Messe latine antiche nelle Venezie
 
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A Pordenone messa latina antica nella chiesa della S. Famiglia 1ª e 3ª domenica del mese ore 16:30

 

 

CRONACHE DAL DILUVIO

L'alluvione della chiesa della Santissima in Pordenone

di Giordano Brunettin

 

La sera del 26 novembre 2002 le acque del fiume Noncello, che attraversa la città di Pordenone e s'era gonfiato per le piogge montane, hanno superato l'argine e sono dilagate nel quartiere della Santissima Trinità, travolgendo case di civile abitazione e anche la casa di Dio, la chiesa dedicata alla Trinità. Un quarto del territorio cittadino è stato alluvionato. Così le vicende degli uomini si sono trovate accomunate a quelle di Dio nella comune devastazione: le acque hanno sfiorato i tre metri in alcune zone, entrando in negozi, residenze, uffici. Alla chiesa della Santissima, antico luogo di culto legato al porto fluviale pordenonese e quindi costruita poco sopra il livello normale del Noncello, le acque hanno toccato l'architrave del portale maggiore. La sacrestia è stata totalmente riempita dalle acque melmose, che hanno bruttato anche le parti inferiori degli affreschi cinquecenteschi del presbiterio, opera del Calderai, uno degli allievi di Pomponio Amalteo. La distruzione è stata completa: galleggiando sulle acque luride, mobilio e arredi sacri sono andati distrutti. Fortunatamente nel pomeriggio gran parte del materiale più importante era stato posto in salvo. Superstiti al diluvio le due statue lignee della Beata Vergine e di san Francesco. I banchi in legno, risalenti agli inizi dellOttocento, verranno forse salvati con un delicato restauro, ma il resto degli arredi, andatesene le acque il 28 di novembre, è stato semplicemente gettato tra i rifiuti, anche per evitare infezioni per leptospirosi. Stranamente unico superstite a tanta strage è stato il tavolo di legno normalmente utilizzato per la celebrazione delle messe moderne: ora esso continua a fare mostra di sé - sconciato dall'acqua e dalla melma - nel presbiterio desolato.

Il consiglio direttivo di Una Voce-Pordenone si è subito mosso per cercare di assicurare la continuità alla celebrazione delle Messe cattoliche, dato che era evidente l'impossibilità di servirsi della chiesa della Santissima almeno fino al suo degno riatto. Il giorno 29 novembre, previo sopralluogo alla chiesa, una delegazione, guidata dal reggente ing. Nello Boer, e coadiuvata dal delegato episcopale per le Messe cattoliche, don Ivo prof. Cisar, si è recata dal rettore della chiesa, l'arciprete del Duomo-concattedrale di S. Marco, mons. Giuseppe Romanin, al fine di trovare con lui una soluzione al problema liturgico. Nell'accoglienza umana per la sorte di alluvionati, la delegazione ha proposto all'arciprete di poter celebrare provvisoriamente in Duomo, presso una cappella laterale, fuori dagli orari di tabella, in attesa che venga nuovamente resa agibile la chiesa deputata. L'arciprete ha risposto che per questa richiesta doveva sentire il Vescovo, mons. Ovidio Poletto; all'ipotesi di eventuali difficoltà in tal senso, è stato proposto che si possa trasferire le celebrazioni presso la chiesa del Seminario diocesano. L'arciprete, dopo essersi sottratto alla richiesta di mediazione presso il rettore del Seminario, mons. Otello Quaia, ha concluso l'incontro "di lavoro" risolvendo ogni difficoltà con un "aguzzate l'ingegno", versione chiericale dell'italico "arrangiatevi". Espressione di momentaneo imbarazzo post-alluvionale, riteniamo…

Nell'urgenza della celebrazione della prima domenica di dicembre, la macchina ecclesiastica si è messa in movimento: una telefonata dell'arciprete, giunta la sera del 29 novembre, ha comunicato la risposta del Vescovo riguardo le provvisorie celebrazioni in Duomo, dove, per altro, già erano stati cantati Vespri solenni a cura della locale sezione (il dì di Pentecoste nel 2002). L'ordinario è stato chiaro: "assolutamente no". Il delegato episcopale, don Cisar, si è allora prontamente attivato per cercare una soluzione, chiamando il rettore del Seminario. Ma – causa ritiro spirituale – l'intera testa dell'istituzione è risultata decapitata. Nell'impossibilità di reperire un responsabile, si è deciso quindi di trovare un'altra chiesa il cui superiore fosse disposto a ospitare delle sante messe. Il delegato ha interpellato a quel punto il rettore della chiesa pordenonese del Cristo, servita dai RR. PP. Cappuccini: al telefono il superiore padre Aurelio, saputo che si trattava di dover spostare il tavolo dall'altare maggiore, ha risposto "assolutamente no", richiedendo un ordine scritto da parte del Vescovo. E ciò anche per gli altari laterali, che d'altro canto non possono essere utilizzati, perché gli iconoclasti delle riforme ne hanno tagliato gli scalini. "Anche questa è una risposta", è stato il commento del delegato episcopale.

