Messe latine antiche nelle Venezie
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Il maestro Lanfranco Menga, titolare della cattedra di Prepolifonia al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, è uno tra i maggiori esperti di canto gregoriano. Ben noto il suo attaccamento alla antica liturgia latina, che lo ha portato a essere amico di Una Voce e frequentatore della chiesa di S. Simon Piccolo, e oggi di quella dei Gesuiti a Venezia, ove si celebra la vecchia messa con canti gregoriani.

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L'ALLARME

"Il canto gregoriano?
Ormai è una rarità".

Esce l'ultimo lavoro della Schola Gregoriana diretta dal maestro Menga

di Anna Maria Girelli Consolaro

 

"Il canto gregoriano oggi? In chiesa è diventato una rarità. All'esterno lo si ascolta, sì; ma in forma di concerto. E questa musica con il concerto non ha niente a che fare". Il monito giunge da Lanfranco Menga, una delle voci più autorevoli in materia. Dell'insigne musicologo e musicista è recentemente uscito l'ultimo lavoro. Si tratta di un cd, Resonet intonet, che vede la Schola Gregoriana di Venezia, da lui stesso diretta, impegnata nei canti gregoriani tipici della liturgia padovana (la casa discografica è la Tactus). "Con questo cd abbiamo completato il ciclo dell'Avvento e del Natale - spiega Menga - La prossima settimana, insieme all'Ensemble Oktoechos, incideremo quello pasquale".

Verrà così a completarsi l'intero ciclo padovano, ormai considerato all'unanimità un tesoro di inestimabile valore. La musica liturgica adottata nella medievale Cattedrale di Padova presenta infatti peculiarità locali che la rendono unica. Quattro le sezioni in cui è suddiviso il cd: Responsori del Mattutino delle Domeniche di Avvento, Ufficio dei Pastori, una selezione dalla Missa Maior di Natale e una dalla Messa dell'Epifania. "Oggi, purtroppo, l'inserimento del canto gregoriano all'interno della liturgia presenta palesi forzature - dice Menga - perché la concezione di base è diversa. Mentre nella vecchia liturgia si dava ampio spazio ai momenti di silenzio e di riflessione del sacerdote, il nuovo ordinamento della Messa (il Novus Ordo Missae, promulgato nel 1969 da Paolo VI, ndr) privilegia l'intervento massiccio dei fedeli. In questo modo - prosegue - manca il tempo materiale per eseguire brani lunghi; alcuni pezzi sono poi in aperta contraddizione con la nuova concezione".

Per quanto riguarda i canti moderni inseriti nella Messa, Menga dice trattarsi di "un disastro, sia dal punto di vista religioso che musicale. Si è caduti in un'eccessiva volgarizzazione della musica, che non ha tenuto in alcuna considerazione le esigenze della liturgia. Sono canti insulsi, che non aiutano l'elevazione spirituale né accompagnano adeguatamente i vari momenti della Messa". "Un vero peccato - conclude - perché nei giovani l'interesse per il canto gregoriano è fortissimo. Le nuove generazioni, per i motivi più vari, si sentono attratte da questo genere che nemmeno conoscono. E che, ahimè, non possono ascoltare nella sede idonea, la chiesa".

 

da "Corriere del Veneto", 17 gennaio 2004

 

 

 

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