Messe latine antiche nelle Venezie
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Omelia del Corpus Domini

di padre Tomáš Tyn, o.p. 

 

La festa di oggi, Cristo presente in mezzo al suo popolo

Cari fratelli in Cristo Gesù Signore e Salvatore nostro, abbiamo già cantato l'inno composto dal grande san Tommaso d'Aquino in onore di Cristo presente in mezzo al suo popolo, di Cristo che si nasconde nelle specie eucaristiche, di Cristo che è la lode suprema che si leva da questa valle di lagrime verso Dio Onnipotente, di Cristo che è il nostro cibo, il nostro nutrimento, di Cristo che è la nostra via alla gioia del paradiso. È davvero, cari fratelli, un tema speciale della nostra lode, del nostro canto di ringraziamento, del nostro eukaris Dei, del nostro ringraziare il Signore, perché Egli ci diede in dono il bene supremo, Cristo Signore, vero Dio e vero uomo. Cari fratelli, della festa di oggi si dovrebbe parlare senza finire mai (il nostro tempo, come al solito, è limitato), cercheremo di dire in maniera breve e compendiosa alcune cose essenziali.

 

Difendere la fede

Cari fratelli, in primo luogo, scusate le mie insistenze, ma voi mi capite perché siete buoni cristiani e quindi sapete come è importante non solo avere la fede, ma saperla anche difendere, nella forza di Colui che è il Dominus vivificans, che è il Signore e datore di vita, lo Spirito Santo che ci fu dato in dono.

 

Alla tua luce vedremo la luce

Ecco, cari fratelli, allora cerchiamo di pensare le cose di Dio non già alla luce umana, alla luce della nostra profana meschinità, cerchiamo di pensare alle cose di Dio così come Dio vuole, che la nostra mente pensi a Lui, che cioè alla luce di Dio stesso, in tuo lumine. Domine, videbimus lumem, alla tua luce, o Signore, vedremo la luce.

 

Non capovolgiamo l'ordine dei valori

Cari fratelli, senza polemica, questo pericolo non è cosi lontano da noi come potrebbe sembrare. Pensate, mentre dovevo preparare questa omelia della presentazione della festa di oggi, ho sentito dire: "la festa odierna ci deve indurre a riflettere soprattutto sul significato dell'Eucaristia nella nostra vita di impegno verso gli altri". Qui mi cascano le braccia, cari fratelli. Non che ci sia qualcosa di sbagliato, no, certo, la santa Eucaristia ci sprona anche, non c'è dubbio, a pensare agli altri, l'Eucaristia è sacramento per eccellenza della carità, della condivisione di tutti i beni, dell'attenzione, dell'amore, perché l'amore è sempre attento, quell'attenzione è necessaria. L'Eucaristia certo è vedere nel fratello il Cristo crocifisso per tutti noi. Ma, cari fratelli, non capovolgiamo l'ordine dei valori, non diventiamo soggettivisti, non diventiamo luterani (perché l'eresia è in agguato, scusate, sono figlio di san Domenico, un sospetto di eresia mi è venuto, ma penso non senza ragione). Vedete, alle cose di Dio non bisogna pensare con la mentalità triste del mondo che pensa solo alle cose utili, quindi, quando pensa all'Eucaristia, non pensa che è quel grande augusto sacramento, la presenza del Dio vivente, la sua dimora, la sua tenda in mezzo a noi, ma si chiede: che cosa è l'Eucaristia per me? Per me! Oh no, cari fratelli, noi proprio qui, noi ci sbarriamo la strada per la vera comprensione dei misteri divini. Dinanzi a Dio la creatura non si chiede cosa significa per me, ma la via buona è quella che si chiede che cosa è in sé stessa. Ma pensate un po', cari fratelli, i Santi in cielo che vedono il Corpo del Signore, ma pensate che cosa si chiedono: che cosa significa per me? No, loro si inabissano nella visione del Dio Onnipotente, del Dio Eterno, del Dio immenso. E così dobbiamo fare anche noi.

 

Cercate prima il regno dei cieli e la sua giustizia

Vedete, la via verso Dio conduce tranquillamente verso l'oblivione, la dimenticanza, e persino all'annientamento di noi stessi. Non c'è altra via. Vedete cari, allora che cosa possiamo fare? Chiediamoci, veramente, non che cosa significa l'Eucaristia per noi o per gli altri - questo è di satana: cercate prima, dice il Signore, con la sua sovrana, divina generosità, cercate prima il regno dei cieli e la sua giustizia, e tutto il resto, tutto il resto, anche la giustizia sociale vi sarà data in sovrapiù, ma prima di tutto cercate il regno di Dio. Vedete, miei cari, allora bisogna veramente pensare anzitutto alle cose divine. Allora dimentichiamo noi stessi, pensiamo a quel grande sacramento, all'Eucaristia.

