Messe latine antiche nelle Venezie
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Mons. Nosiglia in Val d'Alpone: no messa tridentina, sì preghiera catto-islamica

Riportiamo l'articolo di Chiara Roverotto sul Giornale di Vicenza del 28 maggio, pubblicato in seguito alla conferenza stampa tenuta a Vicenza il giorno precedente dal Coordinamento di Una Voce delle Venezie. Questo è il nome esatto dell'associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana, non "La Voce" come continua a riportare erroneamente il quotidiano, forse perché così se lo sono registrato. Prima è stato celebrante mons. Tamiozzo, attualmente don Rigon, non il contrario. Nessuno ha mai detto che "sacerdoti leggevano le sure del Corano in chiesa", bensì nel centro parrocchiale adiacente alla chiesa di Montecchia di Crosara, anche se non fa tanta differenza. La nostra dichiarazione cui è stato dato meno spazio è quella che vogliamo più fortemente sottolineare, il reiterato immotivato rifiuto da parte di mons. Nosiglia di far celebrare anche una unica messa in Val d'Alpone, richiesta dai fedeli: questa è una palese violazione del Motu proprio, una aperta disobbedienza a Benedetto XVI. Questo tra l'altro spiega l'esasperazione dei toni di fronte alla preghiera catto-islamica proprio a Montecchia e a come continua a essere celebrata la c. d. messa tridentina a S. Rocco.

Per maggiore chiarezza, ecco il testo del comunicato inviato da Una Voce agli organi di stampa il 25 maggio: "I capolavori dell’arcivescovo Cesare Nosiglia. Sì alla preghiera catto-islamica. No alla messa tridentina vera. Preti diocesani che recitano ai fedeli una preghiera catto-islamica. Messe in latino (tridentine) nella forma straordinaria richieste dai fedeli, ma sempre negate dall’arcivescovo Nosiglia, nonostante il Motu proprio Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI che dichiara mai abrogato l’antico rito. L’unica celebrazione consentita in diocesi - detta da don Pierangelo Rigon nella chiesa di S. Rocco a Vicenza, - è una messa modernizzata, irrispettosa delle norme che regolano la sacra liturgia, quindi una falsa applicazione del Motu proprio, e perciò disertata dai fedeli".

Certamente non siamo noi che presumiamo di dare consigli al Vescovo, tra l'altro su una cosa così evidente, solo vediamo che è leso il diritto dei fedeli alla messa tridentina sancito dal Santo Padre, e cerchiamo di difenderlo con le ragioni e gli argomenti, attuando il fine della nostra associazione.

Una Voce Venetia

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"Ignorati i dettami del Papa"

MESSA TRIDENTINA. È ancora polemica tra i tradizionalisti de La Voce e la Diocesi per le funzioni della domenica - "Quello che si celebra a S. Rocco è un rito modernizzato. Il vescovo non accetta i nostri consigli e i fedeli stanno andando altrove"

 

Vicenza. Non è la prima volta che puntano il dito contro la Diocesi di Vicenza e in particolare contro il vescovo. Questa volta le critiche sono pesanti. Il tema in discussione resta la messa con il rito tridentino, che viene celebrata ogni domenica alle 16.30 nella chiesa di San Rocco.

Secondo il coordinamento "Una Voce delle tre Venezie" (rappresenta i cattolici tradizionalisti), che ieri sull'argomento ha voluto tenere una conferenza stampa, l'eucarestia che viene celebrata in città non rispetta il Motu proprio "Summorum Pontificum" di Papa Benedetto XVI, che non ha mai dichiarato abrogato l'antico rito.

La richiesta ha un storia lunga: alcuni anni fa vennero raccolte oltre settecento firme affinchè la messa tridentina fosse celebrata; poi ci fu la decisione del Papa e il vescovo Nosiglia nominò un sacerdote della diocesi incaricato di celebrare con l'antico rito.

Prima il ruolo è stato di don Pierangelo Rigon, successivamente di Giandomenico Tamiozzo: ma questo non ha cambiato di una virgola la posizione del coordinamento che, con svariate lettere, ha fatto presente come la cerimonia non rispetti appieno i dettami previsti dal rito latino. Per cui il sacerdote non sempre rivolto al crocefisso, il Graduale letto in italiano. E ancora canti e omelie officiati come nella liturgia nuova. "Senza contare - spiega Lorenzo Magnabosco del coordinamento dei tradizionalisti, con Nicola Cavedini - che non esiste alcun avviso delle celebrazione né sul sito né sul giornale della Diocesi. E nemmeno in chiesa, a riprova dell'avversione da cui è circondata dal clero questa funzione che non è una messa tridentina vera, ma coscientemente e abusivamente modernizzata". Malgrado lettere, appelli ed incontri per modificare il rito, pare che ogni cambiamento sulla base delle scelte del vescovo non possa avere seguito. "Se questa è la celebrazione voluta da mons. Nosiglia significa che nessuna messa può essere celebrata se non così - afferma Fabio Marino - Quindi si evince che nella diocesi vicentina non si può celebrare la messa tridentina come invece dovrebbe avvenire. I fedeli si devono adeguare e stare zitti. Altrimenti devono raggiungere diocesi limitrofe, dove invece il rito viene celebrato rispettando il vecchio messale. In questo modo si allontano i fedeli dalla diocesi. A S. Rocco ci saranno dieci persone che partecipano alla cerimonia religiosa, per cui più che di migrazione è corretto parlare di esilio liturgico. In sostanza il vescovo sta disobbedendo al Papa".

Questione discussa, che probabilmente non avrà molto seguito almeno in piazza Duomo, sede della curia. "Siamo esasperati - continuano il rappresentati di "Una Voce" - anche perché accadono cose che ci sembrano veramente sorprendenti: preti diocesani che recitano ai fedeli una preghiera catto-islamica. È accaduto a Montecchia di Crosara nel Veronese, che però è diocesi berica. Si trattava di una preghiera interreligiosa dove alcuni sacerdoti leggevano le sure del Corano in chiesa". "Ho scritto al Papa - ribadisce Lorenzo Magnabosco - per denunciare lo scandalo. Evidentemente si preferisce l'Islam alla liturgia cattolica dei padri". Il botta e risposta continua: anche nel mondo della liturgia le "guerre" non mancano.

Chiara Roverotto

 

da "Il Giornale di Vicenza", 28 maggio 2010

 

 

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Inserito il 31 maggio 2010

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