Messe latine antiche nelle Venezie
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Monfalcone, parroci contro il Papa

Non serve commento a quanto riportato dal quotidiano "Il Piccolo" del 5 giugno 2010 sulle dichiarazioni nella predica di don Rino Lorenzini, parroco della chiesa del Redentore a Monfalcone, archidiocesi di Gorizia. "Il latino non rendeva intelligibile il rito", ha detto il signor Parroco: questo, oltre che indebita e ingiusta critica ad altri parroci che vogliono applicare il Motu proprio Summorum Pontificum come è loro pieno diritto, suona anche come espressa manifestazione di non accettare la volontà di papa Benedetto XVI supremo legislatore della Chiesa. Anche nel fedele più semplice sorge spontanea la domanda: ma chi ha ragione, don Lorenzini o il Papa? Del resto, se la messa non più in latino fosse "totalmente partecipata dalla comunità" - come ha predicato il sig. Parroco - come mai alla sua messa del Corpus Domini la chiesa, dice il giornale, era "non gremita - massimo duecento persone"? Una volta tolto il latino, le chiese non dovrebbero essere strapiene, con tutta questa partecipazione? A leggere certe notizie le persone spesso colgono meglio il senso di taluni fenomeni culturali, per esempio il "ritardo dei preti" e la "immondizia nella Chiesa" (di quest'ultima, come è noto, ha parlato Benedetto XVI).

Fabio Marino

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CORPUS  DOMINI. DON LORENZINI ESALTA IL CERIMONIALE MODIFICATO DAL CONCILIO

La messa in latino
divide i parroci in città

Presente alla celebrazione don Dudine, acceso sostenitore del vecchio rito

 

Tra i parroci di Monfalcone non c'è identità di vedute sulla messa in latino, più volte celebrata a San Nicolò dal parroco don Gilberto Dudine. L'unico a farlo. Ma il "silenzio" su questa iniziativa è stato rotto ieri al Redentore da don Rino Lorenzini: nessuna critica diretta al "collega" di San Nicolò. Ma dalle sue parole è emerso come l'iniziativa di don Dudine non sia per nulla gradita nelle altre parrocchie. È stato un Corpus Domini in tono minore, Una delle celebrazioni più importanti dell'anno liturgico è stata in larga parte disertata dalla comunità cattolica monfalconese. In una chiesa del Redentore non gremita - massimo duecento persone, totale assenza dei bambini che hanno ricevuto a maggio la prima comunione, gli unici giovani presenti erano un gruppo di scout di San Giuseppe - si è celebrata la liturgia alla presenza dei cinque parroci cittadini. Il coro preparato e diretto dal maestro Fabio Comellato ha impreziosito la celebrazione. Dopo la lettura del Vangelo, che ha riguardato il passo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, l'omelia è stata curata dal parroco don Rino Lorenzini, che ha proposto alcune riflessioni sul significato della messa e dei sacramenti. Il sacerdote ha parlato anche di uno dei momenti topici della storia della chiesa, il Concilio Vaticano secondo e ha affermato che questo evento "ha portato a un rinnovamento della celebrazione, dando il potere di celebrare la messa nella lingua del luogo. Questo per me è stata una grande gioia - ha affermato il sacerdote - perché ha permesso che la messa fosse totalmente partecipata dalla comunità in quanto il latino non rendeva intelligibile il rito". Una critica indiretta al parroco di San Nicolò don Gilberto Dudine, attivo sostenitore della messa in latino. Alla fine della celebrazione il tanto atteso momento della processione è saltato, anche se il tempo era migliorato, con delusione di molti fedeli.

Stefano Mattiussi

 

da "Il Piccolo", 5 giugno 2010

 

 

 

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Inserito il 16 maggio 2010

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