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Messe latine antiche nelle Venezie 
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Istituite nel 1917 dal patriarca Pietro Card. La Fontaine

Le stazioni quaresimali a Venezia

di Giovanni Musolino

 

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Durante gli anni trascorsi a Roma il venerabile Presule aveva dato nuovo impulso nelle chiese della città alle Stazioni quaresimali che col tempo si erano andate affievolendo nello spirito e nella pratica dei fedeli. Per ridar vita a quel pio esercizio egli si era valso dell'aiuto del monaco benedettino Ildefonso Schuster col quale, sulla traccia degli antichi riti penitenziali romani, aveva preparato un piano d'innovazione liturgica. Quel piano era stato appro-vato dal Pontefice e lo stesso Schuster aveva composto un libriccino con un breve pensiero per ogni Stazione che il vescovo La Fontaine distribuiva ai fedeli in preparazione allo svolgimento dei riti di penitenza.

Un anno e mezzo dopo il suo ingresso a Venezia, con la lettera quaresimale del 1917, il Patriarca annunciò al clero e al popolo che con la prossima quaresima sarebbe stata introdotta anche a Venezia la pia pratica delle Stazioni quaresimali che da tempi antichissimi si svolgevano a Roma. La lettera si apriva col ricordo di San Gregorio Magno che, addolorato nel vedere i flagelli con i quali ai suoi tempi "Dio richiamava il popolo cristiano sulla via della giustizia, esortava i fedeli ad impetrare la misericordia divina e il patrocinio dei Santi e indiceva delle processioni di penitenza". Il Pontefice stesso, finché le forze glielo avevano consentito, aveva partecipato alle Stazioni e aveva predicato al popolo. Mutate le condizioni dei tempi il rito primitivo aveva subìto degli adattamenti, ma i fedeli avevano continuato a frequentare le chiese dove si svolgevano i riti di penitenza con l'esposizione delle reliquie dei Santi, con devote processioni e con la recita delle preghiere stabilite.

Il Patriarca aveva deciso d'invitare anche il suo popolo "ad impetrare la misericordia del Signore mediante le pre-ghiere stazionali", mosso dalle angustie dalle quali allora, più che in altri tempi, "il mondo era stretto da ogni parte". Il Santo Padre, al quale il Patriarca aveva espresso il suo

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pensiero, con una lettera del cardinale Pietro Gasparri del 3 gennaio 1917, aveva incoraggiato l'iniziativa "nella speranza che per le sacre funzioni stazionali di penitenza e di preghiera, i fedeli di Venezia, informando i cuori alla cristiana compunzione ed offrendo al mondo un mirabile esempio della loro avita fede", affrettassero "i conforti delle sospirate misericordie divine".

Il pio Pastore stabilì anche l'ordine delle funzioni quaresimali. Nella chiesa assegnata per la Stazione doveva essere fatta di buon mattino, prima della celebrazione della messa, l'esposizione delle reliquie dei Santi in una cappella o sopra un altare. Le reliquie dovevano rimanere esposte alla venerazione dei fedeli per tutta la giornata. Un'ora circa prima dell'Ave Maria, con la partecipazione di un sacerdote, di due assistenti in paramenti violacei e del clero, iniziava la sacra funzione, che doveva essere preceduta da una breve riflessione. Seguiva la processione nell'interno della chiesa col canto delle litanie dei Santi, delle preci penitenziali del rituale e del "Miserere". Il rito di penitenza si doveva concludere con la comunione spirituale e con la benedizione eucaristica.

Le preghiere stazionali dovevano rivestire il carattere di "preghiera della Città" e perciò il venerato Pastore esprimeva "il desiderio grandissimo" che un sacerdote di ogni parrocchia, in rappresentanza degli altri sacerdoti e dei fedeli, partecipasse ad ogni funzione serale.

