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JACOPO-BENIGNO BOSSUET

SPIEGAZIONE 
D' ALCUNE  DIFFICOLTÀ  SOPRA  LE  ORAZIONI  DELLA  MESSA

 

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CAPO XXXVIII.

Perchè s'impiega nell'oblazione
il ministero degli Angeli.

 

A questo fine s'accompagnavan cogli Angeli; tanto più, che sapevano benissimo, ch'eglino erano quelli, che presentavano le nostre orazioni a Dio su l'Altare, che rappresentava Gesù Cristo, come si vede manifestamente nell'Apocalisse (Apoc. VIII. 3).

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I vostri antichi Ministri, che scansano tutto, e sino i passi più chiari, vogliono, che l'Angelo, che presenta a Dio le orazioni de' Santi sia 'l medesimo Gesù Cristo, che spesse volte, dicono, vien chiamato col nome d'Angelo. Ma questo è visibilmente un'intorbidare ogni cosa, e per non parlar, qui degli altri luoghi della Scrittura, Gesù Cristo non vien giammai chiamato nell'Apocalisse con questo nome. Per tutto dove si ritrova, vi porta un carattere di sovrana Maestà col nome di Rè de' Rè, e di Signor de' Signori; Ma l'Angelo, che qui comparisce per presentar le orazioni è della stessa natura degli altri, che S. Giovanni fa operare per tutto in questo libro divino, della stessa natura, che i sette Angeli, de' quali parla in questo stesso luogo nel medesimo capo ottavo; in cui vien parlato dell'Angelo della orazione, che per questa ragione ancora è chiamato semplicemente un altro Angelo, un'Angelo come gli altri, e che non ha niente di più sublime (Apoc. VIII. 2. 3).

Ecco, o Signore, qual'è l'Angelo, che

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offerisce a Dio le nostre orazioni su l'Altare celeste. Quindi veniva la costante Tradizione di tutta la Chiesa che riconosceva un'Angelo, che presiedeva all'Orazione, ed alla Sagra Oblazione, come si vede ne' Padri più antichi. Quando si dice, ch'un'Angelo vi presiedeva, e presentava le nostre Orazioni, bisogna intendere, che tutti gli Angeli seco s'accompagnavano in unità di spirito; e perchè lo spirito di questo Sagrificio è d'unir a Dio tutte le creature, e sopra tutto le più Sante per dargli in comune un'attestato della lor servitù, non bisogna maravigliarsi se pregavansi gli Angeli ad intervenirvi.

Erasi già fatta questa unione con essi fin dal principio del Sagrificio, quando s'era cantato l'Inno Serafico, cioè il Santo trè volte, e s'era detto nella Prefazione. E giusto, o Padre Eterno, che vi benediamo per mezzo di Gesù Cristo Nostro Signore, per cui gli Angeli lodano la vostra Santa Maestà, le Dominazioni l'adorano, le Podestà tremando la temono: Fra quali noi, vi scon-

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giuriamo, che ci comandiate di framischiare le nostre voci, dicendo con tutto il cuore Santo, Santo, Santo.

La continovazione di questa orazione richiedeva, che dopo esserci uniti cogli Angeli desiderassimo d'unirli con noi nelle nostre Oblazioni, non dubitando che non fossero tanto più grate, quanto fossero ancora offerte dalle lor mani ed è 'l senso di questa orazione: Vi scongiuriamo, o Dio onnipotente, comandate , che queste cose sieno portate dal vostr'Angelo Santo al vostro Altare sublime; affinchè noi tutti, che riceveremo col participare di quest'Altare il Sagro Corpo e 'l Sagro Sangue del vostro Figliuolo siamo riempiuti di tutte le grazie, e di tutta la benedizione spirituale per mezzo del medesimo Gesù Cristo Nostro Signore.

Portare fino a Dio le nostre oblazioni, alzarle sino al Cielo, dov'egli le riceva o farle pervenire sino al suo Trono, nel linguaggio comune della Scrittura si è un presentargliele in guisa tale, e con una coscienza così pura, ch'esse gli sieno gradevoli, Questa

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maniera di parlare è cavata dal rito degli antichi Sagrificj. Abbiamo veduto, che si alzava la Vittima; ciò era in una certa maniera inviarla a Dio, e pregarlo per mezzo di quest'azione a riceverla; la qual cosa più sensibile appariva negli Olocausti, il fumo de' quali portandosi in alto andava a mischiarsi colle nuvole, e pareva, che volesse alzarsi fino al Trono di Dio. Le orazioni, che vi si aggiungevano pareva, che seco pure s'accompagnassero, e quest'è ciò, che faceva dire a Davide: La mia orazione, o Signore, sia diretta fino a voi, come l'incenso (Ps. CXL. 2); cioè, come il fumo della Vittima abbruggiata; perocchè in questo luogo così significa la parola incensum; benchè abbiamo appropriato la nostra parola d'incenso a quella specie di profumo, che chiamasi Thus in latino. Perciò l'Angelo dell'Apocalisse compariva col Turibolo in mano e si dice che il fumo del suo incenso, cioè le Sante Orazioni, che partivano da un cuore infiammato dallo Spirito Santo giungevano dalle sue mani davanti a Dio, cioè che egli erano gra-

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te. Quest'è ancora quello, che chiamasi nella Scrittura Sagrificio di buon'odore davanti al Signore, quando l'oblazione facevasi con un cuor puro, e la orazione partendo da una coscienza innocente alzavasi a Dio col fumo dell'Olocausto. Accadeva ancora alle volte, come nel Sagrificio di Manue, che la fiamma dell'Olocausto alzavasi straordinariamente, e parea, che si portasse fino al Cielo, e dava Iddio questo contrasegno dell'aggradimento, che trovava nel Sagrificio (Jud. XIII. 20).

