Messe latine antiche nelle Venezie
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SANTO   NATALE

Omelia di padre Thomas Tyn

 

La santa Chiesa di Dio celebra oggi la somma solennità della natività di nostro Signore secondo la carne. È una grande, immensa gioia che oggi è scesa sulla terra. Oggi hanno cantato gli Angeli la salvezza dell'uomo, oggi i cieli stillano dolcezza e miele, oggi la salvezza è germogliata dalla terra, è nato il Salvatore! rallegriamoci diletti! Esclamava san Leone Magno papa alla sua comunità: "rallegriamoci, non vi può essere spazio per la tristezza, là dove sono le radici della vita, là dove nasce la vita eterna e imperitura". Cari fratelli, dice ancora san Leone Papa, nessuno è escluso da questa grande gioia. Perché? Il Verbo di vita, che si è rivestito di questa povera umanità per opera dello Spirito Santo ed è nato dal grembo verginale di Maria Santissima, il Figlio di Dio incarnato per la nostra salvezza, ha trovato tutti gli uomini peccatori, non ce n'era nessun dubbio, tutti eravamo figli dell'ira, tutti sotto la maledizione di Dio ed è per questo che Egli venne a liberare tutti, venne a salvare tutti per portare la grazia a tutti gli uomini.

Ecco, cari fratelli, che grande festa celebriamo oggi! La festa di una gioia sottile, di una gioia grande, di una gioia incomprensibile, incontenibile, perché fondata su quel mistero insondabile dell'amore di un Dio, che si fa uomo per la salvezza dell'uomo. Cari fratelli, al Signore noi alziamo il nostro sguardo in questo giorno così solenne, così grande, così pieno di dolce e santa letizia. Il Signore vuole che noi, contemplando la sua umanità, il suo corpo umano, contemplando quel Bambino divino, che è posto in una mangiatoia, vuole che noi tuttavia innalziamo il nostro sguardo sulla sua grandezza divina.

Cari fratelli, Egli si è fatto bambino perché noi potessimo raggiungere in Lui l'età adulta e matura secondo il Cristo. Cari fratelli, Egli si è fatto uomo, perché noi per merito suo potessimo diventare dei. Ho detto, dice il Signore, che voi siete dei e tutti siete figli dell'Altissimo. Perciò Gesù si fa debole, perché noi potessimo rivestirci della sua potenza e forza e verità e sapienza divina! Ed è per questo, cari fratelli, che la gioiosa liturgia del santo Natale prevede per il vangelo della Messa del giorno il prologo di san Giovanni. Non a caso la chiesa orientale chiama san Giovanni Evangelista il teologo, non a caso san Giovanni ha come simbolo l'aquila che fissa il sole, perché egli ha cominciato a narrare la prima, la divina generazione del Verbo. Bisogna infatti, cari fratelli, cercare di comprendere, per quanto è dato all'uomo, la pienezza di quel mistero che san Giovanni stesso ci annuncia quando dice: "e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".

