UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

GIOVEDÌ DI SESSAGESIMA

 

Nuovi castighi.

Dio aveva promesso a Noè che non avrebbe più punita la terra col diluvio. Ma la sua giustizia fu costretta più volte dalle nazioni ribelli a ricorrere ad un altro severo castigo, che ha molta analogia con quello del diluvio, e consiste nello scatenare contro di loro il flagello delle invasioni nemiche. Nel suo evolversi la storia ne presenta un elenco abbastanza eloquente; e sempre la divina Provvidenza fu giustificata nelle sue opere. Infatti, non essendo spesso le invasioni straniere che la conseguenza dei traviamenti dell'umanità, da se stesse attestano la somma equità del governo di Dio nel mondo.

Non staremo qui ad enumerare il succedersi delle varie guerre, che la loro narrazione forma, per così dire, gli annali di tutta l'umanità: conquiste, soppressioni di razze, tramonti di nazioni, violenti annessioni di popoli, con sparizione d'ogni loro passato. Ricorderemo solo due grandi fatti del genere, che desolarono il mondo dopo l'èra cristiana e lo piegarono davanti a Dio.

 

La caduta di Roma.

L'Impero Romano aveva colmata la misura dei suoi delitti; l'adorazione della creatura e la sfrenata licenza dei costumi erano giunti al punto da corrompere e influenzare anche la nazioni conquistate. Il Cristianesimo riusciva a convertire gli uomini nell'impero, ma questo non poteva diventare cristiano. Allora Dio lo lasciò in balia del diluvio dei barbari, e così disparve nei flutti dell'invasione, che giunse fin sulla vetta del Campidoglio; al punto che gli stessi feroci esecutori della celeste vendetta, aggiudicandosene istintivamente il mandato, si definirono Flagello di Dio.

 

L'islamismo.

Più tardi, quando le nazioni cristiane d'Oriente ebbero stancata abbastanza la divina giustizia con le loro eresie, dal deserto dell'Arabia si rovesciò su di loro il diluvio dell'Islamismo. Questi cominciò ad inghiottire nei suoi gorghi le prime cristianità, senza risparmiare Gerusalemme, già bagnata dal sangue dei Martiri e testimone della Risurrezione dell'Uomo-Dio. Antiochia ed Alessandria s'inabissarono coi loro Patriarcati nell'ignominia della schiavitù. Costantinopoli a sua volta, che aveva del tutto esaurita la divina pazienza, divenne essa stessa la sede della Mezzaluna.

 

La moderna barbarie.

Ed ora è la nostra ora, o nazioni occidentali, se non torniamo a Dio Nostro Signore. Si sono già schiuse le caterrate del cielo e la marea minaccia di rovesciarsi sopra di noi. Non ha forse anche, nella nostra Europa, ogni carne seguita la via della corruzione, come ai giorni di Noè? Non abbiamo anche noi cospirato in ogni maniera contro il Signore ed il suo Cristo? Non abbiamo gridato, come l'empie nazioni di cui parla il Salmista: "Spezziamo le loro catene, gettiamo lungi da noi il loro giogo"? (Sal 2,3). Tremiamo, che non sia venuto il momento in cui, a dispetto del nostro orgoglio e dei fragili mezzi di difesa, Cristo sdegnato, al quale solamente appartengono i popoli, "ci governerà con verga di ferro e ci stritolerà come vaso d'argilla" (ivi, 9). Il tempo stringe. Approfittiamo del consiglio del Salmista: "Servite al Signore con timore; abbracciate la disciplina, che non s'adiri il Signore, e voi non vi perdiate fuori della retta via, quando ad un tratto divamperà l'ira sua" (ivi, 11-13).

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 446-447

 

 

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