Non bisogna dunque stupirsi, se la Chiesa avvezza al linguaggio della Scrittura, alzando il Calice avanti la Consagrazione fa questa orazione. Ve l'offeriamo, o Signore, affinchè giunga in faccia di voi, come un soave odore; cioè, come si è veduto, che l'oblazione glie ne piaccia; e questo ancora è ciò, che dimandasi nella orazione, che si fa dopo la consagrazione, quando si prega, che queste cose, cioè i Sagri doni sieno portati al Cielo dagli Angeli.

Ma per capire il fondo di questa orazione, e levare ogni difficoltà, che vi si

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volesse trovare, bisogna ricordarsi sempre, che queste cose, delle quali vi si parla, sono in verità il Corpo, e 'l Sangue di Gesù Cristo, ma sono questo Corpo, e questo Sangue con noi tutti, e co' nostri voti, e colle nostre orazioni; e tutto questo insieme compone una stessa oblazione, che noi vogliamo rendere di tutto punto a Dio grata, e dalla parte di Gesù Cristo, che vien'offerto, e dalla parte di quelli, che l'offeriscono, e si offeriscono similmente con esso. A questo fine potevasi far meglio, che dimandare di nuovo la compagnia dell'Angelo Santo, che presiede all'Orazione, ed in esso di tutti i Santi compagni della sua beatitudine, affinchè il nostro presente giunga più presto, e più grato sino all'Altare celeste, quando in questa beata Compagnia sarà presentato? Non sarà qui cosa inutile l'osservare, che dove il nostro Canone non parla, che d'un solo Angelo, parlasi nell'Ambrogiano di tutti gli Angeli per ispiegare la Santa Unione di que' beati spiriti, ch'in fatti fanno tutti per consenso ciò ch'uno d'essi fa per esercizio,

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e per essere destinato particolarmente.

Dobbiamo dunque unirci con tutti loro; con loro alzarci a quel sublime Altare di Dio; perocchè noi siamo quelli veramente, che dobbiamo salirvi in ispirito; Noi vi ci alziamo; noi vi portiamo, per così dire Gesù Cristo co' nostri voti, e noi stessi; quando innalzati sopra del Mondo, ed uniti agli spiriti beati non respiriamo, che le cose celesti; conciossiachè bisogna qui ancora intendere, che Gesù Cristo non viene a noi, ch'affine di ricondurci a lui nella sua gloria. Lo rimiriamo su l'Altare; ma non in lui, come sopra l'Altare la nostra Fede interamente riposa; lo contempliamo nella sua gloria, dalla quale se ne viene a noi senza lasciarla, e dove pure c'innalza affinchè essendo con esso all'Altare celeste, sentiamo scorrere sopra di noi tutte le benedizioni, e grazie spirituali per mezzo del medesimo Gesù Cristo Nostro Signore, come per suo fine ha questa Orazione.

Chiaramente dunque si vede, che questa elevazione, che desideriamo

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della nostra Santa Vittima sino al sublime Altare di Dio non è qui dimandata per relazione a Gesù Cristo, ch'è già nella più alta parte de' Cieli; ma più tosto per relazione a noi, ed alle benedizioni, che dobbiamo ricevere innalzandoci con Gesù Cristo, a quell' Altare invisibile.

E quando noi addimandiamo l'intercessione dell'Angelo, avete benissimo inteso, che non è, che ci procuriamo già un mediatore come se Gesù Cristo sufficiente non fosse, molto meno lo diamo per tale al medesimo Gesù Cristo, come ci è stato rinfacciato, o pure alla sua Eucaristia, che la sua sola instituzione renderebbe gratissima senza che l'Angelo n'avesse parte; ma ciò ch'è santo da se stesso, come si è detto, è ancora più benignamente ricevuto quando vien offerto da Santi; Quindi è, che la Chiesa implora l'Angelo per offerirlo a Dio con essa; ma sempre col mezzo di Gesù Cristo, per cui ha già riconosciuto nella Prefazione di questo Sagrificio, che gli Angeli adoravano Dio, e lodavano la sua Santa Maestà.

 

da: J.-B. BOSSUET, Spiegazione d'alcune difficoltà sopra le Orazioni della Messa ad un nuovo Cattolico, traduzione italiana, Venezia, Luigi Pavino, 1714, pp. 133-141 (l'opera originale è Explication de quelques difficultés sur les prières de la messe, a un nouveau catholique, cfr. Oeuvres completes de Bossuet, VIII, Paris, 1846, pp. 419-456 spec. 444 ss.).

 

 

 

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Inserito il 20 febbraio 2012

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