Messe latine antiche nelle Venezie
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Precisazione

L'immagine riportata da VicenzaPiù del 14 febbraio 2009 in questa intervista con Massimo Bisson, delegato di Una Vicenza, con la didascalia "Una delegazione di Una Voce delle Venezie in udienza dal Maestro delle cerimonie papali", documenta una visita a mons. Guido Marini da parte di alcuni membri del Collegio Liturgico dell'Apparizione di San Marco, il gruppo di punta del Coordinamento di Una Voce delle Venezie.

Una Voce Venetia

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"Nosiglia, così non va"

L'associazione dei fedeli che seguono la messa in latino
accusa il vescovo di lasciar celebrare un rito “abusivo”
Il clero locale? "Fra i peggiori d’Italia"

di Alessio Mannino

 

Lefebvriani a Vicenza non ce nesono. In Veneto la Fraternità di San Pio X - questo il nome della comunità fondata dal vescovo tradizionalista Lefevbre (sic) - aveva a Lanzago di Silea nel Trevigiano e nell'espulso padre Floriano Abrahamowicz il suo punto di riferimento. In città esiste però un gruppo di circa sessanta persone che due domeniche al mese si riuniscono nella chiesa di San Rocco per seguire la "messa tridentina", officiata cioè secondo il rito antico, in latino. È la delegazione locale dell'associazione internazionale "Una Voce", che cinque anni fa, forte di una petizione di 700 firme, strappò al recalcitrante monsignor Nosiglia il placet per rituffarsi nell'affascinante liturgia pre-conciliare. "Il fatto che il Papa abbia tolto la scomunica ai quattro vescovi della Fraternità è sicuramente positivo", afferma Massimo Bisson, rappresentante dei fans vicentini del messale in latino, "ma la nostra associazione riconosce pienamente l'autorità papale e non ha dissensi teologici con la Chiesa, a cui aderisce totalmente". Certo che prima il prelato Williamson scettico sull'Olocausto, poi don Abrahamowicz che se ne esce con battute infelici sulle camere a gas salvo poi chiarirsi, ma aggiungendo che il Concilio Vaticano II è una "cloaca". Non sembra aver fatto un buon affare, Ratzinger, ad aver reimbarcato le pecorelle tradizionaliste. "Posso solo dire che la Voce a livello internazionale ha accolto con un plauso la decisione del Santo Padre, e quanto ad Abrahamowicz, lo conosco solo per le sue colorite uscite, se è stato cacciato significa che ha violato certi comportamenti che l'autorità gli aveva imposto".

Un po' morbido, non è che anche i fedeli di Una Voce, sotto sotto, la pensano come i seguaci di Lefevbre sull'ultimo Concilio? "Non il Concilio, ma il modo in cui è stato interpretato, questo sì, per ciò che riguarda la liturgia", spiega Bisson. È chiaro, perciò, che sono stati molto contenti del documento pontificio con cui papa Ratzinger ha stabilito che nelle varie diocesi, a fronte di una richiesta da parte dei fedeli, deve essere ammessa la possibilità di reintrodurre il rito antico. "È un patrimonio da salvare, con una sensibilità diversa e superiore rispetto alla messa moderna, che spesso viene fatta malissimo e che non ha nulla a che vedere con il modo in cui dovrebbe essere celebrata", accusa Bisson, puntando il dito contro l' "estrema sciatteria dei canti, dei gesti e dell'aspetto". Secondo dati comunali, nell'ultimo decennio a Vicenza sono calati del 32% i matrimoni a favore delle convivenze, e fra essi quelli civili hanno superato le unioni religiose. L'ex sacrestia d'Italia, col record italiano di città con la maggiore concentrazione di locali notturni con spogliarelliste, è una città di sepolcri imbiancati anche perché la religiosità domenicale viene vissuta come fosse un momento come un altro, senza più sacralità e spiritualità? "Indubbiamente c'è un problema di comunicazione, soprattutto nei confronti dei giovani, che vedono l'esperienza liturgica più come un problema che non come un'opportunità, e questo riguarda anche le gerarchie ecclesiastiche", spiega Bisson. "Quanto all'ipocrisia, i cattolici sono tali perché, a differenza di coloro che non lo sono, sanno di essere peccatori. Ma l'errore più grave è giudicare le coscienze, e come cattolico io mi rimetto alla gerarchia. C'è sempre un disegno divino in tutto, e se non credessi questo non sarei cattolico".

Come dire: distanza netta dal proselitismo nel "mondo" alla maniera dei preti operai, politici o televisivi. Però Bisson una contestazione per la gerarchia ce l'ha, e la esprime senza troppi giri di parole: "Noi vogliamo una liturgia che offre più meditazione, più silenzio, più attenzione ai simboli e ai gesti. E invece molti vescovi sono ostili, a cominciare da quello di Vicenza". Nosiglia viene dalla burocrazia romana, è stato allevato alle adunate oceaniche di Woityla, e non apprezza la messa tridentina. "Quella volta ci ricevette con aria di sufficienza, e solo dopo il perentorio ordine del Papa ha accolto la nostra richiesta". Ma, attacca Bisson, ora è arrivato al sabotaggio: "La messa a San Rocco è un disastro, il celebrante scelto da Nosiglia fa un miscuglio fra rito antico e moderno, e si rifiuta di imparare. D'altronde, il clero vicentino è terribile, fra i peggiori d'Italia, qui i preti sono spesso impreparati e menefreghisti. Se si continua così saremo costretti a prendere le distanze di fronte a dei veri e propri abusi liturgici".

 

da "VicenzaPiù" n° 136, 14 febbraio 2009, p. 13
www.vicenzapiu.com

 

 

 

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Messa tridentina a Vicenza

 

 

 

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Inserito il 20 febbraio 2009

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