Il Patriarca tracciò pure l'itinerario delle chiese stazionali, fissando l'inizio nella chiesa di San Zaccaria il mercoledì delle Ceneri e continuando con 42 Stazioni fino all'ultima che avrebbe avuto luogo il martedì santo nella chiesa di S. Maria Formosa. Durante gli altri giorni della Settimana Santa le funzioni penitenziali si dovevano svolgere nella Basilica di San Marco. Nella raccolta penombra delle chiese, sempre circondato da una folla di fedeli, spiccava ogni sera l'aspetto ieratico del Pastore, esempio vivo di quotidiana penitenza.

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Tra le attività pastorali del Patriarca le Stazioni quaresimali occupavano un posto centrale. Egli era profondamente persuaso che senza spirito di penitenza non potevano esserci né vera conversione né giusta disposizione interiore per un sincero ritorno a Dio. Perciò nelle sue Lettere quaresimali il venerato Pastore ripeteva continuamente l'invito a partecipare a quelle sacre funzioni: "Tra le molte preghiere che ciascuno può scegliere - così scriveva nella Lettera quaresimale del 1918 - vi raccomando il pio esercizio della Via Crucis e le preci stazionali, che anche quest'anno con l'aiuto di Dio faremo nelle varie chiese della città. Questa preghiera liturgica fatta in comune, sempre con umiltà e devozione, è gradita assai al Signore. Alle Stazioni vi attendo, fratelli e figli dilettissimi, per quanto è possibile; mi consolo tanto nel pregare insieme con voi".

Nel 1922 rivolse un invito speciale al clero secolare e regolare affinché lo accompagnasse "in quella santa peregrinazione, tutta secondo lo spirito della Chiesa". Non dovevano mancare i fanciulli, "amici del cuore di Gesù". Come era avvenuto negli anni precedenti, li attendeva nelle rispettive parrocchie "quieti, modesti e devoti". L'invito alle Stazioni venne ripetuto due anni dopo: "Se Dio mi concede vita e forza, anche quest'anno farò il pellegrinaggio delle sacre Stazioni. Mi seguirete, o cari figliuoli? Se il lavoro, l'attendere alla famiglia, l'infermità o altro v'impedirà d'intervenire, unitevi in spirito con me. Dove sarà il Patriarca saranno altresì i cuori dei fedeli. Piace tanto al Signore l'unione delle pecorelle col Pastore".

Dall'ascolto della parola di Dio e dallo spirito della penitenza doveva scaturire la fonte della carità verso il prossimo. Nel 1928 il Patriarca scriveva: "Figliuoli, frequentate le chiese parrocchiali per ascoltarvi la parola di Dio, seguite il vostro povero Pastore nelle sante Stazioni, porgetevi reciprocamente fraterno aiuto; chi ha soccorra con volto amico gl'indigenti: i poveri, i cari poveri vi rac-

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comando, le mamme che hanno molti figliuoli e gli operai disoccupati".

Gl'inviti alle Stazioni penitenziali, ripetuti anche negli anni successivi, trovarono la loro conclusione nell'ultima Lettera quaresimale del 24 febbraio 1935. In essa il Patriarca annunciava: "Anche in quest'anno, se Dio me lo concede, pregherò insieme con voi nelle sacre Stazioni quaresimali".

In quell'anno il venerabile Pastore iniziò la pia pratica e la continuò per dieci sere successive finché, giunto ormai al totale esaurimento delle sue forze, fu costretto a farsi sostituire dal vescovo ausiliare mons. Giovanni Jeremich. Con serenità offrì a Dio quel sacrificio e con una lettera avvertì il clero e il popolo che avrebbe continuato a restare spiritualmente unito ad essi durante i riti penitenziali stando in preghiera nella sua cappella privata.

 

da: G: MUSOLINO, Pietro La Fontaine patriarca di Venezia (1915-1935), Venezia, Studium Cattolico Veneziano, 1988, pp. 228-231.

 

 

 

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Inserito il 31 marzo 2012

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