 

Il sacramento della reale presenza di Cristo

Ecco, cari fratelli, non potremmo mai esaurire un tema così grande, ma ci soffermiamo su un triplice aspetto. Anzitutto l'Eucaristia è la presenza reale del Christus Totus: manet autem Christus totus, come dice san Tommaso in questo bellissimo cantico, rifacendosi alla teologia di sant'Agostino. Manet Christus totus, è anzitutto il sacramento della reale, sottolineo reale, presenza di Cristo. È grande la presenza del Signore già nella nostra preghiera, soprattutto là dove due o tre sono radunati nel nome del Signore. È grande la presenza del Signore nella Chiesa tutta intera, animata dallo Spirito Santo di Dio. È grande la presenza del Signore nella parola di Dio, che è come il riflesso del Logos. Ma è immensamente, incommensurabilmente più grande la presenza eucaristica del Salvatore. Vedete, in tutte le altre presenze Gesù ci assiste con la sua grazia, la grazia che è certo qualcosa di reale, ma qualcosa che ci raggiunge (scusate la mia teologia, san Tommaso avrebbe detto che è sub parte subiecti, da parte del soggetto, Dio in noi, Dio che agisce in noi), mentre nella divina Eucaristia, in questo Pane che la scrittura chiama il Pane sovrasostanziale, ebbene è presente il vero Dio e vero uomo, ma è presente obiettivamente.

 

L'insegnamento del concilio di Trento

Vedete miei cari, l'insegnamento del concilio di Trento. Si dice oggi: il concilio di Trento, ormai è cosa da museo. No, cari fratelli, un buon cristiano non può pensare così. Perché c'è sicuramente l'evoluzione degli uomini, ma già san Paolo ci insegna, sempre nel rispetto della tradizione, sempre nello stesso senso, della stessa scrittura. Quindi se il concilio di Trento, che è ispirato dallo Spirito Santo del Signore, dice una cosa, non è che la coscienza vantata dell'uomo del ventesimo secolo possa contraddire questo, a meno che non vogliamo dire che lo Spirito Santo stesso si contraddica, ma questo è una bestemmia contro lo Spirito Santo e sappiamo che è il genere di peccati che non saranno mai perdonati.

 

Assemblea che si raduna attorno a Cristo realmente presente nell'Eucaristia

Allora cerchiamo di pensare a questo: il concilio di Trento, cioè la voce dello Spirito che parla alla Chiesa, ci dice che nel sacramento dell'Eucaristia Gesù è realmente presente, obiettivamente presente. Non perché noi siamo qui in una bella assemblea radunati, che concetto allucinante che cominciò col dire: "La Messa è una assemblea del popolo dei fedeli". No, non è così. Certo è un'assemblea, ma non semplicemente un'assemblea del popolo che a caso si ritrova insieme, è un radunarsi attorno a Cristo, presente realmente nell'Eucaristia. Vedete, cari fratelli, non spostiamoci da nessuna parte, partiamo da ciò che ci unisce, da ciò che ci dà vita, da quella linfa che scorre in quella vite piantata dal Signore che è la sua Chiesa, dalla vita di Gesù che si rende presente in mezzo a noi.

 

La beatitudine dei teologi

Quindi presenza obiettiva, presenza viva. Soprattutto miei cari, scusate se bisogna fare teologia, non si può fare diversamente, abbiate pazienza, anche io, tutti quelli che si dedicano a questa ardua disciplina dovevano averne tanta. Dico subito una cosa, mentre nelle altre discipline bisogna capire tutto, per procedere, conoscere altre verità, in filosofia e teologia, che sono discipline sapienziali, bisogna rinunciare a capire tutto. È un po' umiliante, è una umiliazione che purifica l'anima e la eleva a Dio. Tanto è vero che san Tommaso, da quel gran teologo che era, dice che la beatitudine dei teologi è la beatitudine di coloro che piangono perché saranno consolati. Ve lo assicuro, è proprio così. La teologia è una disciplina ardua, si vorrebbe tanto conoscere quel gran mistero con la nostra mente, però non ce la facciamo. Proviamo però a pensarci un po' a quello che la Chiesa stessa ci propone riguardo alla presenza del Signore.

