Messe latine antiche nelle Venezie
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Dalle annotazioni sul sacrificio della messa del Card. Lambertini

Dar la pace

 

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Il Micrologo al cap. 18 scrive, che secondo il rito romano si dicono le tre orazioni avanti la comunione, non per antica istituzione de' sommi pontefici, ma per tradizione di persone divote e religiose. S. Tommaso nella 3ª part. alla quest. 85 art. 4 In corpore tratta del rito di dar la pace prima della comunione, ed insegna che si dà per preparare il popolo, mediante la pace, a ricevere il sacramento; ed inoltre dice, che nelle messe da morto non si dà la pace, al che anche può aggiugnersi, che non si dice la prima orazione come vien prescritto nella nostra rubrica, non offerendosi il sacrifizio per la pace presente, ma pel riposo de' morti: "praeparatur populus per pacem etc. est enim hoc sacramentum unitatis, et pacis. In missis tamen defunctorum, in quibus sacrifìcium offertur, non pro pace praesenti, sed pro requie mortuorum, pax intermittitur". E l'erudito Albaspineo nel lib. 1 De veteribus ritibus all'osservaz. 17 considera che le messe da morto erano messe private e non solenni, e che nelle sole messe solenni si dava la pace. Non si dà nemmeno la pace nelle messe del venerdì santo, in segno di mestizia; per lo che Procopio nella Storia arcana scrive, che Giustiniano e Teodora presero possesso dell'imperio con segno poco felice, mentre lo presero nel venerdì santo, in cui non si dà la pace. Davasi una volta la pace col bacio; e se ne possono vedere le prove in quelli che hanno trattato eruditamente delle sacre cerimonie cioè nel cardinal Bona Rer. liturgic. al lib. 2 cap. 16, nel P. Le Brun al tom. 1 pag. 603, nel Pouget al tom. 2 pag. 881, in Ugone Menardo nelle Note al sagramentario di s. Gregorio alla pag. 377, nel P. Merati al tom. 1 part. 1ª pag. 584 ove anche si discorre di quando nelle messe private si dee dar la pace: e varie sacre erudizioni in questo

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proposito sono state cumulate dal Binghano nel tom. 6 delle Origini, ossiano antichità ecclesiastiche alla pag. 99 ed altre seguenti. Durò il costume di dar la pace col bacio, sino ai tempi d'Innocenzo III, parlandone esso nel lib. 6 myster. miss. al cap. 5. Oggidì non si dà più la pace col bacio, ma o coll'amplesso, o col porgere a baciare una tavoletta, detta da alcuni Osculatorium, in cui è impressa l'immagine del crocifisso. Ed il cardinal Bona nel luogo citato è di sentimento che fosse sostituito al bacio, o l'amplesso, o il bacio della tavoletta, dai Padri francescani, che avendo mutati alcuni riti, mutarono ancor questo, e con ragione per la troppa malizia degli uomini. Ed il sacerdote prima di dar la pace coll'amplesso, bacia l'altare, per dimostrare che non può dar la pace se non l'ha da Cristo, che è figurato nell'altare. Una volta non baciavasi l'altare, ma l'ostia: il qual rito non è più in pratica, e chi lo praticasse farebbe male. Del predetto bacio chiamato bacio santo, parla s. Paolo nel cap. 16 della sua Lettera ai Romani, nella sua prima ai Tessalonicensi al cap. 5 e nella sua prima ai Corinti al cap. 16; "salutate vos invicem in osculo sancto", e l'apostolo s. Pietro nella sua prima Lettera al cap. 5 cosi pure dice: "salutate invicem osculo sancto", e di questo bacio parla Origene sopra l'Epist. ai Romani al cap. 16, Tertulliano nel lib. 1 De oratione, e nel lib. 2 Ad uxorem, Atanagora nella sua Orazione ai cristiani, s. Agostino nel serm. 85 De diversis, s. Giovanni Grisostomo nel lib. 1 De compunctione, s. Gregorio nel lib. 3 de' suoi Dialoghi al c. 56, Anastagio Sinaita nella sua orazione De sacra Synaxi. Dai Greci e dagli altri orientali, co' quali anche i mozarabi s'accordano, prima della prefazione si dà nella messa il bacio di pace. I Maroniti prima della prefazione costumano, che il sacerdote all'altare ed a' misteri dia la pece: "pax tecum altare dei, et pax mysteriis sanctis positis super te"; indi al ministro: "pax tibi, minister Spiritus Sancii"; a cui poscia il ministro dice: "veni in pace Pater noster, sacerdos candide": e infine tra il popolo la pace ancora reciprocamente vien data. Veggasi monsignor Perrimezzi nella dissert. 8 del tom. 1 ove concorda circa il nostro presente costume col cardinal Bona, già allegato.

 

da Prospero Card. Lambertini Benedetto XIV, Annotazioni sopra il santo sacrifizio della Messa secondo l'Ordine del calendario Romano, Torino, Speirani e Tortone, 1856, p. 216-217.

 

 

 

 

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Inserito il 5 febbraio 2010

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