Messe latine antiche nelle Venezie
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La lettera di un lettore, pubblicata sul periodico "Sì Sì No No" di luglio, esprime un giudizio abbastanza condiviso e condivisibile sulla figura di mons. Alessandro Maggiolini, vescovo di Como. Ciò che interessa maggiormente è il riferimento alla contrarietà di Maggiolini alla messa latina antica. L'autore della lettera, infatti, allude a testimoni di un episodio avvenuto anni fa, di cui anche noi siamo a conoscenza, anche se in modo assai generico. Proprio in questa lettera ne troviamo ora una conferma: si tratta del fatto che il Vescovo di Como era stato richiesto da alcuni fedeli di dare il permesso per la messa con in messale del 1962, in applicazione della lettera Quattuor abhinc annos e del Motu proprio Ecclesia Dei. La messa non è mai stata data, il fatto - per quanto ci consta - non è stato reso di pubblica ragione. È fuori di dubbio che proprio un simile atteggiamento di mons. Maggiolini nei confronti della messa rende vacue e inconcludenti le sue frequenti prese di posizione contro errori attuali, ed è il dato che in definitiva conferma il giudizio espresso nella lettera. Rispondendo positivamente ai richiedenti, il vescovo non avrebbe fatto altro che seguire il volere di Giovanni Paolo II, e certamente non sarebbe mancato in nulla all'ossequio alla legge della Chiesa, ma semmai a quello da rendere al più stagnante conformismo. Ci auguriamo, anche alla luce degli ultimi eventi - tra cui particolare evidenza va data al pontificale di S. Maria Maggiore dello scorso maggio, officiato dal card. Castrillón Hoyos -, che i cristiani della diocesi di Como interessati all'antica messa si rivolgano di nuovo al loro Pastore, e gli diano così la possibilità di sfatare una impressione poco favorevole.

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Il "centrismo" di mons. Maggiolini

 

Caro sì si no no,

ho letto, nel numero del 15 maggio, la recensione al libro del noto Vescovo di Como. Ritengo di conoscere da tempo il taglio del pensiero di mons. Maggiolini, sia per i suoi abituali interventi sul Giornale liberalconservatore, sia a causa di conoscenti che vivono nella diocesi retta da detto prelato.

Mi sembra il classico liberale moderato; ovvero, il cattolico liberale doc. Da un lato, è perplesso, e anche apertamente critico, verso i tanti disastri della modernità: il comunismo, il laicismo ufficiale, l'irreligione totale dilagante, il "cattolicesimo progressista" sempre più vistosamente deviante. Dall'altro, ho letto più volte questo prelato esprimersi favorevolmente, sul summenzionato quotidiano, circa il filone culturale del liberalismo e dell'illuminismo, purché conciliati con il cattolicesimo. È, né più né meno, l'illusione conciliare, i cui esponenti soltanto la forza dell'ala più radicale e la debolezza smidollata di tanti "buoni" fa spesso apparire, superficialmente, come quasi "dei nostri". Sullo stesso centrismo rigorista mons. Maggiolini è attestato in materia liturgica: dichiaratamente contro gli abusi troppo spinti, ma anche (mi dicevano qualche anno fa quei miei conoscenti, salvo suoi recenti cambiamenti) contrario, paradossalmente più di alcuni progressisti notori, alla Santa Messa tradizionale: la cosa valida per tutti dovrebbe essere dire esattamente "bene" la nuova Messa. C'è tutto un "partito moderatista" attestato sulla linea del "né progressismo né integralismo" e mi viene in mente mons. Antonio de Castro Mayer: questo Vescovo lucido e di carattere diceva che le sedie con tre gambe sono, paradossalmente, più pericolose di quelle con due, che non stanno in piedi.

Lettera firmata

 

da "Sì Sì No No" 13/2003

 

 

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Inserito il 27 agosto 2003

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