 

Transustanziazione

Presenza sostanziale, il Papa di venerata memoria Paolo IV ha ribadito quello che tutti i Papi, tutti i successori di san Pietro hanno detto riguardo la divina Eucaristia, ha detto ciò che ha detto anche il concilio di Trento, che il nome più appropriato di quella presenza non è transfinalizzazione, né transignificazione, ma bensì transustanziazione, una parola un po' difficile, cioè significa cambiamento (trans significa una transizione, cambiamento). Transustanziazione significa un cambiamento che solo Dio può operare, perché nella natura delle cose avvengono delle generazioni, delle nascite e delle evoluzioni, ma mai delle transustanziazioni, cioè un passaggio da sostanza a sostanza. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che noi, quando pronunciamo le parole sacramentali, il sacerdote, quando parla non a nome suo, ma a nome di Cristo, Eterno Sacerdote, nella potenza divina del Verbo, muta non già le proprietà del pane e del vino, ma muta la sostanza del pane e del vino. Vedete, le proprietà rimangono tali: il pane è bianco, ha certe dimensioni e ha un certo gusto, tutto questo rimane anche dopo, il gusto non cambia, il colore non cambia, le dimensioni non cambiano, tutto questo rimane. Ebbene questi sono i così detti accidentia, le realtà accidentali. La realtà profonda, la vera sostanza secondo Aristotele, vera dimensione del profondo dell'essere, ciò che sottostà alle proprietà, il soggetto delle proprietà, ciò che sostiene le proprietà, questo è cambiato, vedete, cari fratelli, questo è cambiato.

 

La quantità delle cose come proprietà accidentale

Perciò io, dopo aver consacrato il pane, non posso più cambiare il pane, ha tutte le proprietà del pane, ma nella sua sostanza non è più pane, è il Corpo del Signore. Così il vino, una volta pronunciate le parole, in persona Christi, nella persona di Cristo, Sommo Sacerdote, il vino mantiene lo stesso gusto, lo stesso colore, le stesse proprietà, ma non è più vino, è il Sangue del Salvatore. Vedete, miei cari, una delle proprietà accidentali, è la quantità delle cose e la quantità ha una duplice proprietà, c'è la qualità che è proprietà dei corpi e la quantità che estende i corpi, l'estensione, la dimensione del corpo. In secondo luogo un'altra proprietà molto importante è la qualità dove il corpo è stato collocato, cioè si trova in un luogo. Gli Angeli che non hanno corpo, non hanno estensione e non sono nemmeno collocati. San Paolo dice angeli non sunt circuscripti per loco, cioè non sono contenuti nel luogo, si trovano nel luogo perché agiscono, pensano, vogliono, nel luogo, ma non perché sono contenuti nel luogo.

 

Gesù e presente con la sua qualità celeste tramite le dimensioni del pane e del vino

Ora là dove un corpo è presente secondo la sua qualità, è presente anche nel suo luogo proprio, invece il Corpo e il Sangue del Salvatore non è presente in virtù della qualità del pane e del vino, ma la sua quantità è propria della sua sostanza. Gesù è presente con la sua qualità celeste. Gesù è presente con il suo luogo celeste, ciò che è collocato nello spazio nostro terreno è certo Gesù, ma non per mezzo delle sue dimensioni proprie, ma bensì tramite le dimensioni del pane e del vino, che è Corpo suo. Questo è il punto, è una realtà. Gesù non dice "questo è il segno del mio sangue e del mio corpo". Gesù dice: "questo è il mio corpo", quindi è presente Lui. Ora ci si può chiedere giustamente: come è possibile che tutto il corpo di Gesù stia in una sola ostia che misura appena due centimetri? Vedete, è possibile perché Gesù è presente non secondo la sua quantità, ma è presente con la sua qualità nel pane che, secondo la quantità del pane è presente nelle nuove circostanze.

 

La presenza del Salvatore si pone al di sopra dello spazio e del tempo

Vedete, miei cari, questo fa sì che la presenza del Salvatore è al di sopra, per quanto sia reale, anzi soprareale, perché sostanziale, tuttavia la presenza del Salvatore non essendo di natura quantitativa sostanziale, si pone al di sopra dello spazio e del tempo. Per questo è possibile che Cristo sia presente in tanti tabernacoli del mondo, è per questo che è possibile che Cristo sia presente nel tabernacolo sopra l'altare e contemporaneamente nel Cielo. Cari fratelli vedete la grandezza del mistero, nella divina Eucaristia è il Cielo che si affaccia sulla terra, è il Cielo che si rende presente nel nostro povero cuore.

