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Donne nude, film in chiesa
"Come i corpi della Sistina"

Venezia, opera della Biennale proiettata sopra l'altare. Fedeli in rivolta

 

VENEZIA - Fuori c'è il caldo soffocante dell'estate veneziana. Ma all'interno della chiesa di San Stae a Venezia regna la frescura, tra le possenti mura settecentesche che custodiscono opere di Piazzetta, di Tiepolo. Un'ipnotica musica new age fa da sottofondo a una videoinstallazione della svizzera Pipilotti Rist, Homo sapiens sapiens.

I visitatori sono scalzi e sdraiati sugli eleganti materassi che coprono il pavimento della chiesa dedicata a Sant'Eustachio. Tutti con il naso all'insù per ammirare il caleidoscopio di colori dell'opera della Biennale. Ci si adagia quasi con voluttà, qualcuno non disdegna un pisolino, i più invece si fanno rapire dai colori pastello e dalle affascinanti ragazze, novelle Eva che la Rist mette in campo per animare un Eden tutto al femminile in cui nulla è lasciato all'immaginazione. Nudi integrali poco apprezzati da un gruppo di turisti cattolici che ha notato la fine tovaglia stesa sopra l'altar maggiore e ha fatto due più due: la chiesa di San Stae è ancora consacrata. I battaglieri visitatori si sono scandalizzati e promettono rimostranze alla curia. Il vicario Beniamino Pizziol interpellato sull'affaire nicchia: "Sì, ho visto l'installazione, meglio parlare con il responsabile, il parroco di San Giacomo dall'Orio, don Aldo Marangoni". La chiesa di San Stae non è certo nuova all'"ospitalità" artistica. "Del resto - commenta don Aldo - non è facile mantenere e restaurare tre chiese come San Giacomo, San Stae e San Zan Degolà a cui la parrocchia fa capo. Certo, se avessi avuto presente i contenuti specifici dell'installazione avrei rifiutato l'affitto".

Non a caso don Aldo ha scritto fin dallo scorso giugno una lettera al Consolato di Svizzera perché il video fosse modificato, ma a nulla sono valse le sue richieste, l'integrità dell'opera ha avuto la meglio. "Effettivamente è vero che dei nudi in chiesa si vedono di rado. Cappella Sistina a parte" conclude serafico il parroco. Fatto sta che per ora il video, uno dei successi indiscussi per afflusso di pubblico della Biennale in corso, resta dov'è. Non la pensa così Vittorio Sgarbi: "Ci sono vari modi di sconsacrare un luogo sacro, usare una chiesa officiata per ragioni profane è uno dei modi. Se poi a questo si aggiungono anche provocazioni extra religiose che gli artisti giocano proprio sul contesto ecclesiale, la cosa diventa di una gravità straordinaria che presuppone l'intervento della curia e una giusta indignazione". Non c'è arte contemporanea ed estetica del terzo millennio che regga. "È una specie di profanazione del culto - conclude Sgarbi - un conto sono Adamo ed Eva nudi come si ritrovano in molte chiese, un altro è il nudo con declinazione profana. È come mettere Venere, non Eva. E venere per sua natura è profana, è un termine che significa, letteralmente, fuori dal tempio". Tanto più che un paio d'anni fa, davanti alla chiesa della Salute, una burrosa matrona di Botero esposta in Punta della Dogana aveva sollevato polemiche proprio da parte della Curia veneziana, scandalizzata dall'oltraggio.

Martina Zambon

 

da "Corriere del Veneto", 2 agosto 2005

 

 

 

 

 

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Inserito il 3 agosto 2005

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