Il prof. don Cisar, dopo aver invocato san Giuseppe, ha pensato di ricorrere alla chiesa della S. Famiglia, interpellando il rettore, don Dante Spagnol. Siccome don Cisar è anche assistente spirituale del Gruppo di Preghiera di padre Pio, che viene riunito proprio in quella chiesa, è riuscito a ottenere dal rettore il permesso per la celebrazione del 1° dicembre, alle ore 16. Messa serenamente e fruttuosamente cantata, al di là delle limitazioni strutturali della chiesa, triste espressione dell'architettura sacra degli anni '70, improntata al "cristianesimo anonimo".

Tuttavia le difficoltà per gli alluvionati non erano affatto terminate, né gli ostacoli rimossi: un nuovo diluvio si è infatti preparato ad opera chiericale. Mons. Vittorio Menaldo, parroco di S. Giorgio, sotto la giurisdizione del quale ricade la chiesa della S. Famiglia, avvertito della messa celebrata nella sua parrocchia, non ha mancato di dichiarare al rettore che non permetteva celebrazioni del genere. Il rettore, molto generosamente, ha ritenuto allora di rivolgersi direttamente al Vescovo, il quale da parte sua ha dichiarato che il permesso era concesso per una volta ancora soltanto – e comunque avrebbe dovuto essere richiesto di volta in volta – in quanto l'ordine era di tornare subito e definitivamente alla Santissima.

Il rettore don Dante non ha più avuto coraggio di tornare dal Vescovo e, desolato, ha pregato che fossero i fedeli a recarsi in Curia per definire la situazione stabilizzando le celebrazioni. Il consiglio direttivo ha stimato di ottenere udienza dall'ordinario in occasione degli auguri del Santo Natale.

Domenica 8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione di Maria, a cura della locale sezione, sono stati cantati Vespri solenni nel Duomo-concattedrale all'altare maggiore, celebrando il decano capitolare – già vicario generale – mons. Sante Boscariol, assistito dal delegato don Cisar, con il sostegno corale della Confraternita di S. Giacomo di San Martino al Tagliamento. Lo stesso giorno il Vescovo emetteva decreto del seguente tenore:

"Tenendo presente l'autorizzazione data dal mio predecessore, Sua Eccellenza mons. Sennen Corrà, di celebrare la S. Messa usando il Messale Romano secondo l'edizione del 1962 in lingua latina (impropriamente detto 'rito tridentino'), preciso che tale facoltà è concessa alle seguenti condizioni:

1. Il luogo sia unicamente la Chiesa detta della Santissima Trinità in parrocchia S. Marco – Pordenone.

2. La frequenza sia quindicinale (due domeniche al mese).

Pordenone, 8 dicembre 2002 solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Firmato Ovidio Poletto vescovo"

Tale decreto è stato indirizzato al parroco del Duomo, mons. Romanin, nesciente sia il delegato episcopale don Cisar sia il consiglio direttivo di Una Voce.

Fortuna ha voluto che l'arciprete-rettore Romanin, sentendosi investito della responsabilità della situazione, ha ritenuto di intervenire nella questione: dopo aver dato comunicazione telefonica del decreto al segretario della sezione, ha effettuato ennesimo sopralluogo alla Santissima, già in mano ai restauratori degli affreschi, constatandone l'inagibilità (rottura dell'impianto di riscaldamento, umidità straordinaria, mancanza dell'impianto di amplificazione, assenza degli arredi necessari, aria pestilenziale). Egli ha quindi avvisato l'ordinario, chiedendo che la sistemazione presso la chiesa della S. Famiglia venisse stabilizzata in attesa del riatto della Santissima. Ha inoltre gentilmente avvisato delle nuova decisione vescovile sia il riottoso parroco di S. Giorgio sia il rettore della S. Famiglia.

Il 2 di dicembre è stata riunita l'adunanza dei soci pordenonesi di Una Voce e in quella sede è stata espressa la preferenza verso la chiesa della S. Famiglia per la fase dell'emergenza, al fine di operare in modo "missionario" secondo l'intendimento dello statuto, ossia salvaguardare e diffondere le sante messe secondo il rito romano latino-gregoriano.

Talché, al momento, le celebrazioni vengono cantate ogni prima e terza domenica del mese presso la Chiesa dedicata alla S. Famiglia, situata in viale Cossetti a Pordenone, con inizio alle ore 16:30.

 

 

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Inserito il 20 gennaio 2003

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