UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

LUNEDÌ DI QUINQUAGESIMA

 

L'esempio di Abramo.

La vita del cristiano fedele, secondo l'esempio di Abramo, non è altro che un coraggioso cammino verso il soggiorno che Dio gli ha destinato. Dobbiamo perciò superare ogni ostacolo che c'impedisce di andare avanti, e soprattutto non guardare indietro. È severa questa dottrina; ma per poco che si rifletta ai pericoli incorsi quaggiù dall'uomo decaduto, ed alle esperienze che ciascuno di noi ha potuto fare, non ci meraviglieremo nel vedere il Salvatore riporre sul rinnegamento di noi stessi la condizione essenziale della salvezza. D'altronde, noi dovremmo essere così saggi e forti, da capire che è meglio lasciare a Dio il disporre della nostra vita, che non addossarcene da noi la guida. Del resto, di fronte a Dio Nostro Signore non valgono né proteste né resistenze: e se ci lascia liberi di resistere a lui o di seguirlo, non intende mai abdicare ai suoi diritti su di noi. Il nostro rifiuto di obbedirgli non compromette che noi stessi.

Se Abramo, ascoltata la divina chiamata, avesse voluto restare nella Caldea, e non intraprendere un'emigrazione che sradicava le sua terrena esistenza, Dio avrebbe scelto in suo luogo un altro uomo, al quale affidare l'onore di diventare il padre del popolo eletto a l'antenato del Messia. Sostituzioni di tal genere sono frequenti nell'economia della grazia. Se un'anima rifiuta la salvezza, non per questo il cielo perde uno solo dei suoi eletti. Dio, disprezzato dall'uomo che egli si è degnato chiamare, si rivolge ad un altro che sarà più docile di lui.

La vita cristiana sta tutta in questa dipendenza assoluta praticata fino alla fine. Lo spirito di sottomissione prima ritira l'anima dal peccato e dalla morte in cui languiva; quindi dalle tenebre della Caldea la trasporta nella terra promessa. Dopo che ha raggiunto il retto sentiero, per tema che nuovamente si smarrisca, la tiene sempre allenata chiedendole continui sacrifici.

Anche qui abbiamo come guida luminosa l'esempio di Abramo. Quest'illustre amico di Dio riceve in ricompensa la più magnifica promessa della quale diviene pegno un figlio, e immediatamente Dio stesso, per provare il cuore del santo Patriarca, gli ordina d'immolare l'unico suo figliolo, oggetto di tante speranze.

 

Distacco dal peccato.

È il destino dell'uomo sulla terra: dobbiamo farci violenza per distaccarci dal male, e dobbiamo affrontare nuove lotte per rimanere nel bene. Ma alziamo lo sguardo ai colli eterni, e, sull'esempio di Abramo, consideriamo la dimora di questo mondo come la tenda per un giorno. Il Salvatore lo ha detto: Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a mettere la pace ma la spada (Mt 10,34). Perciò dobbiamo dare molta importanza alla prova, alla quale ci sottoporrà Colui che ci ha amati fino a farsi simile a noi, e riconoscere che essa ci è molto salutare. Ci ha pure detto: Dove è il tuo tesoro quivi è anche il tuo cuore (Mt 6,21). Possiamo avere noi cristiani il nostro tesoro sulla terra, che è più vile di noi? Impossibile. Il nostro tesoro è dunque più alto e quale mano d'uomo ce lo potrebbe rapire?

Con questi pensieri, dunque, che c'ispira l'imminenza della santa Quarantena, purifichiamo il nostro cuore da ogni bruttura, ed eleviamolo a Dio Nostro Signore. Domandiamo che il regno di Dio venga per noi e per i peccatori ciechi, pietre che, se egli vuole, può trasformare con la sua potente misericordia in figli di Abramo. Lo fa sempre; e lo farà anche per noi, che "una volta eravamo lontani, ed ora siamo diventati vicini pel sangue di Cristo" (Ef 2,13).

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 458-460

 

 

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