Cari fratelli, la nascita di Gesù è una duplice grazia, una è ottenuta dal grembo della Vergine, ma c'è un'altra nascita, c'è un altro Natale del Signore, un Natale nell'eternità. Chi potrà raccontare la sua generazione, le sue origini che sono a diebus aeternitatis, dai giorni dell'eternità, da quei tempi dove non c'è tempo, non c'è inizio, non c'è fine, non vi è successione di istanti, ma tutto è un unico istante in pienezza di esistenza che non finisce e non cessa mai? Questo inizio è l'arké, è il principio che era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Vedete, cari fratelli, con quale solennità, con quale maestà, che coglie persino l'uomo, inizia il Vangelo dì san Giovarmi, la prima, la inenarrabile, l'ineffabile generazione del Verbo vero Dio che era consustanziale al Padre da tutta l'eternità! Cosa inconcepibile per la mente umana assuefatta alle condizioni del tempo: ebbene da tutta l'eternità, l'oceano dell'Essere che è la divinità si riversa dal Padre al Figlio, e dal Padre e dal Figlio allo Spirito Santo. Chi potrà narrare queste processioni divine? Cari fratelli, cose inconcepibili per noi, però cose divine, perché Dio non è assoggettato alla legge della dipendenza nell'essere, Iddio non è assoggettato alle leggi della causalità, Iddio ritrova la sua stessa sostanza divina nel Figlio e nello Spirito Santo senza perdere nulla della sua divinità e senza creare, senza causare, facendo solo procedere le Divine Persone. Così il Verbo eternamente nasce, è eternamente generato dal Padre, come la sapienza del Padre. Per questo san Giovanni, teologo sublime, ci insegna che dall'inizio c'era il Verbo, da tutta l'eternità c'era il Verbo, ma non solo, il Verbo era presso Dio. Qui la parola Dio sta per indicare il Padre, il Verbo da tutta l'eternità era presso il Padre, ma ciò che è presso una persona non è la stessa persona, quindi il Verbo è una persona realmente distinta dalla persona del Padre. Però san Giovanni subito aggiunge: "il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, da sempre e per sempre Egli è Dio come il Padre è Dio".

Vedete miei cari fratelli, celebrando il Santo Natale bisogna renderci conto della grandezza di questa opera divina, del piccolo Bambino rivestito della povertà e dell'umiltà della nostra natura umana, quel povero Bambino che nessuno ha voluto ricevere, così che ha dovuto essere posto in una mangiatoia, che è nato in una stalla, quel Bambino rifiutato da tutti, nato in mezzo alle tenebre, quel Bambino è la luce eterna, come eterno è il Padre, la luce che illumina ogni uomo.

Cari fratelli, vedete la grandezza del Verbo! Ma la sua grandezza si fa ancora più grande, se fosse possibile, nella sua umiltà, nella sua kenosis, nel suo svuotamento, nell'assunzione ipostatica dalla persona del Verbo della natura umana. Egli che era Dio, che è Dio, che è pienezza dell'Essere, senza perdere ciò che era, assunse ciò che non era, anzi ciò che non è, perché la natura umana, cari fratelli, con la sua limitatezza, davanti alla pienezza dell'oceano del Divino Essere, più che essere è ciò che non è. Vedete l'umiltà, il Verbo che eternamente procede dal Padre, il Verbo che è Dio come il Padre, il Verbo consustanziale al Padre! Per questo, cari fratelli, dobbiamo celebrare il Salvatore, come insegna la Chiesa cattolica. "Sono cose grandi!" esclamava Atanasio contro Avio che diceva che il Verbo è una semplice creatura del Padre, che voleva umanizzare Gesù, ridurre quel divino Bambino, da divino che era, a un semplice uomo, a una semplice creatura umana, esclamava sant'Atanasio: "abbi pietà, abbi pietà dell'unica possibile redenzione dell'uomo. Se Cristo non è il Verbo consustanziale al Padre, noi cari fratelli non siamo redenti, noi siamo ancora nei nostri peccati". Vedete come è importante! Davanti a chi non crede bisogna affermare che quel Bambino nato a Betlemme, il Salvatore del mondo è vero Dio e vero uomo!

In secondo luogo, cari fratelli, san Leone papa in questa grande e bella omelia che rivolge ai suoi cristiani di Roma, san Leone esclama davanti a tutta la comunità: "agnosce, Christiane tuam dignitatem, riconosci, o cristiano, la tua dignità!". Quale è la dignità dell'uomo? Cari fratelli, alla luce del Verbo eternamente procedente dal Padre e fattosi uomo per la nostra salvezza, noi riscopriamo la grandezza della nostra umanità. Non a caso diceva il sommo Pontefice ora felicemente regnante, il Papa Giovanni Paolo II, che alla luce del Figlio, che si rivela Cristo, l'uomo scopre se stesso e il suo vero destino, la sua verità, la verità della sua dignità umana. Cari fratelli, sarebbe certamente sbagliato, insincero con Dio, se noi dichiarassimo di essere poca cosa. Non siamo poca cosa! Non è vera umiltà questa, è la volontà di scansare con una menzogna le nostre responsabilità. Certo, se siamo solo animaletti più o meno evoluti, come vorrebbe farci credere una certa pseudoscienza è chiaro che la nostra responsabilità morale è poca cosa. Allora, miei cari, non c'è bisogno della salvezza, basta attendere un po' di tempo e l'uomo si evolverà ulteriormente. E no! Il Verbo venne in mezzo a noi, il Verbo si fece carne! Perché? Perché il Verbo voleva ricondurre l'uomo alla sua dignità della sua condizione originale, alla santità della sua prima origine divina.

