. Non volle che la Chiesa sembrasse una sorpassata società religiosa, una sopravvivenza medioevale, la bella testimonianza d'un passato ormai morto, senza rapporto col presente e senza influenza su di esso: si faceva indispensabile un sano riavvicinamento alla società moderna. Già Leone XIII se ne era convinto, ma quelle idee, allora ancora poco conosciute, e la mancanza di tempo, gli avevano impedito di giungere alla riorganizzazione del governo e dell'amministrazione ecclesiastica. Pio X affronta la riforma della Curia e degli Uffici delle Congregazioni romane. Era necessario ridare vita a certe abitudini fossilizzate da secoli. Le resistenze furono vive, ma il papa dimostrò di possedere, sia la forza e la tenacia, quanto la dolcezza e la pazienza. In pochi anni, la riforma venne portata a termine, alcune congregazioni scomparvero, altre vennero fuse tra loro, ognuna ricevette incarichi ben precisi. Sarebbe bastata questa sola riforma per rendere glorioso un pontificato: Pio X vi aggiunse ancora la completa riorganizzazione del Diritto Canonico. Quando il Papa morì, il Codice non era terminato e fu il suo successore, Benedetto XV, che lo promulgò dicendo che tale riforma poneva Pio X tra i più grandi studiosi di diritto canonico di tutta la storia.

 

Difensore della fede.

Ma tale opera di riordinamento non avrebbe portato eccessivi frutti se la fede, fondamento dell'unità della Chiesa, fosse rimasta in balìa dell'eresia. Lo spirito di ordine e di giustizia, già vivo nelle riforme fino ad allora effettuate, aiutò il Papa a portare a compimento gli insegnamenti di Leone XIII e a far risplendere, in tutto il suo splendore, la dottrina cristiana. Per questo, egli entrò in lotta contro l'eresia insidiosa che tentava di distruggere le fondamenta della fede: si può dire che gli undici anni di pontificato di Pio X siano stati una potente e vigorosa affermazione di fede cattolica. Sotto il suo insegnamento furono riaffermate le verità dei dogmi fondamentali: Dio trascendente e presente nelle creature; l'ordine soprannaturale e i suoi rapporti con la ragione e con la scienza; Cristo, Dio e Uomo; l'essenza della Chiesa, Corpo mistico di Cristo, società soprannaturale, fondata su Pietro; diversità tra la Chiesa docente e la chiesa che impara, valore assoluto delle definizioni dogmatiche; la soprannaturale efficacia dei sacramenti che oltrepassa il puro significato del simbolo; i canoni della interpretazione biblica; il senso della storia; le relazioni tra la Chiesa e lo Stato; le condizioni della salvezza. Furono ripresi pure, con meravigliosa chiarezza, gli elementi della nostra vocazione al fine soprannaturale, accessibile soltanto mediante la Grazia portata da Cristo. Il grande desiderio di Papa Pio X, di instaurare ogni cosa in Cristo, si manifesta soprattutto in questa preoccupazione di ridare alla fede della Chiesa tutto il suo splendore. A questo proposito, la sua delicatezza di coscienza fu esemplare, ma per smascherare e condannare ogni più piccolo germe di eresia diede esempio di fermezza e di inflessibile giustizia.

 

Il Santo.

Nel discorso della canonizzazione, descrivendo la sua forte personalità, Pio XII disse che Papa Sarto fu una figura gigantesca e dolce. Questo, appunto, è il carattere della sua santità: essa unisce, meglio e più che negli altri santi, a una grandezza sovrumana, l'umiltà, la bontà, la semplicità, qualità che attiravano le anime verso di lui. Realizzò, innanzitutto in se stesso, il programma al quale aveva richiamato gli uomini: Cristo viveva, Signore, nel suo cuore, nella sua intelligenza, nella sua volontà. Le brevi notizie che Pio XII ha inserito nel martirologio, in occasione della festa di questo santo, mostrano la pienezza dei doni e delle virtù soprannaturali che ornavano la sua anima e fecondavano le sue opere. Non sappiamo se si deve ammirare di più l'ardente carità o lo spirito di preghiera, il suo senso d'ordine e di giustizia o la sua profonda umiltà, l'integrità della fede o la fermezza delle sue direttive. Egli realizzò in sé l'ideale del cristiano, del prete, del pontefice. In ogni occasione, ha avuto l'intuizione realistica dei bisogni, delle aspirazioni, delle energie del suo tempo. È il giudice e il dottore della nostra società, il modello di santità adatto all'uomo del nostro tempo.

