UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

 

VIGILIA DELL'ASCENSIONE

 

Il terzo mattino delle Rogazioni è passato; si ode ormai l'ora del mezzogiorno che viene ad aprire l'ultima giornata che il Figlio di Dio passerà insieme agli uomini sulla terra. Potrebbe sembrarci di aver perduto di vista, durante questi tre giorni, il momento così vicino della separazione; ma i sentimenti della perdita che ci minaccia vivevano in fondo al nostro cuore, e le suppliche che presentavamo al ciclo, in unione con la santa Chiesa, ci preparavano a celebrare l'ultimo dei misteri dell'Emmanuele.

 

I discepoli al Cenacolo.

Ora i discepoli sono tutti uniti a Gerusalemme, stretti intorno a Maria nel Cenacolo e aspettano l'ora in cui il Maestro si manifesterà per l'ultima volta. Raccolti e silenziosi rivivono nei loro cuori tutte le prove di bontà e di condiscendenza che egli ha loro prodigato in questi quaranta giorni, e gli insegnamenti che hanno ricevuto dalla sua bocca. Adesso lo conoscono, sanno che è venuto da Dio; da lui hanno appreso quale sia la missione, alla quale li ha destinati: saranno loro, uomini ignoranti, che istruiranno tutti i popoli della terra. Ma ormai, Egli si prepara a lasciarli: "ancora un poco e più non mi vedrete" (Gv 16,16).

 

Preghiera.

O Gesù, nostro Creatore e fratello nostro, noi ti abbiamo seguito fin dalla tua nascita con gli occhi e con il cuore; nella Liturgia abbiamo celebrato ciascuno dei tuoi passi da "gigante" (Sal 18,6) con speciali solennità; ma osservando la tua continua elevazione, nell'opera redentrice, dovevamo prevedere il momento nel quale saresti andato a prendere possesso del solo posto che ti conviene, del trono sublime dove starai eternamente assiso alla destra del Padre. Lo Splendore che ti circondava dopo la resurrezione, non era di questo mondo; e tu non puoi più restare con noi. In questi quaranta giorni, ti sei trattenuto con noi soltanto per consolidare la tua opera; e domani, la terra, che ti possedeva da trentatré anni, sarà priva di te. Noi ci rallegriamo del trionfo che ti aspetta insieme con Maria tua Madre, ai discepoli che ti sono sottomessi, alla Maddalena ed alle sue compagne; ma alla vigilia di perderti, permetti anche ai nostri cuori di provare un sentimento di tristezza, poiché tu eri l'Emmanuele, il "Dio con noi", e d'ora in avanti sarai l'astro divino che aleggerà su noi e non potremo più né vederti, né toccarti con le nostre mani, o Verbo di Vita! (1Gv 1,1). Tuttavia diciamo ugualmente: a te sia gloria e amore! poiché ci hai trattati con una misericordia infinita. Tu non ci dovevi niente, noi eravamo indegni di attirare i tuoi sguardi, e sei sceso su questa terra macchiata dal peccato, hai abitato tra noi, hai pagato il nostro riscatto con il sangue, ristabilendo la pace tra Dio e gli uomini. Sì, adesso è giusto che tu ritorni a colui che ti ha mandato (Gv 16,5). Noi sentiamo la voce della Chiesa che accetta il tuo esilio, e che non pensa che alla tua gloria: "Fuggi diletto mio, ed imita la gazzella o il cerbiatto sul monte degli aromi" (Ct 8,14). Potremmo noi, peccatori come siamo, non imitare la rassegnazione di colei che è, allo stesso tempo, tua Sposa e nostra Madre?

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 211-212

 

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