Vedete, cari fratelli, perché san Giovanni ci dice questo, per mezzo di Lui tutte le cose sono state create e non c'è cosa che non porti l'impronta di Colui che è l'irradiazione della gloria paterna e l'impronta della sua sostanza. Tutte le cose sono state disposte dal Creatore secondo questa triade della Trinità divina, secondo il numero, la misura e il peso. Il numero, l'identità sostanziale, è l'impronta del Padre, la misura, lo splendore, la bellezza, la verità delle creature è la saggezza del Padre, l'impronta del Verbo divino e infine il peso delle cose, la fecondità, la tendenza delle cose alla loro realizzazione primitiva è l'impronta dello Spirito Santo di Dio. Vedete, cari fratelli, ogni cosa porte in sé l'impronta della Trinità divina! Così per mezzo del Verbo, cioè per mezzo del progetto architettonico della mente del Padre tutte le cose sono state create. San Giovanni aggiunge, cosa ancora più sublime per l'umano intelletto, che il Verbo era la vita, che il Verbo possiede la vita, anzi era la vita. Che cosa significa questo? Significa che il Verbo non solo ha l'esistenza, ma è esistenza perfetta, perfettissima, è l'idea della vita.

Vedete la vita non significa soltanto esistere, durare nell'esistenza, significa agire, è agire in sé, solo che nel Verbo divino tutti gli schernì mentali dell'uomo sono annullati. Infatti per noi vivere significa esercitare azioni vitali che, per così dire, si aggiungono alla nostra sostanza umana. In Dio invece vivere, agire, pensare è la stessa sostanza divina, senza distinzioni di sorta. Ecco miei cari che cosa significa che "il Verbo è la vita" e ciò vuol dire che l'uomo creato a immagine e somiglianza del Creatore porta in sé una similitudo formalis, dice san Tommaso, una formale somiglianza con il Verbo, splendore dell'Eterno Padre. L'uomo imprime in sé una manifestazione esemplare della bellezza somma del Verbo. Ecco che cosa significa che la luce del Verbo illumina ogni uomo. Vedete cari fratelli, la nostra immensa dignità! Avere la luce di Dio, essere illuminati nell'intelletto da Dio! Non c'è dono più grande di questo, il dono dell'intelligenza, questa è la nostra grandezza, la nostra dignità, questo è il nostro destino, questa è la nostra responsabilità morale! Oh lo so bene che l'uomo non è all'altezza di questa dignità, che l'uomo vorrebbe fare a meno di questa dignità, per scansare le responsabilità, siamo tutti tentati. Ma Dio ci richiama alle nostre responsabilità, alla verità del nostro essere e ci dice che Egli viene per restaurarci! Per restaurarci, miei cari (lo dico ancora, anche se è una parola poco simpatica al giorno di oggi, ma non ha importanza, la verità deve essere detta) perché la salvezza è una restaurazione! La salvezza dell'uomo è una restaurazione dell'uomo! Per essere ricreati, secondo il progetto originario architettonico del re. Ecco perché il Verbo si fece carne. Ecco perché la Sapienza si è incarnata, perchè Dio che con un progetto ci ha creato a sua somiglianza, ci rinnova di nuovo nel Verbo incarnato nella nostra dignità, la dignità della divina figliolanza, la dignità della divina intimità, la dignità della vita spirituale

Vedete cari fratelli, allora il messaggio del Santo Natale è questa responsabilità dell'uomo davanti al suo Dio, accogliere in noi il Verbo che nasce, perché potessimo tramite il Verbo nascere alla vita divina partecipata! Impossessarci della grazia divina, vivere in Dio e ascoltare spiritualmente il Figlio, ecco a che cosa ci impegna il Santo Natale.

