Messe latine antiche nelle Venezie
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Quello che il Giornale di Vicenza non pubblica

Il quotidiano online VicenzaPiù (www.vicenzapiu.com) ha pubblicato la lettera inviata dal Coordinamento di Una Voce delle Venezie al direttore del Giornale di Vicenza per replicare alla lettera del parroco Pierangelo Rigon, uscita sullo stesso Giornale di Vicenza il 6 luglio 2010 (almeno a questa versione della lettera di don Rigon, poiché ne girano altre difformi su internet, di cui presto ci occuperemo). Don Rigon esprimeva pesanti e ingiustificate accuse a chi lo aveva criticato per il suo modo di celebrare la messa tridentina in forma modernizzata e commista alla chiesa di S. Rocco a Vicenza, per incarico dell'arcivescovo Nosiglia. Non faceva nomi, ma è ben noto - in particolare ai lettori del Giornale di Vicenza - che i critici sono i richiedenti la messa tridentina nella diocesi, il Coordinamento di Una Voce delle Venezie, l'associazione Una Voce Italia (cfr. Dichiarazione di Una Voce Italia. A Vicenza apparente applicazione del Motu proprio). Essi hanno il diritto di replicare e chiarire le inesattezze di cui sono stati fatti oggetto.

Certamente non interesserà particolarmente i nostri lettori sapere chi sono gli amici di don Rigon alla redazione del più diffuso quotidiano vicentino, ma è sorprendente che questo quotidiano non ammetta la facoltà di replica, e in pratica lasci parlare il solo don Rigon. Perché? forse presto lo sapremo, e si vedrà se il Giornale di Vicenza non parlerà più del caso della messa di S. Rocco.

Fabio Marino

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Su VicenzaPiù esce la nostra
risposta a don Pierangelo Rigon

 

Ecco il testo di VicenzaPiù (http://www.vicenzapiu.com/?a=comunicati&o=7970#articlecontent):

 

Don Rigon e la Messa Tridentina

Riceviamo e pubblichiamo

Una Voce dal 1964, Coordinamento Una Voce delle Venezie, Messa latina Vicenza  -  Molto gravi sono le dichiarazioni fatte nella lettera inviata al Giornale di Vicenza da don Rigon, il quale enumera una serie di cose che son totalmente false sulla Messa in latino a San Rocco.

Gravi perché don Rigon è il sacerdote incaricato che continua a non rispettare i precetti papali del motu proprio Summorum Pontificum su ordine del Vescovo Nosiglia.  

Si veda il seguente comunicato inviato ieri come lettera a Il Giornale di Vicenza a firma Coordinamento Una Voce delle Venezie e Messa latina Vicenza.

Al Sig. Direttore de Il Giornale di Vicenza

Nella lettera pubblicata sul Giornale di Vicenza del 6 luglio 2010, don Pierangelo Rigon, parroco di Ancignano, esprime alcune considerazioni genericamente laudative del Motu proprio SummorumPontificum, che però sembrano dare per buoni i timori pretestuosi espressi dai peggiori nemici della messa.

Dopodiché afferma che per la "bontà" di mons. Nosiglia non vi sarebbe nessun ostacolo in diocesi di Vicenza a usare della messa tridentina come stabilito dal Papa; che vi sarebbero "alcuni non autorizzati censori" del modo con cui egli don Rigon, come prima di lui mons. Tamiozzo, dice la messa alla chiesa di S. Rocco a Vicenza; che questi censori "con il loro rubricismo esasperato" bloccherebbero i buoni propositi dei sacerdoti di dare attuazione a Summorum Pontificum.

Nessuna di queste affermazioni corrisponde alla realtà dei fatti.

Ostacoli alla messa tridentina a Vicenza da parte del Vescovo ce ne sono stati e ce ne sono: nel 2005 mons. Nosiglia rifiuta senza motivazione una richiesta di 700 fedeli in base al Motu proprio Ecclesia Dei. Oggi Nosiglia dice no alla messa chiesta più volte in Val d'Alpone, e ad altre richieste non pubbliche in vari luoghi della diocesi.