Vogliano rivolgersi a Lui le nostre società scristianizzate, ascoltare il suo messaggio, sollecitare le sue preghiere: sotto il pacifico giogo di Cristo Re, esse troveranno quella salvezza che nessuna altra potenza di questo mondo ha saputo loro dare.

 

VITA - Giuseppe Sarto nacque a Riese (diocesi di Treviso) il 2 giugno 1835; i suoi genitori erano poveri ma di molta onestà e profonda virtù. Venne battezzato il giorno seguente la nascita, ricevette la Cresima il 1° settembre del 1845, ricevette per la prima volta la santa Comunione il 6 aprile 1847. Nel 1850 entrò nel Seminario di Padova e venne ordinato sacerdote il 17 settembre 1858. Fu dapprima parroco di Salzano, poi segretario del Vescovo e Direttore Spirituale del Seminario di Treviso, Vescovo di Mantova nel 1884, Cardinale e Patriarca di Venezia nel 1893.

Il 4 agosto del 1903 venne eletto Sommo Pontefice, carica che accettò suo malgrado col nome di Pio X. I disastri della guerra che aveva tentato di impedire senza riuscirvi, lo portarono alla tomba il 4 agosto 1914.

Il popolo cristiano lo considerò già da allora un santo e, in seguito a numerose grazie e miracoli ottenuti mediante la sua intercessione, Pio XII lo beatificò il 3 giugno 1951 e lo dichiarò santo il 29 maggio 1954.

 

Preghiera di Pio XII.

O beato Pontefice, fedele servo del tuo signore, umile e fido discepolo del Divin Maestro, nel dolore e nella gioia, nei travagli e nelle sollecitudini sperimentato Pastore del gregge di Cristo, volgi il tuo sguardo su di noi che siamo prostrati dinanzi alle tue verginee spoglie. Ardui sono i tempi in cui viviamo; dure le fatiche che essi esigono da noi. La sposa di Cristo, affidata già alle tue cure, si trova di nuovo in gravi angustie. I suoi figli sono minacciati da innumerevoli pericoli nell'anima e nel corpo. Lo spirito del mondo, come leone ruggente, va attorno cercando chi possa divorare. Non pochi cadono sue vittime. Hanno occhi e non vedono; hanno orecchi e non odono. Chiudono lo sguardo alla luce della eterna verità; ascoltano le voci di sirene insinuanti ingannevoli messaggi. Tu, che fosti quaggiù grande suscitatore e guida del popolo di Dio, sii ausilio e intercessore nostro e di tutti coloro che si professano seguaci di Cristo [1].

Sì o san Pio X, gloria del sacerdozio, splendore e decoro del popolo cristiano. Tu, in cui l'umiltà parve affratellarsi con la grandezza, l'austerità con la mansuetudine, la semplice pietà con la profonda dottrina; Tu, pontefice della Eucarestia e del catechismo della fede integra e della fermezza impavida; volgi il tuo sguardo verso la Chiesa santa, che tu tanto amasti e alla quale dedicasti il meglio dei tesori che, con mano prodiga, la divina Bontà aveva deposto nell'animo tuo; ottienile la incolumità e la costanza, in mezzo alle difficoltà e alle persecuzioni dei nostri tempi; sorreggi questa povera umanità, i cui dolori così profondamente Ti afflissero, che arrestarono alla fine i palpiti del Tuo gran cuore; fa' che in questo mondo agitato trionfi quella pace, che deve essere armonia fra le nazioni, accorda fraterna e sincera collaborazione tra le classi sociali, amore e carità tra gli uomini, affinché in tal guisa quelle ansie, che consumarono la Tua vita apostolica, divengano, grazie alla Tua intercessione, una felice realtà, a gloria del Signore nostro Gesù Cristo, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Così sia! [2].

 


[1] Nel giorno della beatificazione. Atti e Discorsi di S. S. Pio XII, vol. XIII, p. 157 s., Ed. Paoline, Roma.

[2] Nel giorno della Canonizzazione. Atti e Discorsi di S. S. Pio XII, vol. XVI, p. 133, Ed. Paoline Roma.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1047-1052

 

 

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