Lo dice san Giovanni, a tutti coloro che lo hanno accolto, a tutti coloro che credono nel suo nome, Egli ha dato il potere, pensate, cari fratelli, il potere immenso di essere figli di Dio, generati da Dio, di essere in possesso della vita divina. La figliolanza significa ricevere la stessa vita del padre e della madre. Voler essere generati da Dio significa ricevere vita da Dio, niente meno che questo, ricevere vita eterna da Dio! Ecco, cari fratelli, quale è la nostra dignità, quale è la nostra responsabilità.

Chiediamo a Gesù, la grazia del Santo Natale, la grazia di essere figli dilettissimi del Signore, dì non cacciare via, come dice ancora san Leone Magno Papa, di non cacciare via dall'anima nostra un ospite così prezioso con la nostra condotta degenere. Cari fratelli, chiediamo a nostro Signore la grazia di non offenderlo mai con il peccato, di osservare sempre la sua santa legge, di obbedire alla sua verità, per essere veramente suoi figli, per essere testimoni della sua bontà e della sua salvezza davanti a un mondo che diventa sempre più iniquo, sempre più privo di anima, sempre meno credente!

Cari fratelli, bisogna pensare alla verità delle cose, non illuderci nelle tenebre che non hanno accolto la luce, quelle tenebre diventano sempre più fitte, sempre più spesse. La notte, la notte fredda, glaciale attorno a quella grotta, quella la notte diventa sempre più fredda e sempre più glaciale. Il inondo diventa cinico, il mondo diventa morto, privo dell'anima, cari fratelli! Ma noi cristiani dobbiamo forse nasconderei queste cose? No, no perché noi abbiamo la vita, noi abbiamo la luce, noi abbiamo la gioia, abbiamo la gioia, cari fratelli, la gioia che nessuno mai potrà prenderci! Vedete miei cari, questo nostro obbligo, l'obbligo della carità, tenere accesa la fiaccola della fede. Il mondo, cari fratelli, che orrore, il mondo non sa celebrare il Santo Natale!

Tutti. sentiamo un certo disagio. Talvolta si sente dire: Natale consumistico. Non vi parlo di questo, sapete è una cosa piuttosto superficiale, perché non è peccato, anzi, bisogna festeggiare il Natale, come no. Mangiare bene a Natale è un dovere, san Tommaso lo dice chiaramente. San Tommaso dice così: "come peccherebbe un uomo che non digiuna in quaresima, cioè che mangia e banchetta in quaresima, così peccherebbe un uomo che digiunasse nelle grandi solennità della Chiesa". Se oggi uno digiunasse, farebbe male, quindi la colpa non sta in questo. Dove sarebbe? Che tutte queste tradizioni, tutte queste osservanze, tutti quei riti, così commoventi, così belli, così profondi, che tutto questo è privo dell'anima della fede! Se non c'è fede, non c'è vita, perché non c'è il Verbo della vita. Egli infatti non può essere accolto se non nella fede, solo quelli che credono nel suo nome lo accolgono dentro di sé. Ecco, cari fratelli, la nostra dignità, ecco la nostra responsabilità, ecco la nostra gioia. Noi siamo credenti, dobbiamo esserlo con sicurezza, con convinzione, con gioia che esulta in Dio per mezzo del Cristo e che si fa propagatrice della fede su tutta la faccia della terra! Andate e proclamate davanti a tutti i popoli che il Verbo si fece carne e che il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi e che noi vedemmo la sua gloria, la gloria che riluce dal Padre, pieno di grazia e di verità e così sia.

 

 

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Inserito il 31 gennaio 2008

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