Non è vero che prima di Summorum Pontificum l'uso dell'antica liturgia fosse "ristretto a casi limite": questo lo diceva chi voleva legittimare i vescovi a disobbedire a Giovanni Paolo II, come fece mons. Nosiglia. Ancora una volta don Rigon si appiattisce nel condividere i pretesti dei nemici della messa, il che mostra che la sua formazione è quella. E non vorremmo pensare che il suo intento sia di giustificare mons. Nosiglia per rendergli contro i fatti la "testimonianza" di un curriculum immacolato, in vista di una più sfolgorante carriera.

Il can. 212 § 3 del Codice di Diritto Canonico stabilisce che i fedeli "hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli". I cristiani di Vicenza richiedenti la messa avevano inviato varie lettere al Vescovo lamentando con argomenti il modo improprio di celebrare a S. Rocco e la commistione di riti, e dopo che si perseverava nell'errore hanno elevato pubblicamente la loro protesta. Dovevano forse essere autorizzati dal sig. parroco Pierangelo Rigon?

Sembra che il sig. Parroco conservi tutto l'autoritarismo di quella concezione clericale secondo cui il prete, perché è prete, non sbaglia mai, tutto quello che fa e dice è giusto e non può mai essergli rimproverato.

Tale clericalismo è una degenerazione, è contro la logica e la realtà: fin dall'inizio della Chiesa ci sono stati preti frati e anche vescovi che hanno sbagliato e fatto il male. È chiaro che oggi, al tempo dello scandalo dei preti pedofili, questa pretesa di personale infallibilità e intangibilità del prete ha causato e continua a causare gravi danni alla Chiesa. Con il sig. don Rigon nessuno riuscirà a rievangelizzare l'Occidente.

Don Rigon si lamenta di essere perseguitato, soprattutto perché dichiara di essere un "tradizionalista", e sappiamo che da anni parla di diventare il cappellano dei tradizionalisti di Vicenza: non è che ha celebrato la messa in latino per poter dire di essere perseguitato?

Non c'entra destra e sinistra, gli opposti estremismi rientrano nella commedia della "persecuzione".

Non serve accusare di "rubricismo", parola magica dei liturgisti della riforma contro la messa che c'era prima. Don Rigon lo sa benissimo che è il rispetto delle regole di una forma liturgica (le rubriche) ciò che la rende quella forma e non un'altra. Se lui o qualche suo collega parroco desiderano fare una messa nuova con commistioni della messa antica, lo facciano pure (in quanto la normativa lo consenta), ma non dicano che è la messa tridentina prevista da Summorum Pontificum, perché non è e non sarà mai vero. Dimostrarlo non è possibile, tanto è vero che il liturgista Rigon non porta nessun argomento quando afferma apoditticamente che il suo e di mons. Tamiozzo (che almeno tradizionalista non dice di essere) sarebbe "il modo migliore di comportarci all'altare". Se poi don Rigon vuole dare man forte al suo Vescovo nel dare a chi chiede una cosa per l'altra (la pietra invece del pane, Lc 11, 11), nel dare ai fedeli la messa modernizzata, dato che la messa tridentina non s'ha da fare, nel ritenersi indipendente dal Papa e dalla legge della Chiesa, allora non dica di essere "tradizionalista". Diventerà certamente il nuovo rettore della chiesa di S. Rocco, e gli facciamo tanti auguri.

Quanto a noi, l'associazione Una Voce dal 1964 persegue la messa tridentina, senza commistioni e compromissioni: non vogliamo "bloccare" nessuno (attenzione, però, che la gente le cose le capisce), ma non diremo mai e poi mai che una messa è tridentina quando non lo è, qualsiasi cosa ci possano promettere.

Fabio Marino        347 3665840 cuvve@unavoce-ve.it
Lorenzo Magnabosco    340 1010501 messalatinavicenza@libero.it

 

 

 

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Inserito il 19 agosto 2010

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