 

Il sacrificio della santa Messa: il sacerdote mediatore di Gesù Cristo

Due altri aspetti importantissimi sono il sacrificio della santa Messa e poi la Comunione. Il sacrificio, che cosa vuol dire questo? Si dice di nuovo: la santa Messa è un'assemblea presieduta dal sacerdote. No, il sacerdote non è il preside dell'assemblea, no, che parola tremenda, il sacerdote non può essere profanato, abbassato a livello così basso, essere preside. No, il sacerdote è mediatore: è mediatore di Gesù Cristo, sommo ed eterno Sacerdote della nuova alleanza, è rivestito del potere di Cristo, del sacro carattere per il bene del suo popolo, per portare i doni sacri: il Dio Vivente, il Dio Incarnato, per portare questo dono per eccellenza, il sacrum donum portarlo al suo popolo. Vedete, sacerdos significa portatore del dono sacro. Quindi egli è il mediatore, Gesù Cristo eterno Sacerdote. Che cosa significa questo? Significa che Gesù quando moriva per noi sulla Croce ha offerto al Padre il sacrificio di espiazione per tutti i nostri peccati, non c'è peccato che non possa essere perdonato in virtù di quel Sangue. Ecco ora vedete la Croce era davvero un'azione sacrificale, perché era l'offerta di un dono, quel dono che è Cristo a Dio tramite il sommo sacerdote. Cristo Signore, l'Unto, il Messia dello Spirito Santo e questa oblazione era sacrificale perché avvenne tramite l'annientamento della morte, la distruzione, la morte cruenta, l'effusione del Sangue sulla Croce.

 

Gesù è presente sul nostro altare in stato di vittima

Miei cari, è chiaro che nella divina Eucaristia della santa Messa è ancora Gesù che servendosi del sacerdote uomo compie questo rito sacrificale. Non c'è dubbio che è Lui il vero Sacerdote, non c'è dubbio che Lui ancora è stato sacrificato. Ma, cari fratelli, uno potrebbe chiedersi: come mai Gesù che è sempre l'Agnello presente in mezzo a noi, è presente come sacrificio, è presente in stato di vittima? Ebbene, miei cari, pensate a questo, dice il catechismo: sacramenta novae legis efficiunt quod significant, i sacramenti della nuova legge producono realmente ciò che significano. Ora se Gesù dice: "questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue", Egli si rende presente sempre tutto, ma sotto due aspetti realmente visibili; sacramentalmente e realmente. Egli è presente sotto l'aspetto del Corpo e sotto l'aspetto del Sangue. Vedete la duplice consacrazione, la consacrazione del pane che diventa Corpo e del vino che diventa Sangue. Separazione del corpo e del Sangue, Gesù è presente sul nostro altare in stato di vittima, è presente Gesù Crocifisso. Gesù che versa il suo Sangue per noi.

 

Noi offriamo lo stesso sacrificio

Cari fratelli, voi sapete bene, quanto è falsa l'obiezione dei protestanti, i quali ci dicono: ma Cristo è morto una volta per sempre per noi, quindi il sacrificio è irripetibile. È falso. Non è che noi offriamo un altro sacrificio, no, è lo stesso sacrificio della Croce che noi offriamo ancora nella divina Eucaristia.

 

Il senso della Messa: davanti alla realtà di Cristo Crocifisso

Dopo aver detto quello che è la santa Messa per sé, voi avete tratto le conseguenze, vuol dire che bisogna stare in ginocchio, in adorazione dinanzi alla grandezza di ciò che si compie dinanzi a noi, e cioè noi, assistendo alla santa Messa, siamo davanti alla realtà di Cristo Crocifisso! È questo il senso della santa Messa.

 

Nutriamoci di Gesù!

E poi, non è solo sacrificio, ma è anche comunione, comunione perché  questo sacramento è istituito per il nutrimento dell'anima, quel nutrimento in cui non è il nutrimento ad essere assimilato dall'uomo, ma al contrario, è l'uomo ad essere assimilato al nutrimento, come dice Gesù a sant'Agostino. Vedete miei cari, nutriamoci di Gesù! Cerchiamo veramente di accedere a questo grande sacramento nel quale Christum sumimus. Cristo stesso diventa nostro cibo, proprio perché nutriti di Cristo possiamo giungere a quello che è il significato di questo grande simbolo, di questa grande realtà sacramentale, cioè il pane vivo ed eterno del cielo, in cui Dio sarà tutto in tutti e in cui noi vedremo il Cristo Signore, non più come ora, sotto le specie del pane e del vino, ma lo vedremo come Egli è, revelata facie, nella gloria del Padre e così sia.

1° giugno 1986

 

 

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Inserito il 25 maggio 2005

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