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La dichiarazione di mons. Fiorio

La notizia della Lettera aperta di don Gino Oliosi sui rischi per la dottrina cattolica del Sinodo diocesano di Verona è arrivata in qualche modo sugli organi di stampa cittadini. L'articolo del Corriere di Verona del 13 febbraio riferisce parzialmente su don Oliosi (che si è dimesso dal Sinodo, non ha fatto semplicemente un intervento; ma Angiola Petronio l'ha letta la lettera?).

L'articolo contiene anche una dichiarazione del vicario generale mons. Florio, la solita dichiarazione un po' patetica secondo cui è tutto normale, tutto a posto, tutto va bene, ma dietro alla quale si avverte l'imbarazzo di chi non è riuscito a imbavagliare il dissenso. Soliti sistemi: la versione "ufficiale" della realtà, gli indirizzi dei sinodali sarebbero stati dati (se fosse vero don Oliosi non avrebbe diffuso altrimenti la lettera); scaricare la responsabilità sui collaboratori (l'impiegata); denigrare don Oliosi ("non si è sentito protetto", quasi fosse un minorato, "se n'è andato offeso", vuol dire che non ci sta con la testa) ma contemporaneamente dargli ragione (le sue posizioni sono comunque legittime). E qui c'è una grave contraddizione nel discorso di mons. Fiorio: se uno legge la lettera aperta capisce subito che se Oliosi ha ragione allora Fiorio ha torto, e viceversa.

Che si tratti di "una normale dialettica" non è così credibile, se don Oliosi - che, lo ribadiamo, si è dimesso dal Sinodo - ha scritto di essere stato accusato di "rottura di comunione" da Fiorio, e ha risposto chiedendo se "rottura di comunione non sta, semmai, nell'impedire che il Vescovo possa esplicare in piena libertà il suo ruolo guida". Mons. Fiorio, evidentemente, ignora i problemi, cioè non li vuole vedere.

Quanto al carattere consultivo del voto sinodale, don Oliosi all'inizio della sua lettera aveva ricordato, però, che in base al Direttorio per il ministero episcopale dei vescovi, il vescovo "non si discosterà da opinioni o voti espressi in larga maggioranza, se non per gravi motivi di carattere dottrinale, disciplinare o liturgico". Mons. Fiorio tace del tutto sul punto.

C'è almeno un dato parzialmente positivo, mons. Florio annuncia che viene inserito un "cappello" (la nota previa) che ribadisce la fedeltà al magistero. Benissimo, ma che senso avrebbe far seguire poi a tale dichiarazione una serie di infedeltà al magistero medesimo? Faremo esaminare i risultati del Sinodo dai nostri esperti e ne daremo conto su queste pagine: allora si potranno verificare le parole di chi, mons. Franco Florio oggi vicario generale della diocesi di Verona, si professa "il primo a garantire che non si mette in discussione la fede e i suoi precetti".

Una Voce Venetia

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IL CASO

Il sinodo spacca la diocesi veronese

Oggi al voto tra le accuse di "golpe"

Don Oliosi: "Prese decisioni contro la dottrina". La curia: "Normale dialettica interna"

 

VERONA - Doveva essere l'ultimo capitolo di un "libro" che si è iniziato a scrivere tre anni. E in effetti, con la votazione che si terrà oggi alla basilica di San Zeno, si metterà il sigillo alla terza e definitiva stesura.

Quella della "bozza del libro sinodale" che oggi andrà all'approvazione dei 341 membri dell'assemblea sinodale e che rappresenterà il "percorso" che la curia veronese seguirà nei prossimi anni negli ambiti presi in esame: la famiglia, i giovani, i mondi del disagio, il dialogo e l'annuncio nella pluralità culturale, sociale e religiosa. "Un momento importante - lo ha definito il segretario generale del sinodo, don Ezio Falavegna - perché non si esprime solo il frutto di quanto abbiamo condiviso, ma soprattutto perché saremo chiamati ad esprimere personalmente l'approvazione o meno del testo che ci auguriamo di consegnare al vescovo come espressione del mandato che ci è affidato".

Un frutto che però per qualcuno è indigesto. E un percorso che alla fine potrebbe portare a una frattura all'interno della chiesa veronese. Perché quel voto, quasi certamente, non raccoglierà il plauso tra i sinodali più tradizionalisti. E quasi di sicura non avrà l'approvazione da parte di una personalità di spicco. Quel don Gino Oliosi, attuale canonico della Cattedrale, ex parroco di San Fermo e direttore del centro Toniolo, da sempre vicino alle posizioni di Comunione e Liberazione. Don Oliosi ha scritto una lettera aperta ai membri del sinodo e a tutti i sacerdoti della diocesi scaligera perché "quando ho chiesto gli indirizzi mi sono sentito dire dalla segreteria del Sinodo che non potevano darmeli". Nella missiva don Oliosi lancia un'accusa pesante. "Ho avuto la sensazione di essere considerato come una persona pericolosa, quasi attentassi a sovvertire un risultato già acquisito da alcuni. Mi chiedo: ma è già stato deciso il risultato finale del sinodo? Ed eventualmente da chi?". Il canonico della Cattedrale contesta errori di dottrina e di morale che sarebbero emersi durante lo svolgimento del sinodo. E parla, testualmente, di "piccolo colpo di Stato perpetrare da pochi privilegiati... ".

"Le posizioni di don Oliosi - risponde il vicario generale mons. Franco Florio - sono più tradizionali, ma comunque legittime. E ha sempre avuto modo di poterle esprimere nelle riunioni del sinodo. Per quanto riguarda gli indirizzi, l'impiegata aveva solo detto che avrebbe dovuto chiedere al segretario. Ma lui se n'è andato offeso. Credo che don Oliosi non si sia sentito protetto nella certezza della fede espressa dal documento. Per questo è stato inserito un cappello che verrà presentato oggi e che ribadisce la fedeltà al magistero. C'è poi un errore di fondo. Il nostro è un voto consultivo, che non vincola il vescovo nelle scelte. Comunque questa mi sembra una normale dialettica. Anche nella chiesa di Dio esiste la libertà di parola. Ma sono il primo a garantire che non si mette in discussione la fede e i suoi precetti". Sulla stessa linea è anche don Falavegna. "La vera natura del sinodo - spiega - è quella di offrire al vescovo una progettualità per la chiesa, ma questo non vuol dire uno snaturamento delle tradizioni, di cui lui rimane il garante".

Angiola Petronio

 

da "Corriere di Verona", 13 febbraio 2005

 

 

DOCUMENTI

Il testo della Lettera aperta di don Gino Oliosi sul Sinodo veronese

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Verona, lettera aperta di don Gino Oliosi sul Sinodo: mi dimetto perché la dottrina non è sottoponibile al voto

 

 

 

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Inserito il 17 febbraio 2005

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