Messe latine antiche nelle Venezie
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IN UN'INTERVISTA A "LE FIGARO MAGAZINE"

Il card. Bertone a proposito del  motu proprio sulla messa antica: "non vi è nessuna valida ragione per non dare ai sacerdoti di tutto il mondo il diritto di celebrare secondo questa forma"

 

"Le Figaro Magazine" del 31 marzo 2007 pubblica un'intervista con il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Sua Santità (Bertone: Foi et raison ne s'opposent pas). Tra l'altro, alcune domande sono dedicate alla questione liturgica, e in particolare alla prossima uscita uscita del motu proprio di Benedetto XVI, che renda più facile la celebrazione della messa tridentina. Ecco, in una nostra traduzione, le risposte del Cardinale:

 

Le Figaro Magazine - Papa Benedetto XVI ha appena pubblicato un'esortazione apostolica, "Sacramentum Caritatis" (il sacramento dell'amore), dedicata all'eucaristia. Questo testo insiste sulla dimensione sacra della liturgia cattolica...

Card. Bertone - Il papa ha spesso spiegato che la riforma voluta dal concilio Vaticano II aveva per vero obiettivo di rimettere Dio al centro della liturgia e permettere al popolo cristiano di comprendere il senso dei grandi riti. Il Vaticano II desiderava conservare il valore intrinseco della liturgia, permettendo ai fedeli una partecipazione alla celebrazione del sacrificio divino. Il Santo Padre chiede dunque ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli una autentica applicazione dei testi del concilio, per esempio l'uso del latino e del gregoriano, che la riforma di Paolo VI non ha mai proscritto, ma al contrario, voleva conservare al loro giusto posto.

Perché il card. Ratzinger, e ora il papa Benedetto XVI ha così spesso condannato le interpretazioni giudicate abusive della liturgia?

L'applicazione dei grandi orientamenti del concilio ha purtroppo potuto conoscere traduzioni più o meno erronee che conducono a notevoli impoverimenti. I frutti della riforma liturgica del concilio non restano per questo meno considerevoli. È vero che gli abusi devono essere combattuti, perché una parte del popolo cristiano si è allontanato dalla Chiesa a causa di queste prassi abusive. Gli errori non sono nei testi del concilio, ma nei comportamenti di coloro che hanno preteso di interpretare a loro modo la riforma liturgica di Vaticano II.

Un decreto che allarga la possibilità di celebrare la messa in latino secondo il rito precedente al Vaticano II (la messa detta di san Pio V) è sempre previsto?

Il valore della riforma conciliare è intatto. Ma sia per non perdere il grande patrimonio liturgico dato da san Pio V sia per accedere al desiderio dei fedeli che vogliono assistere alla messa secondo questo rito, nel quadro del messale pubblicato nel 1962 da papa Giovanni XXIII, con il suo calendario proprio, non vi è nessuna valida ragione per non dare ai sacerdoti di tutto il mondo il diritto di celebrare secondo questa forma. L'autorizzazione del Sommo Pontefice lascerebbe ovviamente tutta la sua validità al rito di Paolo VI. La pubblicazione del motu proprio che precisa questa autorizzazione avrà luogo, ma sarà il Papa stesso che spiegherà le sue motivazioni e il quadro della sua decisione. Il Pontefice darà personalmente la sua visione dell'utilizzo dell'antico messale al popolo cristiano, e in particolare ai vescovi.

 

 

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Inserito il 4 aprile 2007

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