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Diocesi di Vicenza, parroci politicanti contro la croce di Cristo

La lettera di don Stefano Manni a Montecchio Maggiore

 

Don Stefano Manni, parroco di Ss. Trinità e di S. Urbano in Montecchio Maggiore, mesi orsono ha sottoscritto una lettera riguardo alla posa del crocifisso sul piazzale del municipio di Montecchio, il cui testo - che si trova in internet - riportiamo qui sotto. Non necessita di commento: il parroco non vuole la croce davanti al municipio, con argomentazioni che si rapportano evidentemente a determinati atteggiamenti politici che alla croce preferiscono altri simboli. Affermare che un crocifisso posto dove al parroco non va bene sarebbero "solo due pali di legno messi insieme" ci sembra falso e offensivo (forse per i clericalisti che a Vicenza abbondano un prete può anche liberamente offendere Dio?). Sta di fatto che, se fosse vero, conseguenza ne sarebbe che questi due pali qualcuno li potrebbe anche distruggere od oltraggiare perché per don Manni non sono la croce di Gesù.

Comunque se il crocifisso non si trova più neppure sugli altari di molte chiese, perché dovrebbe stare in piazza? chi non lo mette in chiesa certamente non lo vuole neanche fuori. Ma la domanda più interessante sembra essere la seguente: che cosa ha fatto o farà mons. Cesare Nosiglia arcivescovo-vescovo di Vicenza da cui dipende il parroco Manni? Forse non fa nulla, forse i parroci come don Manni, noto anche per aver cacciato il coro e abolito le processioni (cfr. Il Giornale di Vicenza, 10 luglio 2010), sono parroci modello nella diocesi di Vicenza?

Una Voce Venetia

 

 

In merito alla posa di una croce sul piazzale del municipio di Montecchio Maggiore sento il bisogno - essendo anche stato sollecitato ad intervenire al riguardo da più parti - di esprimere tre semplici considerazioni:

1) La croce se diventa simbolo solo di un'idea contro un'altra, di un modo di pensare contro un altro, perde totalmente di significato. Si impugna la croce - come si faceva ai tempi delle crociate - per darla sulla testa di quelli che non sono come noi. Mi pare allora che la croce posta davanti al municipio non c'entri nulla con le croci piantate dai nostri padri ai crocicchi delle strade, tra le nostre contrade, sui nostri colli. Non usiamo la croce per compiere semplici azioni politiche.

2) Prima di manifestare pubblicamente i nostri valori cristiani piantando croci, cerchiamo di viverli questi valori cristiani, magari accogliendo un po' di più quelle persone che, a causa della fame e della guerra, sono costrette a lasciare le proprie terre. Non dobbiamo dimenticare che sono poche le nostre famiglie che non hanno avuto, anche in un recente passato, parenti e amici emigrati all'estero per mancanza di lavoro e spinti dalla miseria. Abbiamo davvero la memoria corta.

3) Come cristiani praticanti e non solamente di facciata dobbiamo far sentire la nostra voce di disappunto quando la croce, segno distintivo della nostra appartenenza a Cristo, viene usata in maniera polemica contro le persone. Quando la croce viene usata così, essa non rappresenta più il patibolo sul quale è morto il Signore, ma solo due pali di legno messi insieme, come mi sembrano essere quelli posti fuori del nostro municipio.

 

da FB

 

 

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Inserito il 17 agosto 2010

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